La Commissione UE presenta una nuova regolamentazione dell'attività dell'industria offshore

La Commissione Europea ha proposto oggi una nuova regolamentazione dell'attività dell'industria offshore e nel contempo ha proposto che l'UE aderisca al protocollo della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall'inquinamento proveniente da attività di prospezione e produzione offshore. Obiettivo della proposta normativa è di introdurre un regime di sicurezza rigoroso che consenta di ridurre al minimo il rischio che si verifichi un incidente offshore nelle acque europee.

Il nuovo progetto di regolamento stabilisce norme precise per l'intero ciclo delle attività di prospezione e produzione, a partire dal progetto di un impianto di estrazione di petrolio o di gas sino al suo smantellamento.

La Commissione ha spiegato che, sotto il controllo delle autorità nazionali di regolamentazione, l'industria europea dovrà periodicamente valutare e migliorare le norme di sicurezza per le operazioni offshore e che questo nuovo approccio condurrà a una valutazione europea del rischio continuamente aggiornata, in quanto terrà conto delle nuove tecnologie e conoscenze e dei nuovi rischi. La normativa introdurrà inoltre requisiti per un'efficace prevenzione e un'efficace risposta in caso di incidenti gravi.

La proposta prevede che per il rilascio delle licenze le competenti autorità degli Stati europei debbano garantire che solo operatori con sufficienti capacità tecniche e finanziarie, necessarie al controllo della sicurezza delle attività offshore e alla protezione ambientale, siano autorizzati a compiere attività di prospezione e produzione di idrocarburi nelle acque dell'UE. Inoltre le soluzioni tecniche presentate dall'operatore, di importanza critica per la sicurezza dell'impianto, dovranno essere verificate da una terza parte indipendente, sia prima dell'entrata in funzione dell'impianto che successivamente a intervalli regolari.

È prevista anche una programmazione di emergenza obbligatoria ex ante. Prima di poter dare avvio alle attività di prospezione o produzione, infatti, le imprese dovranno preparare una relazione sui rischi principali che conterrà una valutazione del rischio e un piano di risposta alle emergenze. Le relazioni dovranno essere sottoposte per approvazione alle autorità nazionali che, se soddisfatte, daranno il loro benestare. Le autorità nazionali competenti e indipendenti responsabili per la sicurezza degli impianti verificheranno le disposizioni in atto a salvaguardia della salute e dell'ambiente e la capacità di reazione alle emergenze degli impianti di trivellazione e delle piattaforme petrolifere, nonché le attività ivi condotte. Se un operatore non rispetterà le norme minime di sicurezza, l'autorità competente intraprenderà azioni coercitive e/o comminerà sanzioni o, come ultima ratio, imporrà all'operatore di interrompere le trivellazioni o le attività di produzione se non si conforma alle disposizioni.

Nel quadro della risposta alle emergenze, le imprese saranno tenute a preparare dei piani a partire dalla valutazione del rischio dei loro impianti di trivellazione e delle loro piattaforme, assicurandosi di avere a disposizione le risorse necessarie per un intervento in caso di bisogno. Gli Stati membri, a loro volta, prenderanno in considerazione nei dettagli i piani delle aziende al momento di compilare i piani nazionali di risposta alle emergenze. Le industrie del settore e le autorità nazionali sottoporranno a verifica i piani a intervalli regolari.

La proposta prevede che le imprese del settore del petrolio e del gas debbano essere interamente responsabili dei danni ambientali sulle specie marine protette e sugli habitat naturali. In caso di danni alle acque, la zona geografica sarà estesa fino a coprire tutte le acque dell'UE inclusa la zona economica esclusiva degli Stati membri (fino a circa 370 chilometri dalla costa) e la piattaforma continentale soggetta alla giurisdizione dello Stato membro costiero. La Commissione ha ricordato che l'attuale quadro normativo comunitario prevede che la responsabilità ambientale per i danni alle acque sia limitata alle acque territoriali (circa 22 chilometri dalla costa).

La nuova proposta della Commissione UE prevede infine la costituzione di un gruppo delle autorità offshore dell'UE formato da ispettori provenienti dagli Stati membri che coopereranno al fine di assicurare un'effettiva condivisione delle buone pratiche e un miglioramento delle norme di sicurezza, nonché di incrementare la trasparenza mettendo a disposizione dei cittadini informazioni comparabili sul livello di efficienza delle imprese e sulle attività delle autorità nazionali competenti tramite informazioni che saranno pubblicate sui loro rispettivi siti internet.

La Commissione UE ha proposto anche l'adesione dell'Unione Europea al protocollo della convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo, protocollo che richiede una serie condizioni da soddisfare prima di consentire l'avvio di attività offshore. In particolare, la costruzione di piattaforme e impianti deve essere conforme alle norme e pratiche internazionali e gli operatori devono dimostrare la capacità tecnica e finanziaria per svolgere queste attività. Inoltre la localizzazione delle piattaforme e degli impianti deve assicurare che le tubazioni esistenti e i cavi non possano essere danneggiati. Il protocollo include anche l'obbligo di responsabilità e risarcimento dei danni.

«Oggi - ha commentato il commissario europeo per l'Energia, Günther Oettinger - la maggior parte della produzione di idrocarburi in Europa si svolge offshore, spesso in condizioni geografiche e geologiche molto difficili. Vista la sempre crescente domanda di energia, dovremo far ricorso a tutte le riserve di gas e petrolio che giacciono nei nostri fondali marini. Dobbiamo però evitare che si ripetano catastrofi come quella della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. È imperativo garantire che l'industria del settore operi secondo le migliori pratiche. La proposta odierna rappresenta un passo decisivo per garantire operazioni offshore più sicure, a vantaggio dei nostri cittadini e dell'ambiente».

«Abbiamo tratto lezioni importanti dall'incidente della Deepwater Horizon dell'anno scorso - ha dichiarato il commissario europeo per l'Ambiente, Janez Potocnik - e il progetto di regolamento odierno ci aiuterà a impedire che in futuro si verifichino crisi di questa portata in tutte le acque marine soggette alla giurisdizione degli Stati membri. Questo aggiornamento in materia di sicurezza rappresenta una buona notizia per l'ambiente ma anche per l'industria, che sarà in grado di svolgere le proprie attività in un quadro normativo più chiaro. Gli incidenti passati ci hanno dimostrato chiaramente che la prevenzione è meglio della cura».