Nel primo trimestre del 2024 il sistema portuale di
Anversa-Zeebrugge ha movimentato un traffico delle merci di 70,4
milioni di tonnellate, con un incremento del +2,4% sullo stesso
periodo dello scorso anno che è stato generato dalla crescita
del traffico containerizzato che, con 36,8 milioni di tonnellate, ha
registrato un rialzo del +8,6%. In termini di contenitori da 20
piedi movimentati, il traffico dei container è risultato pari
a 3,3 milioni di teu (+6,0%). Nei primi tre mesi di quest'anno il
traffico delle rinfuse liquide è rimasto pressoché
stabile essendo ammontato a 22,8 milioni di tonnellate (-0,9%),
mentre hanno accusato una sensibile diminuzione i traffici di
rinfuse solide con 3,5 milioni di tonnellate (-12,1%), di merci
convenzionali con 2,3 milioni di tonnellate (-7,8%) e di rotabili
con 5,0 milioni di tonnellate (-6,9%). Il traffico di auto nuove è
stato di 860mila veicoli (-5,5%).
Relativamente all'andamento generale del traffico nel primo
trimestre di quest'anno, l'autorità del sistema portuale
belga ha specificato che il traffico containerizzato è
ripreso a crescere da febbraio e a marzo ha segnato il miglior
risultato mensile dal marzo 2021. L'ente ha specificato che anche il
traffico di merci convenzionali, pur in calo del -7,8%, ha mostrato
un miglioramento essendo risultato in aumento del +6,9% rispetto
all'ultimo trimestre del 2023.
Intanto, in occasione del Consiglio europeo straordinario di due
giorni sull'economia e la competitività che si è
aperto oggi a Bruxelles e del contemporaneo svolgimento ad Anversa
dell'European Green Steel Industry Summit 2024, l'autorità
del porto di Anversa-Zeebrugge, la North Sea Port, Duisburger Hafen
e l'autorità portuale di Rotterdam, evidenziando che
l'industria manifatturiera nel triangolo compreso tra i porti
fiammingo-olandesi e la regione tedesca della Ruhr è
responsabile di gran parte della produzione europea, hanno invitato
i leader dei governi europei a sostenere l'industria in questa fase
di transizione energetica. «Le aziende ad alta intensità
energetica - hanno ricordato le autorità di questi sistemi
portuali - devono affrontare costi molto più elevati in
Europa che in altre parti del mondo e devono far fronte a leggi e
regolamenti più complessi. E negli Stati Uniti il massiccio
pacchetto di sostegno dell'Inflation Reduction Act sta rendendo più
attraente per le aziende investire nel necessario rinnovamento del
Paese. Se in risposta a ciò i governi non fanno nulla, gli
investimenti nella sostenibilità in Europa si fermeranno e
l'industria si sposterà fuori dall'Europa. Gli impianti
esistenti verranno quindi mantenuti operativi il più a lungo
possibile man mano che invecchiano e alla fine verranno chiusi. Ciò
significa più importazioni da Paesi extraeuropei con
conseguenze negative per il clima, la nostra autonomia strategica e
il benessere».
«Sempre più persone - prosegue la nota dei porti
belgi, olandesi e tedeschi - suggeriscono che, se occorre spendere
ulteriori soldi, forse sarebbe meglio perdere l'industria piuttosto
che salvaguardarla. Comprendiamo i loro dubbi. L'industria non è
esente da alcuni svantaggi e non smetterà di utilizzare
risorse fossili e di emettere CO2 da un giorno all'altro. Ciò
richiede una transizione e il massimo impegno da parte di tutti. Ci
auguriamo - sottolinea la nota - che l'industria possa farlo in
Europa: dopotutto assicura un sostegno cruciale ai nostri porti,
assieme alla logistica e ai settori energetici. Questi settori
rappresentano circa 63 miliardi di euro di valore aggiunto e oltre
mezzo milione di posti di lavoro. Ecco perché i leader dei
governi europei devono unire le politiche climatiche e industriali
nel loro piano quinquennale, come recentemente evidenziato dalle
imprese europee nella “Dichiarazione di Anversa per un accordo
industriale europeo”. Manteniamo una sana concorrenza e
rafforziamo la nostra cooperazione sulla transizione energetica».