
In occasione dell'odierna assemblea annuale di Assarmatori
svoltasi a Roma, il presidente dell'associazione armatoriale,
Stefano Messina, si è chiesto se «è mai
possibile che il nostro Paese sostenga economicamente i marittimi
extracomunitari nei servizi internazionali e di crociera e non i
marittimi, quasi tutti se non tutti italiani, che lavorano sulle
navi impiegate nei servizi di corto raggio e in particolare nei
collegamenti con le isole che assicurano la continuità
territoriale? È forse questa - ha osservato - la ragione per
cui abbiamo rinunciato a misurare il fenomeno dei marittimi non
europei non dotandoci di un'anagrafe digitale dei marittimi? Di
certo è una stortura inaccettabile, su cui si è
pronunciata la Commissione Europea invitando l'Italia a rispettare
le regole europee. Noi ci batteremo per far rispettare queste regole
e per portare un beneficio concreto ad un comparto che ha bisogno di
essere messo al centro delle politiche di sostegno all'occupazione».
Inoltre, Assarmatori ha colto l'occasione per rinnovare
l'esortazione ad un intervento mirato dello Stato italiano per
favorire il rinnovo e il ringiovanimento delle flotte dei traghetti
in un mercato che - ha rilevato l'associazione - non può
essere supportato economicamente solo da finanziamenti privati. «La
più grande flotta di traghetti al mondo, quella italiana - ha
spiegato Messina - non potrà essere rinnovata esclusivamente
con le risorse degli armatori ed è ora di dire la verità
sulla favoletta dell'ETS, il prelievo “ecologico” su
merci e passeggeri che avrebbe dovuto produrre proventi per il
comparto marittimo al fine di finanziare innovazione, rinnovo della
flotta, sicurezza. Non è così». Il presidente
dell'associazione ha precisato che, invece, il 50% di questi fondi
«è oggi destinato a tamponare il debito pubblico. Una
modalità che deve essere cambiata, reindirizzando quelle
risorse al settore che le ha generate e affrontando così, in
modo concreto, il tema del rinnovo della flotta traghetti; rinnovo
per il quale è indispensabile un intervento concreto dello
Stato che affianchi le iniziative degli armatori».
Messina ha anche evidenziato il tema del rilancio della
cantieristica europea, tornato di scottante attualità alla
luce delle guerre commerciali in atto e della crociata lanciata
dall'amministrazione americana, per la creazione non solo di una
cantieristica USA, ma anche di un'offerta di costruzioni navali che
sia alternativa al monopolio asiatico: «in Europa - ha
affermato - c'è chi vorrebbe sostenere un approccio
protezionistico che, anziché promuovere attivamente la
competitività dei cantieri europei, potrebbe aprire la strada
a misure di stampo protezionistico per chi non sceglie il “Made
in Europe”. Come accade con l'ETS, le politiche comunitarie
generano forti contraddizioni fra metodo e obiettivi da raggiungere.
Siamo favorevoli e assolutamente convinti, e in questo gli armatori
sono pronti a recitare la loro parte, della necessità di
rilanciare la cantieristica europea in segmenti dove ha perso
leadership e competenze. Tuttavia - ha sottolineato Messina - questo
obiettivo non può essere perseguito attraverso mere politiche
protezionistiche. Occorre ridisegnare, in coerenza con il mercato,
un regime di Aiuti di Stato a favore dei cantieri europei».
Il presidente di Assarmatori si è quindi soffermato
sull'urgenza di una massiccia opera di sburocratizzazione
dell'ordinamento della navigazione e di digitalizzazione, fattori -
ha evidenziato - che rilancerebbero la competitività di una
bandiera italiana che invece continua a perdere tonnellaggio a causa
del flagging out verso bandiere di altri Stati, anche comunitari,
che offrono tempi ridotti e procedure semplificate.