FEPORT, la federazione dei terminalisti portuali privati europei, ha nuovamente invitato i politici dell'UE a definire norme sulla decarbonizzazone delle attività economiche, incluse quelle - come la come FuelEU Maritime e la revisione dell'EU ETS - proposte per ridurre l'impatto del trasporto marittimo sull'ambiente, che non compromettano la competitività dei porti europei.
In particolare il timore di FEPORT, già condiviso dall'associazione dei porti europei ESPO, è che l'ambito geografico di questi atti legislativi, limitandosi all'Unione Europea, possa danneggiare la posizione competitiva dei terminal portuali dell'UE dato che - ha spiegato la federazione dei terminalisti - le compagnie di navigazione potranno evitare di incorrere in oneri finanziari derivanti da queste norme semplicemente aggiungendo ai loro servizi con l'Europa uno scalo ad un porto extra-UE.
A tal proposito FEPORT ha specificato di aver accolto favore le misure proposte dal Parlamento e dal Consiglio dell'UE per affrontare tale questione nel quadro dei negoziati a tre sulla FuelEU Maritime e sull'EU ETS, con particolare riferimento all'emendamento 63 della posizione del Parlamento europeo sul regolamento FuelEU Maritime che richiede alla Commissione Europea un continuo monitoraggio sulle deviazioni di servizi marittimi verso posti non-UE al fine di aggirare le norme ambientali penalizzando i porti dell'UE e che richiede anche alla Commissione di proporre misure legislative per affrontare questo problema se viene accertato un impatto negativo sui porti dell'UE. L'apprezzamento della federazione dei terminalisti europei è rivolto anche alle proposte del Parlamento e del Consiglio dell'UE di inserire una definizione di porto di scalo che escluda soste delle navi nei porti container di transhipment extra-UE. Nello specifico, FEPORT ha fatto riferimento all'emendamento 492 che definisce, quale porto di transhipment, “un porto di trasbordo in un paese limitrofo non UE ad una distanza inferiore a 300 miglia nautiche da un porto UE, in cui la movimentazione di una tipologia di carico con la modalità dell'attività di transhipment supera il 60% del traffico totale di tale porto”.
Secondo FEPORT, tuttavia, ciò potrebbe non essere sufficiente a scoraggiare le compagnie di navigazione a dirottare le navi madre verso porti extra-UE per servire poi i porti europei solo con navi portacontenitori feeder. «I porti dell'UE - ha avvertito la federazione - potrebbero perdere merci in maniera irreversibile se i rischi relativi al dirottamento delle merci non saranno adeguatamente monitorati e se il sistema ETS dell'UE non verrà implementato gradualmente attraverso fasi successive».