Il Bimco sta portando a termine la definizione di standard per la pulizia degli scafi delle navi in acqua

L'associazione armatoriale internazionale Bimco ha annunciato oggi che sta completando la definizione dei propri standard per la pulizia degli scafi delle navi in acqua con lo scopo di evitare che gli scafi siano i vettori del trasferimento di specie acquatiche invasive, di evitare che scorie potenzialmente dannose vengano rilasciate in acqua durante le operazioni di lavaggio dello scafo e con lo scopo di ridurre le emissioni di CO2. «Il nuovo standard di pulizia in acqua - ha anticipato Aron Sørensen, responsabile Marine Environment del Bimco - pone grande enfasi sulla cattura di ciò che viene rimosso dalla nave, assicurando così che non ci sia un impatto negativo sull'ambiente marino. Riteniamo che uno standard globale garantirà molta più trasparenza nonché vantaggi economici e ambientali per gli armatori, per i porti, per le autorità portuali e per le società che effettuano pulizia degli scafi in acqua». Il Bimco ha ricordato che, infatti, gli organismi che aderiscono e si riproducono sugli scafi delle navi aumentano la resistenza all'acqua e riducono sino al 35% l'efficienza dei consumi di combustibile.

Sono molte le pressioni affinché la pratica del lavaggio degli scafi in acqua, già vietata da diverse amministrazioni marittime, venga proibita a livello mondiale proprio per evitare il trasferimento di specie invasive e possibili inquinamenti. A tal proposito Sørensen ha sottolineato l'indispensabilità di permettere la pulizia in acqua degli scafi in quanto - ha spiegato - vi è una limitata disponibilità di bacini di carenaggio che possono accogliere navi molto grandi come quelle che trasportano minerale di ferro o petrolio greggio. A ciò - ha precisato - si aggiungono gli elevati costi necessari per portare le navi in bacini disponibili in Asia e per sbarcare i carichi nonché le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dal viaggio aggiuntivo che la nave deve effettuare per raggiungere il bacino di carenaggio.

Inoltre Sørensen ha specificato che, anche se attualmente nazioni come l'Australia e la Nuova Zelanda così come gli Stati americani delle Hawaii e della California hanno già adottato regolamenti sul biofouling, ovvero le incrostazioni di materiale biologico che aderiscono allo scafo delle navi, tuttavia senza uno standard internazionale per la pulizia degli scafi i porti avranno difficoltà ad identificare quali sono le compagnie di navigazione che effettuano una pulizia sufficiente degli scafi delle loro navi e lo fanno in modo sufficientemente efficace e sicuro raccogliendo il materiale di risulta del lavaggio. «Se non si dispone di standard globali - ha precisato - l'armatore non può sapere se una società di una nazione che effettua la pulizia degli scafi in acqua ha fatto un buon lavoro. Inoltre le autorità portuali non dispongono di un metodo comune per valutare queste società».

Prima che il Bimco renda noti i propri nuovi standard saranno però necessari ancora alcuni mesi. Sono infatti ancora da effettuarsi test pratici degli standard che saranno eseguiti quest'anno con la cooperazione di un armatore e di una società specializzata nella pulizia degli scafi. «Nella fase in cui ora ci troviamo - ha spiegato Sørensen - dobbiamo interagire con esperti del settore, autorità governative, scienziati e autorità portuali prima di poter finalizzare gli standard di pulizia in acqua». Inoltre l'obiettivo del Bimco è che questi nuovi standard vengano riconosciuti dall'International Maritime Organization (IMO), l'organismo delle Nazioni Unite che regola il trasporto marittimo, e - ha specificato l'organizzazione armatoriale - questo processo potrebbe richiedere da due a tre anni.