La Commissione Europea giustifica l'adozione di misure di crisi per far fronte alla crisi petrolifera sulla base di due considerazioni principali. In primo luogo «esiste il rischio reale di una rottura della catena di approvvigionamento, la cui importanza è resa maggiore dalla concentrazione geografica della produzione petrolifera in zone politicamente instabili, in particolare nella zona del Golfo Persico, e dal fatto che l'approvvigionamento mondiale passa inoltre in determinati punti di passaggio, come lo stretto di Ormuz». In secondo luogo, «data l'importanza del petrolio nell'ambito della vita economica e sociale, nel caso di una rottura della catena di approvvigionamento è necessario che non sia semplicemente il mercato a ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta con l'innalzamento dei prezzi (aumento che sarebbe la conseguenza fatale della scarsa elasticità della domanda petrolifera a breve termine), ma che ci sia l'intervento dell'autorità pubblica».
Secondo la Commissione le misure di crisi si basano essenzialmente su due interventi atti a tentare di ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta e a contenere l'aumento dei prezzi. Il primo consiste nel compensare la mancata offerta, soprattutto mettendo sul mercato le riserve petrolifere predisposte proprio a tale fine. Il secondo prevede di stabilire una riduzione volontaria della domanda di petrolio.
Secondo Bruxelles per gestire la crisi petrolifera è però necessaria la collaborazione di tutti i principali paesi consumatori, che si adoperino per l'adozione delle misure necessarie per ristabilire l'equilibrio del mercato, in particolare con la riduzione volontaria dei consumi, con l'utilizzo delle scorte nazionale e mantenendo, quando il mercato è stabile, delle riserve petrolifere di sicurezza di quantità pari a 90 giorni d'importazioni di petrolio o prodotti petroliferi. Gli elementi chiave di questa collaborazione internazionale sono stati delineati nell'"Accordo relativo ad un Programma Internazionale dell'Energia" siglato nel 1974 e che ha dato vita all'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE), di cui fanno parte gli Stati dell'Unione Europea. L'intesa del 1974 prevede tra l'altro un meccanismo di riduzione autonomo ma coordinato del consumo di greggio. L'accordo stabilisce che si dia avvio al piano di emergenza quando si verifica una riduzione del 7% della capacità di approvvigionamento. Il piano prevede una riduzione obbligatoria e uniforme dei consumi per tutti gli Stati membri (la percentuale di riduzione è predefinita in base alla gravità della rottura della catena di approvvigionamento). E' inoltre previsto l'avvio di una procedura centralizzata e predefinita di utilizzo delle scorte petrolifere e di distribuzione del petrolio disponibile tra gli Stati membri. Una volta avviato, il programma definisce automaticamente diritti e doveri per ciascun Stato.
Nel 1984 l'AIE definì un altro meccanismo di crisi, il CERM (Coordinated Emergency Response Measures). E' un piano più elastico rispetto a quello del 1974 e prevede che la sua attivazione possa avvenire anche al di sotto della soglia del 7% di riduzione dell'approvvigionamento e non contempla alcun provvedimento di distribuzione del petrolio disponibile tra gli Stati membri. Provvedimento che l'UE considera comunque di difficile applicazione. L'intesa del 1984 stabilisce invece che ogni Stato metta in atto misure simili a quelle delle altre nazioni dell'AIE per ristabilire l'equilibrio del mercato. La scelta delle misure (riduzione dei consumi, utilizzo delle scorte, aumento della produzione petrolifera interna) è affidata alla decisione autonoma di ciascun Stato.
La Commissione Europea ricorda inoltre che la normativa comunitaria (direttiva 68/414/CEE emendata dalla direttiva 98/93/CE, direttiva 73/238/CEE, decisione del Consiglio 77/706/CEE e decisione della Commissione 79/639/CEE) stabilisce tra l'altro che i paesi UE di dotino di una scorta petrolifera pari a 90 giorni di consumi (che può essere ridotta in rapporto alla produzione petrolifera interna), ma anche che vengano avviati dei programmi di crisi che prevedono l'utilizzo delle scorte e la riduzione dei consumi. |
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