Convegno
IL MEDITERRANEO E LO SVILUPPO SOSTENIBILE
SUL MARE, NEL MARE, PER IL MARE
Genova 21,22 settembre 1998
Il trasporto di idrocarburi via mare e il Codice Internazionale di gestione della sicurezza
Impegni e aspettative dell'Armamento italiano
Intervento dell'Ing. Giulio Ercolessi Capo Servizio Tecnica
navale, Sicurezza e Ambiente della Confitarma
Genova 21 settembre 1998
Trasporto di idrocarburi via mare
Oltre il 60% degli idrocarburi che quotidianamente utilizziamo
per poter, tra l'altro, muovere persone e cose con autovetture,
aeroplani e navi, per poter illuminare e riscaldare case e città,
per poter produrre materie plastiche, fertilizzanti e medicinali,
viene trasportato via mare. E di questa enorme quantità
di petrolio in movimento sui mari, il 99,98% arriva a destinazione
senza subire il minimo incidente. E anzi, rispetto agli altri
tipi di trasporto, arriva a destino nella maniera più economica
e con le migliori garanzie di sicurezza e di salvaguardia dell'ambiente.
Infatti, nonostante la pubblicità che viene data ad ogni
incidente che coinvolge una nave cisterna con il relativo sversamento
in mare di idrocarburi, pubblicità che trasmette al grande
pubblico l'impressione che l'inquinamento dell'ambiente marino
sia attribuibile unicamente all'indifferenza e alla superficialità
di armatori solo interessati al profitto, la realtà è
esattamente opposta. Dati raccolti da Organismi internazionali
assolutamente indipendenti attribuiscono l'origine dell'inquinamento
marino da idrocarburi come dovuto per circa il 10% alle navi petroliere,
per circa l'11% a fattori naturali, per circa il 18% a cause diverse
e infine per circa il 61%, ripeto il 61%, a fonti terrestri come
scarichi industriali e urbani, perdite da condotte, eliminazioni
più o meno abusive di residui di lavorazioni, ecc.
Questo lo voglio dire, non per attenuare il coinvolgimento dell'Armamento
allorquando questo esiste, ma solo per inquadrare il problema
nella sua giusta dimensione e attribuire a ciascun soggetto le
proprie responsabilità.
Ritornando al 10% attribuibile alle navi cisterna, questo va a
sua volta suddiviso in inquinamento derivante da fattori operativi
della nave per circa il 6% e derivante da fattori incidentali
per il 4%. Per meglio chiarire, i fattori operativi sono quelli
legati alla normale attività commerciale della nave, cioè
il lavaggio delle cisterne, lo scarico delle acque di zavorra
e delle acque di sentina ecc.; mentre i fattori incidentali sono
definiti dalla parola stessa.
Tutti i regolamenti studiati ed emanati dall'IMO negli ultimi
20 anni e contenuti nella Convenzione MARPOL 73/78 sono volti
ad eliminare o ridurre al minimo queste due cause di inquinamento.
Penso ad esempio che tutti abbiano sentito parlare del regolamento
che prevede la costruzione di navi cisterna a doppio scafo, per
citare solo quello che negli ultimi anni ha ricevuto maggior attenzione
da parte dei media. Questi regolamenti, negli anni, hanno dato
luogo a:
- una riduzione dell'85% dell'inquinamento operativo sistematico
- una riduzione del 50% dell'inquinamento a carattere incidentale.
Ritengo utile anche precisare che, siccome qui si parla del mare
Mediterraneo, esso è considerato area speciale per quanto
riguarda l'applicazione dell'Annesso I della Marpol sugli idrocarburi
e con ciò risulta proibito qualunque scarico di acque di
lavaggio cisterne.
Tralasciamo in questa occasione di approfondire i fattori che
hanno portato alla riduzione dell'inquinamento operativo, limitandoci
solo a sottolineare il fatto che se tutti i Paesi firmatari della
Convenzione MARPOL avessero ottemperato all'impegno preso di fornire
adeguate strutture per la raccolta degli scarichi e dei rifiuti
risultanti dalla normale attività delle navi, tale tipo
di inquinamento potrebbe già oggi essere quasi ridotto
a zero.
Più interessante mi sembra sia cercare di analizzare le
cause che determinano l'evento accidentale e vedere come intervenire
su di esse.
Studi condotti da vari organismi internazionali e anche da Società
di Assicurazione che, per coprire tali rischi, hanno interesse
diretto a valutarne la portata e la genesi, hanno messo in evidenza
che la gran parte degli incidenti è dovuta, in ordine crescente,
ai seguenti fattori:
- | Problemi strutturali della nave | per | ca. | 10% |
- | Cause non identificate | " | " | 10% |
- | Guasti meccanici di impianti e attrezzature | " | " | 16% |
- | Errori imputabili all'elemento umano | " | " | 64% |
Pertanto la causa determinante di gran parte degli incidenti in
mare più che dovuta a qualche difetto di costruzione o
di manutenzione dell'elemento nave va imputata alla capacità
o per meglio dire alla incapacità decisionale o di esecuzione
dell'uomo.
Il processo tecnologico del settore marittimo ha portato ad un
grado di automazione delle operazioni tale da permettere di ridurre
al minimo il personale necessario alla conduzione della nave e
ha però mantenuto a carico dell'uomo un'intensa vigilanza
operativa ed il controllo dei sistemi automatici e tutti quegli
altri compiti che per la loro discontinuità e casualità
sono impossibili da automatizzare.
Da ciò deriva l'evidente necessità che il personale
addetto alla gestione della nave, con ciò intendendo sia
quello di bordo che di terra, debba avere una qualificazione ed
una preparazione adeguata alle responsabilità che gli sono
attribuite.
Negli ultimi anni sono stati emanati dall'IMO - International
Maritime Organization- diversi nuovi regolamenti costruttivi riferiti
a specifici tipi di nave (vedi navi cisterna, Ro-Ro passeggeri,
bulk carriers).
Al di sopra di tutte queste nuove normative tecniche l'IMO, nell'intento
di aumentare il grado di sicurezza della navigazione e di garantire
e favorire la protezione dell'ambiente marino (queste, è
quasi inutile dirlo, sono due facce della stessa medaglia e quindi
elementi inseparabili) ha introdotto il Codice ISM -International
Safety Management Code- che regola i diversi aspetti che interessano
la nave sotto il profilo degli standards operativi e organizzativi
della gestione delle attività di terra e di bordo.
Tale Codice è stato inserito nella Convenzione SOLAS come
capitolo IX e, per le navi cisterna, ed altri tipi di nave, è
entrato in vigore internazionalmente a partire dal 1° luglio
di quest'anno.
Questa data è stata stabilita a livello internazionale;
a livello nazionale la nostra Amministrazione, devo dire con
una notevole lungimiranza, ha anticipato tale scadenza di un anno
e infatti le nostre Società armatrici di navi cisterna
sono già in regola con tale normativa dal 1° luglio
dell'anno scorso.
ISM Code
Il Codice ISM è senza dubbio una grossa novità nel
panorama delle iniziative finora intraprese nel campo della sicurezza
della navigazione e della protezione ambientale poiché,
a differenza di quanto normalmente fatto sinora, esso non comporta
interventi sulla struttura delle navi o nuovi modelli di costruzione
o aumenti e modifiche delle attrezzature di sicurezza, ecc..
Esso rappresenta invece il momento di arrivo di un processo di
maturazione che a livello internazionale ha rivolto una maggiore
attenzione all'elemento umano, quale anello particolarmente delicato
della catena della sicurezza in mare ed è evidente che
se si riesce ad ottenere un successo consistente su questo piano,
si viene a ridurre drasticamente la percentuale assoluta degli
incidenti in mare nella cui causa l'elemento umano pesa,come detto
prima, per un buon 64%.
In quest'ottica ci sembra che l'abbinamento tra la precedente
politica focalizzata sull'aspetto costruttivo/strutturale e delle
dotazioni della nave e questo nuovo processo che si indirizza
esclusivamente verso l'innalzamento dello standard operativo e
organizzativo della sua gestione costituisca la vera strategia
vincente per il futuro.
E, come detto, le nostre compagnie di navigazione sono state
tra le prime a dotarsi delle nuove procedure e ad ottenere i
certificati che attestano la loro conformità ai criteri
espressi dal Codice ISM.
Comunque numerose altre Compagnie di navigazione, su base volontaria
e in anticipo sulla data di entrata in vigore, hanno già
da tempo intrapreso questa strada.
La reale portata dei cambiamenti introdotti dal Codice ISM forse
non è stata ancora sufficientemente compresa neanche nell'ambito
degli addetti ai lavori.
Il Codice infatti collega i criteri della Certificazione di Qualità
propri dell'industria a quelli tipici dell'attività di
gestione di una compagnia di navigazione e individua procedure
organizzative tali da consentire al binomio ufficio/nave di affrontare
in modo razionale, costante, coerente e codificato sia l'ordinaria
operatività sia le situazioni di emergenza.
L'importanza di questa innovazione è fondamentale in quanto
si viene a puntare il riflettore, forse per la prima volta, su
un fattore immateriale e prevalentemente culturale che deve essere
proprio di tutta la comunità marittima internazionale,
quale è la cultura e l'educazione alla sicurezza.
Questa nuova sfida, che va oltre il tradizionale concetto di sicurezza,
è fonte di un grosso impegno per tutto l'armamento italiano
e forse soprattutto per esso, perchè impone di operare
secondo una disciplina precisa e linee guida ben individuate e
costanti, mettendo categoricamente al bando tutte quelle iniziative
personali fantasiose, intelligenti, ingegnose, brillanti e altri
simili aggettivi ma in pratica indisciplinate e individualiste
che, per stereotipo, caratterizzano il comportamento tipico dell'italiano.
Superando anche tali difficoltà caratteriali l'armamento
italiano, che come detto in gran parte già opera secondo
i criteri del Codice, ha formalizzato con le necessarie certificazioni
i seguenti criteri:
- prevedere sicure procedure nelle operazioni della nave in
un sicuro ambiente di lavoro;
- stabilire efficaci contromisure per tutti i rischi identificati;
- sviluppare una costante qualificazione e addestramento del
personale di bordo e di terra;
- definire con chiarezza l'attribuzione di compiti e responsabilità
anche attraverso una comunicazione chiara, precisa e univoca,
per quelle operazioni la cui non corretta esecuzione potrebbe
provocare gravi conseguenze sia per l'ambiente che per la sicurezza
della navigazione.
Con queste premesse i risultati attesi dall'applicazione del Codice
ISM dovrebbero crescere nel tempo in maniera esponenziale sotto
la spinta dei continui miglioramenti consentiti dall'adattamento
delle procedure in funzione del più efficace perseguimento
degli obiettivi menzionati.
E' difficile quantificare un ritorno economico per le Compagnie
di navigazione da questa razionalizzazione e riorganizzazione
delle procedure. E' più facile al momento indicare il maggior
costo necessario per raggiungere questo più elevato standard
operativo. Eppure riteniamo che, allargando la nostra esperienza
ad un sistema di Qualità Totale, si possa arrivare ad avere
nel tempo anche un ritorno economico visibile per la Compagnia
dovuto ad una gestione più standardizzata e meno dispersiva
con una radicale diminuzione delle spese occulte dovute alla disorganizzazione;
tale vantaggio economico a mio parere si estenderà indirettamente
anche agli Stati costieri in considerazione dei prevedibili minori
oneri di intervento e di risanamento ambientale.
Peraltro per il conseguimento di tali risultati, accanto all'impegno,
evidente e gravoso, delle Compagnie di navigazione è indispensabile
una effettiva azione e collaborazione delle Amministrazioni affinché
il Codice non si trasformi in un mero esercizio cartaceo destinato
ad un adempimento formale e burocratico ma assuma la veste di
una nuova cultura della sicurezza e diventi un modo di essere
e di operare dell'intera comunità marittima internazionale.
La strategia è giusta e i risultati, benchè non
immediati, saranno certi e tangibili.
Roma, 18 settembre 1998
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