- L'esortazione è sottoscritta in primis da Transport & Environment (T&E), l'organizzazione non governativa europea che si batte per ridurre l'impatto ambientale del settore dei trasporti, ed è volta ad indurre l'Unione Europea ad includere una maggiore quota dell'industria dello shipping nel sistema per lo scambio delle quote di emissione (ETS) dell'UE abbassando la soglia minima oltre la quale le navi dovranno sottostarvi, proponendo di portarla dalle attuali 5.000 tonnellate di stazza lorda previste a 400 tonnellate di stazza lorda.
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- Che l'invito rivolto al Parlamento e al Consiglio, i colegislatori dell'UE, giunga da T&E non desta sorpresa, dato che l'associazione sostiene da tempo questo ampliamento della quota di flotte da assoggettare agli specifici provvedimenti legislativi. Una sollecitazione che tuttavia è stata sottoscritta anche da numerose aziende dell'industria marittima, in particolare da quelle che si occupano delle tecnologie per lo shipping, nonché da SEA Europe, l'associazione che rappresenta l'industria navalmeccanica europea che in un recente position paper aveva essa stessa evidenziato la necessità di ampliare l'ambito dell'EU ETS alle navi di almeno 400 tsl.
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- L'esortazione, con i sottoscrittori che si definiscono «rappresentanti progressisti del settore marittimo», è rivolta alla Commissione Europea e al Parlamento e al Consiglio dell'UE e chiede ai colegislatori europei - spiegano i firmatari - di «rimuovere le scappatoie alle loro proposte per lo shipping che riguardano le navi al di sotto delle 5.000 tonnellate di stazza lorda e alle navi offshore e di servizio che rischiano di compromettere la decarbonizzazione dello shipping». «In particolare - chiariscono i firmatari - chiediamo che la soglia di stazza lorda per il regolamento MVR in materia di controllo, comunicazione e verifica, per la direttiva ETS sullo scambio delle quote di emissione e per il regolamento FuelEU Maritime venga ridotta a 400 tonnellate di stazza lorda e che le navi offshore e di servizio siano incluse in queste norme».
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- Nella lettera alle istituzioni dell'Unione Europea, T&E, SEA Europe e gli altri firmatari illustrano i motivi per cui, a loro avviso, la gran parte dello shipping deve essere sottoposto a queste norme, a partire dal sottolineare che le tecnologie verdi per il settore del trasporto marittimo ormai sono pronte e che le aziende e le istituzioni finanziarie che investono nell'industria dello shipping hanno bisogno di prevedibilità per realizzare i loro investimenti a lungo termine.
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- Inoltre, secondo i firmatari, è necessario procedere ad assicurare una parità di condizioni ponendo fine al sovvenzionamento dei combustibili fossili. «Le navi ecologiche - spiegano - lotteranno per competere commercialmente fino a quando i costi esterni della combustione dei combustibili fossili non saranno internalizzati. In questo contesto - rilevano - le esenzioni per le navi più piccole, per i traghetti e per le navi offshore risultano essere di fatto un sovvenzionamento per i combustibili fossili e per continuare ad inquinare. Il mantenimento delle sovvenzioni per le navi a combustibili fossili falserà la concorrenza e potrebbe persino incentivare le compagnie di navigazione ad investire in navi a combustibili fossili per sottrarsi alla legislazione oppure a modificare la loro nave e riclassificarla sotto le 5.000 tsl».
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- Riferendosi poi alle critiche per l'appesantimento degli oneri amministrativi determinati da queste norme, i firmatari dell'esortazione osservano che «tutte le compagnie di navigazione controllano già i loro consumi di carburante per motivi commerciali e ciò significa che la comunicazione delle emissioni comporterà un onere amministrativo trascurabile. Inoltre - ricordano - il Parlamento ha affrontato le preoccupazioni relative agli oneri amministrativi nella proposta di ridurre i requisiti di controllo, relativamente al consumo di carburante e al tipo di carburante, per le navi di stazza lorda inferiore a 5.000 tonnellate».
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- Nel documento i firmatari sottolineano inoltre che esentare le navi più piccole dalle norme sulle emissioni, unità che producono 25,8 milioni di tonnellate di CO2, significa esentare navi che usualmente navigano più vicino alla costa. «Il che significa - rimarcano - che la decarbonizzazione di queste navi apporterà maggiori benefici per la salute umana rispetto ad altre navi».
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- Rilevando infine che le aziende europee costruiscono principalmente navi più piccole al di sotto e al di sopra di 5.000 tsl, mentre usualmente le navi più grandi vengono costruite in Asia orientale e che l'Europa è anche leader in termini di tecnologie verdi come batterie, idrogeno e le tecnologie wind-assist, i firmatari evidenziano che «la regolamentazione delle navi più piccole stimolerebbe quindi una crescita nel settore del trasporto marittimo ecologico europeo, non da ultimo per i cantieri navali europei e per il suo settore delle attrezzature marittime. Inoltre, data la massiccia e crescente domanda di navi offshore per sostenere la crescita dell'eolico offshore, la regolamentazione di queste navi può accelerare la produzione verde europea di quelle navi. L'inclusione di tutti questi tipi di navi nell'ETS condurrebbe ad un circolo virtuoso in cui l'UE reinveste i ricavi nel settore marittimo europeo ecologico».
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- Oltre che da Transport & Environment e da SEA Europe, la lettera è stata sottoscritta da ABB, Advanced Wing Systems, Amon Maritime, Amon Offshore, ARENA Ocean Hyway Cluster, Azane Fuel Solutions, Ballard Power Systems, Cape Horn Engineering, Dealfeng New Energy Technology, Drift Energy, EcoClipper, Finocean, Future Proof Shipping, Hexagon Purus, Hyseas Energy, Inkster Marine, Liquiline, Navtek, Neoline Développement, North Ammonia, Norwegian Hydrogen, Sailcargo, Samskip, Shift Clean Energy e Stadt Sjøtrans.
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