Convegno
IL MEDITERRANEO E LO SVILUPPO SOSTENIBILE
SUL MARE, NEL MARE, PER IL MARE
Genova 21,22 settembre 1998
Sviluppo dei traffici marittimi e delle attività portuali
nel Mediterraneo
Dr. Luigi Robba Segretario Generale dell'Associazione Porti Italiani
(Assoporti)
Genova 21 settembre 1998
Sostenuto da un'espansione del commercio mondiale, l'interscambio
marittimo di merci è cresciuto in tutti i continenti e
per l'Unione Europea, la quale si è confermata nel 1997
come la principale protagonista dell'interscambio mondiale di
merci, oltre il 70% (cioè circa 1.150 milioni di tonnellate
di merce) degli scambi con le altre aree economiche continentali
si effettua via mare.
I flussi commerciali marittimi intra ed extra mediterranei riguardanti
i paesi affacciati in tale area hanno superato nel 1996 i 650
milioni di tonnellate di merci e in detto ambito, l'Italia occupa
una posizione preminente...
Il Mediterraneo si presenta oggi in una posizione nuova, con riguardo
soprattutto ai trasporti intercontinentali di merci containerizzate,
suscettibile anche di un deciso miglioramento rispetto allo squilibrio
nei confronti del nord Europa....
La domanda di movimentazioni nei porti contenitori ha avuto negli
ultimi 10 anni un elevato trend di incremento, con una particolare
accelerazione negli ultimi 5 anni, superando largamente tutte
le previsioni formulate agli inizi degli anni '90.
Nell'area mediterranea, che si colloca in quella direttrice dei
traffici mondiali (Europa - estremo oriente) che ha avuto negli
anni recenti il più elevato tasso di crescita, l'andamento
delle movimentazioni portuali nell'ultimo triennio ha contrassegnato,
per ciò che concerne i contenitori, una forte crescita
(+36% circa)...
Non sono però da sottovalutare altri flussi di traffico,
sia per merci varie tradizionali sia per le rinfuse secche sia
per i prodotti petroliferi, che, tra l'altro, hanno mostrato nell'ultimo
quinquennio un complessivo aumento negli scali nazionali, seppure
con andamento discontinuo. Come noto, l'Italia è un forte
trasformatore di materie prime e queste ci pervengono in larghissima
misura via nave stivate alla rinfusa.
Inoltre va ricordato che il traffico delle merci nei porti italiani
con provenienza e destinazione in paesi dell'area mediterranea
(Short Sea Shipping) riguarda circa 157 milioni di tonnellate
merci movimetate (imbarco+sbarco), di cui circa 116 milioni per
prodotti petroliferi, con transazioni economiche abbastanza significative,
oltre che con la Grecia, con i paesi del Mar Nero, con la Turchia,
Israele, Spagna, Francia e Algeria.
Per quanto si riferisce poi al traffico marittimo di cabotaggio
domestico (merci e passeggeri) nel bacino mediterraneo ma anche
a livello europeo l'Italia presenta le cifre più alte,
grazie alla sua configurazione costiera; oltre 60 milioni di tonnellate
di merci trasportate via mare (ove prevalgono però nettamente
- per circa il 45% - i prodotti petroliferi) e circa 21 milioni
di passeggeri (cifre queste che si raddoppiano se si considerano
le movimentazioni portuali). Ma pure la Spagna presenta cifre
consistenti con 40 milioni di tonnellate circa di merci e più
di 6 milioni di viaggiatori.
Ritornando alla merceologia ritenuta più interessante (i
contenitori), le previsioni a suo tempo condotte da alcuni istituti
di ricerca indicavano nel periodo 1997 - 2008 una crescita globale
dei traffici tra il 4% ed il 5% medio annuo, con una quota più
elevata per le merci in container pari a circa il 6,5% medio annuo.
La stima dei traffici da/per l'Europa è prevista leggermente
superiore a tale media. Per il Mediterraneo si prevedono a seconda
degli scenari tassi di crescita in media per anno oscillanti tra
il 7% ed il 9%.
Esaminando poi il trend dell'ultimo biennio, si nota che il transhipment
(e relativi servizi feeder) ha prodotto un incremento di traffici
nel bacino del Mediterraneo. Premesso che il transhipment costituisce
una risposta, sul piano dell'organizzazione del servizio di linea,
al problema dell'aggregazione dei flussi di domanda finalizzata
alla massimizzazione del grado di utilizzo delle navi di grandi
dimensioni impiegate nei trasporti intermodali, va sottolineato
che il Southern Range europeo è l'ambito in cui le operazioni
di transhipment hanno manifestato i maggiori tassi di sviluppo.
Infatti nei principali scali hub del Mediterraneo interessati
da questo traffico (cioè Algeciras, Marsaxlokk, Damietta
e Port Said, Limassol e Larnaca, Gioia Tauro) si è passati
da circa 1.380.000 teu nel '92 al superamento di 4.600.000 teu
movimentati nel '97. Le previsioni formulate indicano per i prossimi
anni buoni tassi di sviluppo del transhipment nel Mediterraneo;
ciò appare confermato dalla rinnovata attenzione che le
grandi compagnie di linea stanno attribuendo al Mediterraneo.
Inoltre, esaminando le dinamiche dei servizi Europa/Far East,
così come di quelli delle navi giramondo o dei servizi
"pendulum" si osserva da un lato che ancor oggi
vi sono parecchi vettori i quali, pur attraversandolo, non effettuano
alcuna toccata nel Mediterraneo, dall'altro lato sono in maturazione
scelte nel senso di compiere almeno una toccata in un porto principale
posizionato e servito convenientemente.
Quanto sopra va visto anche come fonte di opportunità per
i principali porti continentali dell'area (es. Genova).....
Vi sono poi almeno altre due ragioni che inducono a ben sperare
in avvenire per l'incremento delle attività marittime e
portuali nel Mediterraneo, con tutto il carico positivo che si
riverbera sull'indotto del settore marittimo portuale, come posto
in evidenza dal "rapporto sull'economia del mare"
curato dal Censis, e cioè:
- le azioni proposte dall'Unione Europea per il partenariato
verso i paesi terzi del Mediterraneo (i cosiddetti P.T.M.), nella
prospettiva di creazione al 2010 della cosiddetta "zona
di libero scambio";
- la volontà dichiarata più volte nei documenti
della Commissione Europea di sviluppare il trasporto marittimo
"a corto raggio" in Europa e quindi nel Mediterraneo
a supporto e per il conseguimento di una mobilità sostenibile.
Con la comunicazione del luglio 1995, infatti la Commissione U.E.
ha enunciato le linee strategiche finalizzate allo sviluppo del
trasporto marittimo a corto raggio in sintonia col perseguimento
della mobilità sostenibile di merci e passeggeri, affrontando
tre tematiche:
- miglioramento della qualità e dell'efficienza dei servizi
del trasporto marittimo a corto raggio,
- miglioramento dell'efficienza e delle infrastrutture dei porti,
- preparazione del trasporto marittimo a corto raggio per un'Europa
ampliata....
In questo contesto, che è in una fase evolutiva ma di sviluppo,
risulta determinante, oltre al miglioramento della qualità
dei servizi, la capacità di pianificare e realizzare per
tempo adeguati interventi infrastrutturali; essi, per quanto riguarda
l'Italia attengono interventi sia a livello portuale, sia in ordine
ai collegamenti terrestri, soprattutto ferroviari, il cui stato
di arretratezza e saturazione non permette di sostenere le tendenze
evolutive della domanda, né sotto il profilo quantitativo
né sotto il profilo degli standards delle prestazioni.
La rimozione di criticità lungo la catena logistica, da
ottenersi anche tramite una migliore comunicazione tra gli operatori
interessati ai diversi livelli, assume caratteri di necessità,
ove si considerino la rapidità dei mutamenti in atto sul
mercato nonché l'aumentare delle risorse impiegate nella
catena logistica da parte dei concorrenti paesi nordeuropei, sinora
di fatto agevolati, anche da scelte dell'Unione Europea in tema
di priorità per la realizzazione di progetti TEN.....
Venendo ora brevemente a toccare gli argomenti della sicurezza
marittima ed ambiente, si ricorda che nel settore marittimo e
portuale l'Unione Europea punta al raggiungimento di un ambizioso
obiettivo: l'applicazione uniforme delle norme di sicurezza internazionali
e comunitarie nonché il loro agevole controllo. La questione
riguarda non solo le navi, ma ha anche diretta incidenza sui porti,
poiché si richiede loro di garantire un elevato livello
di servizi portuali (pilotaggio, rimorchio, ormeggio, ecc.). A
tale scopo la Commissione intende promuovere l'applicazione armonizzata
delle disposizioni dell'IMO relative alla movimentazione dei carichi:
la loro applicazione obbligatoria da parte degli operatori delle
navi e dei terminali ed il controllo di attuazione da parte dello
Stato di approdo migliorerebbe sensibilmente la sicurezza nel
settore. In campo ambientale la Commissione UE ha recentemente
diramato una proposta di Direttiva sull'utilizzo degli impianti
per la raccolta dei rifiuti da navi nei porti europei, sia per
migliorarne funzionamento e disponibilità sia per garantirne
un uso ottimale da parte delle navi. La Commissione inoltre richiama
l'attenzione sulle necessità di rafforzare la prevenzione
degli scarichi di petrolio in mare connessi al funzionamento delle
navi, mediante controlli ad ampio raggio e strumenti giuridici
di intervento più efficace.
In tema ambientale e di rapporti tra il porto e l'ambiente circostante
va citata poi la pubblicazione da parte dell'ESPO (European Sea
Ports Organisation) di un codice di condotta che fornisce indicatori
di qualità per un'azione di programmazione riguardante
la protezione dell'ambiente nelle zone portuali. Inoltre, recentemente
con il progetto ECO-Information European Ports (proposto nel quadro
del programma "Transport" della Commissione Europea)
diversi porti comunitari, tra i quali figurano Genova, Barcellona
e Marsiglia, sulla spinta di garantire una localizzazione ideale
alle tipologie di attività industriali, puntano a raccogliere,
condividere ed applicare le informazioni ambientali di cui necessitano,
al fine di ricercare soluzioni efficienti ed economicamente valide
a problematiche ambientali.
Circa poi più in generale il rapporto tra porto e città
sembra ormai finito il tempo della separazione tra waterfront,
moli, banchine ed il resto della vita e comunità cittadina.
Quelle che per lungo tempo furono considerate due entità
separate vanno viste in un'ottica di reciproca collaborazione.
E' infatti riconosciuta sempre più l'importanza di un rapporto
sinergico tra le strutture e le attività tipicamente portuali
con le potenzialità commerciali, industriali, di servizio
(compresi i servizi assicurativi, bancari-finanziari, telematici,
ecc.), ma anche culturali all'interno di una stessa realtà
urbana.
Inoltre, si osserva che i grandi porti e le rispettive città
portuali non possono considerarsi come semplici anelli della catena
logistica e cioè luoghi di mero transito delle merci, essi
si qualificano da un lato disponendo ed attrezzando aree di distripark,
cioè di stoccaggio, manipolazione/trattamento e distribuzione
delle merci e dall'altro lato devono disporre di un patrimonio
di servizi e professionalità a supporto delle attività
marittime.....
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