La Liguria presenta indici di infrastrutturazione molto elevati, ma senza la realizzazione di nuove infrastrutture la vita economia e sociale della regione rischia la paralisi. Sembra un paradosso, ma non lo è, come è stato spiegato questo pomeriggio nel corso della presentazione della "Analisi dell'impatto socio-economico delle Grandi Opere di Regione Liguria" commissionata da FILSE (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico) a Liguria Ricerche. Lo studio è stato svolto dal CERTeT - Centro di Economia Regionale, Trasporti e Turismo dell'Università Commerciale L. Bocconi e dal DIEM - Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi dell'Università di Genova con la collaborazione della Scuola Nazionale Trasporti e Logistica della Spezia.
L'analisi ha preso in esame cinque opere ferroviarie e stradali strategiche per lo sviluppo della regione e di rilievo sia in ambito nazionale che comunitario: il terzo valico ferroviario, la linea Pontremolese, il nodo ferroviario di Genova, il raddoppio ferroviario a Ponente e il nodo stradale e autostradale di Genova. Sono progetti che prevedono investimenti per circa 16 miliardi di euro entro il 2015.
«Le cinque opere - ha detto il direttore del CERTeT, Lanfranco Senn - hanno un impatto molto significativo e rilevante sulla Liguria». Si tratta - ha spiegato - «di un sistema di infrastrutture di cui non beneficerà solo Genova, ma anche il Ponente e il Levante». «Con queste infrastrutture il bacino del lavoro aumenterà di 4-5 volte», passando dalle attuali 600mila unità di forza lavoro a 3,3 milioni. Le nuove infrastrutture ferroviarie consentiranno una drastica riduzione dei tempi medi di percorrenza: sulla Genova-Milano scenderanno da 1h 31' a 1h 03', sulla Genova-Torino da 1h 38' a 1h 07' e sulla Genova-Bologna da 2h 57' a 1h 51'. Senn ha evidenziato non solo i benefici apportati dalle nuove infrastrutture alla mobilità, ma anche quelli offerti in termini di moltiplicazione delle opportunità economiche e di valorizzazione dell'esistente.
Il professor Enrico Musso, coordinatore della Sezione di Geografia Economica ed Economia dei Trasporti della Facoltà di Economia di Genova, ha sottolineato l'importanza di un adeguamento della rete infrastrutturale per preservare e accrescere la competitività del sistema economico ligure. Lo ha fatto illustrando le prospettive di sviluppo dell'attività dei tre porti liguri di Genova, La Spezia e Savona.
Lo studio prevede per il Mediterraneo nord-occidentale un traffico che al 2015 sarà di 40 milioni di teu movimentati per il comparto dei container, pari a più del doppio di quelli al 2003, e di oltre 500 milioni di tonnellate per il settore rinfusiero, con una crescita di circa il 19% rispetto al 2003. Ad oggi - rileva l'analisi - i porti liguri assorbono, rispetto al Nord Ovest del Mediterraneo, una quota di mercato del 19% nel traffico container e del 20% nel traffico alla rinfusa. Tuttavia, dopo alcuni anni di crescita della quota di mercato, gli anni recenti mostrano un rallentamento della crescita del sistema (dovuto in particolare alle performance del porto genovese) rispetto alle tendenze dei maggiori competitor dell'area: la Francia e soprattutto la Spagna.
Il rischio - ha osservato Musso - è che da qui al 2015 la quota di mercato dei porti liguri per i container scenda dal 19% al 7,2% e per le rinfuse passi dal 20,5% al 17%. Per mantenere inalterate le quote di mercato dei porti liguri al 2015 - ha detto - si dovrebbe arrivare tra dieci anni ad un traffico annuo di 6,5 milioni di teu (quasi il triplo del volume attuale) e di 102 milioni di tonnellate di rinfuse, per un totale di quasi 165 milioni di tonnellate, che rappresenta un aumento rispetto ai livelli attuali di circa 62 milioni di tonnellate, pari al 60%.
Mantenendo inalterata l'attuale rete di infrastrutture della regione - ha rilevato Musso - «nel 2015 si verificherà la completa saturazione della capacità (teorica) delle ferrovie e ci sarà un incremento del traffico su strada pari a 38 milioni di tonnellate all'anno, per circa 5.000-6.000 veicoli pesanti in più al giorno».
Le cinque nuove opere infrastrutturali - ha precisato Musso - consentirebbero di avere al 2015 una capacità ferroviaria «largamente sufficiente». In particolare, con la realizzazione del terzo valico, del raddoppio della Genova-Ventimiglia e della Pontremolese, la capacità massima potenziale della rete ferroviaria ligure al 2015 salirà a 650 treni/giorno per la linea Genova-Nord, a 180 treni/giorno per la Genova-Ventimiglia, a 140 treni/giorno per la La Spezia-Parma, a 180 treni/giorno per la Genova-La Spezia, a 60 treni/giorno per la Savona-San Giuseppe di Cairo (via Sella) e a 60 treni/giorno per la Savona-San Giuseppe di Cairo (via Altare).
Secondo le previsioni effettuate al 2015 - spiega lo studio- si stima che il volume di traffico totale dei porti liguri, che dovrà essere movimentato dalle infrastrutture terrestri, si attesti intorno a 140 milioni di tonnellate (il totale di 165 milioni di tonnellate è stato ridotto di circa il 15% per considerare le operazioni che non impattano direttamente sulle infrastrutture stradali e ferroviarie, ad esempio le operazioni di trasbordo e il trasporto di prodotti liquidi). Mantenendo le ipotesi relative alle caratteristiche di portata (1.125 tonnellate per ogni treno) assunte in sede di valutazione della capacità infrastrutturale attuale, affinché la merce possa essere interamente movimentata dal sistema ferroviario, sarebbero necessari circa 340 treni merci al giorno. Il risultato è pienamente compatibile sia con la capacità complessiva del sistema (1.270 treni/giorno), sia con la capacità complessiva dei collegamenti transappenninici (cui si riferisce la grande maggioranza della domanda di trasporto ferroviario merci), pari a 910 treni/giorno. Ma soprattutto, i dati riferiti al fabbisogno prevedibile per singolo porto, assumendo una ripartizione del traffico simile a quella attuale, risultano inferiori alla capacità potenziale dei singoli collegamenti di valico (228 treni/giorno per Genova, 44 per Savona e 68 per La Spezia).
Il surplus di capacità previsto rispetto alla domanda al 2015 - sottolinea lo studio - permette di valutare come adeguato l'insieme degli interventi (ferroviari e stradali) anche in relazione ad un orizzonte temporale più lungo e/o ad una crescita superiore alle aspettative, o ancora ad un possibile incremento della quota di mercato dei porti liguri nel Mediterraneo nord occidentale. L'entità degli interventi non deve dunque considerarsi eccessiva se riferita a tali potenziali sviluppi, ed anzi è suscettibile di favorire un significativo incremento di competitività del territorio rispetto alle condizioni attuali.
Da parte sua il presidente della Scuola Nazionale Trasporti e Logistica, Pier Gino Scardigli, ha rilevato l'importanza del potenziamento della linea Pontremolese che - ha spiegato - consentirà un incremento della capacità dagli attuali 84 treni al giorno a 160 treni al giorno e permetterà di attirare i traffici che attualmente scelgono percorsi ferroviari alternativi come quelli via Genova o via Pisa.
Al termine dell'incontro si è parlato delle risorse necessarie per la realizzazione delle cinque grandi opere infrastrutturali. Il professor Musso ha evidenziato la necessità di un intervento finanziario pubblico. L'assessore alle Infrastrutture, Trasporti, Porti e Logistica della Regione Liguria, Luigi Merlo, ha affermato di fare affidamento sulle capacità di investimento delle concessionarie autostradali e sul nuovo ruolo delle Autorità Portuali che scaturirà dalla revisione della legge di riforma portuale 84/94, con la riduzione degli enti portuali da 26 a 9 e con l'assegnazione di autonomia finanziaria alle port authority.
B.B.