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Intercargo plaude alle proposte legislative volte a far pagare i costi delle emissioni di CO2 delle navi a chi le gestisce commercialmente
«Se la proposta riconosce la necessità di stabilire un obbligo contrattuale fra l'armatore e l'operatore commerciale circa il trasferimento dei costi, deve essere chiaro - precisa però il presidente Fafalios - che ciò è più facile a dirsi che a farsi»
4 febbraio 2022
Intercargo ha accolto con favore, se pur - ha precisato l'associazione internazionale che rappresenta gli interessi delle società armatrici che operano flotta di navi portarinfuse - con le cautele del caso, la recente proposta dell'europarlamentare tedesco Peter Liese di aggiornare l'emendamento 9 della bozza di direttiva sul sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS) e sostenere il principio “chi inquina paga”.
L'emendamento prevede che la persona o l'organizzazione responsabile della conformità con l'EU ETS dovrebbe essere la compagnia di navigazione, definita come l'armatore o qualsiasi altra organizzazione o persona, come il gestore o il noleggiatore a scafo nudo, che ha assunto la responsabilità dell'esercizio della nave dall'armatore e che, assumendosi tale responsabilità, ha accettato di assumere tutti i doveri e le responsabilità imposti dall'International Management Code for the Safe Operation of Ships and for Pollution Prevention (ISM Code). L'emendamento, nel testo proposto dalla Commissione Europea, prevede che, in linea con il principio “chi inquina paga”, la compagnia di navigazione potrebbe, mediante un accordo contrattuale, ritenere l'entità direttamente responsabile delle decisioni che incidono sulle emissioni di CO2 della nave responsabile dei costi di conformità ai sensi della direttiva. Questa entità - specifica il testo proposto dalla Commissione - sarebbe di norma l'entità responsabile della scelta del carburante, della rotta e della velocità della nave
Nella proposta che ha come relatore Peter Liese, si rileva come, tuttavia, la compagnia di navigazione non sia sempre responsabile dell'acquisto del carburante o dell'adozione di decisioni operative che influiscono sulle emissioni di CO2 della nave e che tali responsabilità possono essere assunte da un'entità diversa dalla compagnia di navigazione in base ad un accordo contrattuale. In tal caso - si specifica - al fine di garantire il pieno rispetto del principio “chi inquina paga” e incoraggiare l'adozione di misure di efficienza e combustibili più puliti, è opportuno includere una clausola vincolante in tali accordi allo scopo di trasferire i costi in modo che l'entità che è in ultima analisi responsabile delle decisioni che incidono sulle emissioni di CO2 della nave sia ritenuta responsabile della copertura dei costi di conformità pagati dalla compagnia di navigazione ai sensi della direttiva. Tale entità sarebbe di norma l'entità responsabile della scelta e dell'acquisto del carburante utilizzato dalla nave, o dell'esercizio della nave, per quanto riguarda, ad esempio, la scelta del carico trasportato, o la rotta e la velocità della nave.
Per Intercargo, «questo riconoscimento del fatto che sovente la società armatrice non è l'entità commerciale che controlla l'attività della nave, e quindi non è responsabile delle conseguenti emissioni di gas ad effetto serra, è attesa da tempo». «Anche se manteniamo le nostre riserve sul sistema di scambio di quote di emissione dell'UE nel suo insieme - ha affermato il presidente dell'associazione, Dimitrios Fafalios - siamo lieti di vedere che l'UE compie passi nella giusta direzione, dato che le autorità di regolazione hanno finalmente compreso alcune delle realtà del nostro settore. I modelli commerciali nell'ambito del settore delle rinfuse solide - ha spiegato Fafalios - sono vari e differenti. Una quota significativa delle operazioni delle rinfusiere è gestita da noleggiatori che, non solo si assumono la responsabilità dell'acquisto del combustibile, ma prendono anche decisioni operative che incidono direttamente sulle emissioni di CO2 della nave, come la velocità della navigazione».
Sin qui il favore espresso da Intercargo circa gli ultimi sviluppi delle proposte di aggiornamento del sistema EU ETS. Fafalios, però, ha chiarito anche perché l'associazione esprime cautela nell'accoglierli: «nel contempo - ha specificato - se la proposta riconosce la necessità di stabilire un obbligo contrattuale fra l'armatore e l'operatore commerciale circa il trasferimento dei costi, deve essere chiaro - ha evidenziato il presidente di Intercargo - che ciò è più facile a dirsi che a farsi.
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