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Napoli, Genova, Venezia e Civitavecchia: porti a confronto
In un incontro alla Camera di Commercio di Napoli si è parlato di competitività e di cooperazione tra gli scali
17 febbraio 1998
Nel 1998 i dati statistici indicheranno probabilmente se la crescita dei traffici nei porti italiani è destinata a continuare o a stabilizzarsi. Non a diminuire: almeno sino ad ora nessuno ha pronosticato risultati negativi. I porti italiani intanto affilano le armi per acquisire ulteriori traffici o per attirare quelli del porto vicino: l'obiettivo minimale è mantenere la posizione raggiunta nella classifica del '97.
Nel confronto tra i porti di Napoli, Genova, Venezia e Civitavecchia, organizzato dalla Camera di Commercio napoletana, i presidenti delle rispettive Autorità Portuali, Francesco Lauro, Giuliano Gallanti, Claudio Bonicciolli e Francesco Nerli, hanno parlato proprio delle sfide che attendono i loro scali nei prossimi mesi.
'Competizione' è diventata la parola d'ordine soprattutto in campo nazionale, come hanno confermato i quattro presidenti, ed è ormai chiaro che qualsiasi porto per sostenere la concorrenza ha necessità di stabilire alleanze strategiche con partner che abbiano interessi comuni. Nel Mediterraneo l'intesa Barcellona - Genova - Marsiglia sembra quella più accreditata a porsi come rappresentante degli interessi degli operatori portuali sudeuropei in sede comunitaria. E l'incontro di Napoli può essere letto come un passo verso una più stretta comunione di intenti tra Napoli, Genova, Venezia e Civitavecchia. Porti che nello scorso anno hanno raggiunto significativi risultati di traffico: dal milione e 180 mila teu di Genova, ai 430 mila e passa croceristi transitati a Napoli.
I presidenti hanno parlato di cooperazione, lo stesso messaggio che il ministro dei Trasporti e della Navigazione Claudio Burlando continua a lanciare ai rappresentanti dei porti italiani. Ma la ricerca di strategie comuni sembra interessare ancora poco agli scali nazionali, occupati a risolvere problemi di organizzazione interna.
Francesco Nerli, presidente dell'authority portuale di Civitavecchia e di Assoporti, ha detto che "i risultati acquisiti indicano che nel Mediterraneo il sistema portuale può attrarre grandi quantità di traffico. Può diventare la porta dell'Europa verso l'esterno. C'è bisogno però che tutti i soggetti protagonisti della rinascita, a partire dall'Autorità Portuale, siano messi in condizione di svolgere il loro ruolo. E' quindi necessario riconoscere una crescente autonomia e capacità finanziaria alle stesse Autorità Portuali".
Una richiesta avanzata per contrastare lo svuotamento di potere che minaccia gli enti portuali, delegati a gestire nel complesso le operazioni ma impossibilitati a influire sostanzialmente sulle scelte strategiche che garantiscono lo sviluppo dei porti.
La capacità operativa e imprenditoriale dei terminalisti è oggi determinante per stabilire il grado di efficienza di uno scalo: i recenti ingressi sulla scena italiana della Port of Singapore Authority (PSA) e della P&O Ports sono stati accolti giustamente come una patente di attendibilità assegnata al nostro sistema portuale.
Ma nei prossimi mesi le possibilità di crescita saranno legate alla validità delle infrastrutture di collegamento che fanno di un porto un vero sistema logistico. Mantenere una posizione di rilievo in campo regionale o interregionale consente di essere privilegiati nelle scelte di potenziamento della rete ferroviaria e di quella stradale.
Come dire che la strada verso la cooperazione è ancora tutta in salita.
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