In vista dell'entrata in vigore il prossimo primo gennaio della
direttiva europea n. 959 del 2023 che ha esteso l'applicazione del
sistema EU ETS per lo scambio di quote di emissioni dei gas a
effetto serra nell'Unione Europea alle emissioni generate dal
trasporto marittimo, inclusione che ha allarmato diverse componenti
dei comparti portuale, logistico ed economico per gli ulteriori
costi e gli effetti distorsivi della concorrenza che potrebbero
essere introdotti da tale ampliamento, quattro associazioni che
rappresentano gli operatori di terminal e di servizi portuali e gli
agenti marittimi europei hanno sollecitato la Commissione Europea a
commissionare immediatamente uno studio sul rischio che
l'applicazione del sistema EU ETS allo shipping induca le compagnie
di navigazione a dirottare verso porti extra-UE le merci che sino ad
oggi sono portate nei porti europei e sulle possibili soluzioni per
prevenire questo fenomeno.
L'appello alla Commissione è stato rivolto dalla
federazione dei terminalisti portuali privati europei FEPORT,
dall'associazione europea delle società di rimorchio European
Tugowners Association (ETA), dall'associazione europea dei piloti
dei porti European Maritime Pilots' Association (EMPA) e
dall'associazione europea degli agenti e broker marittimi European
Community Association of Ship Brokers and Agents (ECASBA).
FEPORT, ETA, EMPA ed ECASBA hanno espresso grande preoccupazione
per quella che ritengono essere la mancanza di una reale valutazione
degli effetti che l'EU ETS avrà sul trasporto marittimo e in
particolare sulle conseguenze negative per i porti dell'UE. Secondo
le quattro organizzazioni, inoltre, le misure proposte dalla
Commissione Europea, ovvero il monitoraggio degli effetti delle
norme e la possibilità di revisione del Regolamento, non
costituiscono una risposta adeguata ai rischi reali che le merci
sinora destinate ai porti europei del Mediterraneo e del Regno Unito
vengano dirottate a vantaggio dei porti extra-UE.
Lamentando che i porti non sono stati presi adeguatamente in
considerazione dalla Commissione Europea quando è stato
discusso l'EU ETS per il trasporto marittimo, FEPORT, ETA, EMPA ed
ECASBA hanno denunciato che ora i propri associati si trovano in una
situazione in cui le compagnie di navigazione, che non intendono
trasferire i costi aggiuntivi dell'ETS ai loro clienti, preferiranno
fare scalo nei porti extra-UE, con tutte le implicazioni che ciò
avrà sull'occupazione e sull'attività economica dei
porti dell'UE. Inoltre - hanno osservato le quattro organizzazioni -
gli obiettivi di riduzione delle emissioni del pacchetto “Fit
for 55” verranno aggirati e, una volta che le rotte marittime
commerciali verranno modificate e le normative aggirate, sarà
molto difficile invertire questi effetti dannosi.
«Abbiamo bisogno - ha spiegato il segretario generale
della FEPORT, Lamia Kerdjoudj - di una valutazione reale
dell'impatto dell'ETS per il trasporto marittimo sui porti dell'UE,
da condurre ora e non tra due anni quando le merci avranno lasciato
definitivamente alcuni porti dell'UE. La capacità dei porti
del Mediterraneo meridionale e di altri porti extra-UE - ha
sottolineato Kerdjoudj - sono significative e continueranno a
crescere, e costituiranno alternative interessanti per le compagnie
di navigazione che vogliono eludere l'ETS. Vogliamo aspettare che
ciò accada - ha avvertito il segretario generale della
federazione dei terminalisti - e che gli investimenti nei porti
dell'UE vengano sospesi o cancellati?».
Chiedendo alla Commissione Europea ad avviare urgentemente uno
studio sull'impatto dell'EU ETS per il trasporto marittimo, FEPORT,
ETA, EMPA ed ECASBA hanno specificato che i termini di riferimento
dello studio potrebbero eventualmente prendere in considerazione
tutte le soluzioni attualmente proposte dai diversi stakeholder
portuali per evitare il dirottamento delle merci. Inoltre hanno
sollecitato la Commissione a continuare a far sentire la propria
voce all'interno dell'International Maritime Organization affinché
sia realizzato un sistema ETS globale e nel contempo ad esplorare
immediatamente la possibilità di concludere accordi
bilaterali con i paesi vicini all'UE che potrebbero adottare una
legislazione simile all'ETS e con tempistiche convergenti.