Lunedì a Strasburgo il Parlamento europeo discuterà
l'accordo finale sia sul regolamento AFIR per la realizzazione di
un'infrastruttura per i combustibili alternativi, che definisce il
quadro per la diffusione dei sistemi di cold ironing necessari per
consentire alle navi nei porti di allacciarsi alla rete elettrica di
terra, sia quello sul regolamento FuelEU Maritime sull'uso nel
trasporto marittimo di combustibili a basso tenore di carbonio.
Entrambi gli accordi saranno votati mercoledì e, una volta
che il Consiglio europeo avrà formalizzato la sua intesa, sia
AFIR che FuelEU Maritime dovrebbero entrare in vigore poco dopo.
In vista del dibattito parlamentare e della successiva
votazione, l'European Sea Ports Organization ha posto l'accento
sulle sfide che questi regolamenti comporteranno per i porti
europei: «per ESPO - ha specificato Isabelle Ryckbost,
segretario generale dell'associazione dei porti europei - è
importante che per la prima volta il quadro rigoroso per
l'implementazione degli OPS (gli impianti di cold ironing, ndr)
sia accompagnato dall'obbligo di utilizzare l'infrastruttura. Le
emissioni all'ormeggio diminuiranno solo se gli impianti OPS vengono
utilizzati correttamente. Ora dobbiamo portare la legislazione sulle
banchine e sederci assieme a tutte le parti interessate, comprese le
compagnie di navigazione e gli operatori dei terminal, per compiere
rapidi progressi prima del 2030 (data entro la quale, come
stabilisce il regolamento AFIR, i porti TEN-T in cui annualmente
scalano almeno 100 portacontainer, oppure 40 navi passeggeri o 25
navi da crociera dovranno disporre di impianti OPS per alimentare le
navi portacontainer e quelle passeggeri, ndr)».
ESPO ha spiegato che le principali sfide riguardano in prima
battuta l'implementazione degli impianti di cold ironing,
soprattutto data l'attuale carenza di riferimenti visto il limitato
numero di impianti installati e in servizio. L'associazione ha
rilevato che, laddove sono presenti impianti OPS, attualmente il
prezzo per il loro utilizzo scoraggia gli utenti a collegarvi le
loro navi. Inoltre, in molte nazioni le autorità portuali
devono sostenere per tutto l'anno un costo fisso per una connessione
elettrica di grande capacità che spesso viene utilizzata solo
per pochi mesi all'anno. Oltre a ciò, attualmente nella
maggior parte delle nazioni i regimi tariffari per l'erogazione di
energia elettrica non sono adatti ai sistemi di cold ironing e in
molte nazioni l'introduzione di un regime più favorevole per
gli OPS non è possibile.
Altri problemi derivano dalla carenza di personale. Se, infatti,
nei container terminal c'è personale sufficiente per gestire
le operazioni di connessione e disconnessione della nave alla rete
elettrica di terra, nei terminal crociere questo personale manca e
dovrebbe essere reperito personale aggiuntivo necessario per la
gestione di queste operazioni che però dovrebbe essere
presente anche nei periodi di intervallo tra le due fasi per gestire
eventuali casi di emergenza. ESPO ha evidenziato che si tratta di
attività che richiedono lavoratori qualificati e necessitano
della presenza contemporanea di almeno due addetti.
Inoltre ogni impianto di cold ironing è progettato per
uno specifico tipo di nave e l'installazione di impianti adatti ad
ogni tipologia di naviglio non sembra possibile. Ciò rendere
complicata la pianificazione e gli investimenti a lungo termine.
Investimenti per sostenere i quali ESPO è tornata
nuovamente a sollecitare specifici e adeguati strumenti di
finanziamento pubblico in quanto - ha sottolineato l'associazione -
l'installazione e l'esercizio di impianti di cold ironing sono
operazioni complesse e costose, con un ritorno sull'investimento per
l'ente gestore che è limitato e diluito nel tempo.