«Pensavo che la zona franca a Genova potesse essere importante per gli operatori italiani ed europei: evidentemente mi sono sbagliato». Le parole del professor Victor Uckmar sembrano un epitaffio per la società costituita per realizzare nel porto genovese un'area libera da vincoli doganali e da lui presieduta, la Zona Franca srl, partecipata da Porto di Genova spa (15,1%), Filse spa (15,1%), Comune di Genova (15,1%), Provincia di Genova (15,1%), Nuova Darsena srl (15,1%), Camera di Commercio di Genova (13,5%) e Carige spa (11%). Illustrando oggi nella sede dell'ente portuale genovese a Palazzo San Giorgio le prospettive della società Zona Franca alla luce dell'ultima assemblea svoltasi a un decennio dalla sua costituzione, Uckmar ha infatti lamentato soprattutto la mancata risposta da parte delle imprese italiane, che non hanno colto le opportunità offerte a Genova. Assenza di un effettivo interesse che ha indotto a porre interrogativi sull'eventualità di uno scioglimento della società.
Alcune note sull'attività della Zona Franca ricordano l'inserimento nell'ambito della legge 202/91 - su sensibilizzazione della società - di una disposizione relativa all'autorizzazione ad istituire una zona franca nell'ambito delle aree sottoposte alla giurisdizione dell'allora Consorzio Autonomo del Porto a ponente di calata Sanità. Un successivo studio affidato all'Università Bocconi, consegnato nel novembre 1997, aveva evidenziato un notevole interesse per l'iniziativa da parte di imprese del settore della logistica e della distribuzione. La seguente attività promozionale della società aveva però trovato un ostacolo al proprio sviluppo nella vicenda connessa alla liberazione delle aree di Cornigliano, tuttora occupate dagli stabilimenti siderurgici. La Zona Franca ricorda però che l'accordo di programma firmato lo scorso 29 novembre prevede la dismissione delle attività siderurgiche a ciclo integrale di Cornigliano e la liberalizzazione di un complesso di aree il cui nucleo principale, pari a 290.000 metri quadrati, è destinato a tornare nella disponibilità dell'Autorità Portuale per l'insediamento di funzioni logistiche al servizio del bacino di Sampierdarena.
Le nuove prospettive hanno indotto la società Zona Franca a non demordere. Sono state formulate quindi nuove proposte, in particolare da parte di Marino Abbo e Sebastiano Gattorno. E' necessario utilizzare le aree portuali al meglio, ha spiegato Gattorno ricordando la necessità di recepire quanto offre la tecnologia - telematica, internet, ecc. - soprattutto per la velocizzazione delle operazioni commerciali. «Le imprese - ha aggiunto Gattorno - stanno cercando delle basi logistiche, e queste aree devono avere dislocazioni precise: nei porti o vicino alle grandi città», e a Genova esistono aree che soddisfano ambedue le condizioni.
La realizzazione di una base logistica - ha rilevato Abbo - è importante anche dal punto di vista occupazionale e il comprensorio potrebbe dare lavoro a 2.000-2.500 addetti diretti.
Il futuro del polo logistico di Cornigliano non è però evidentemente così certo, visto che Uckmar - parlando a titolo personale - ha auspicato che non avvengano «scippi» come è accaduto per la zona della Fiumara, un'area vicina alle banchine che è non è stata assegnata al porto. Abbo ha ricordato anche il 'caso' dell'area occupata dalle ex fonderie di Multedo: posta alle spalle del porto petroli, dove è previsto l'insediamento di un polo alimentare, ha una superficie di 60.000 metri quadrati. Invece di essere destinata al porto è contesa da alcuni supermercati.
Sussistono però alcune speranze. Le basi su cui elaborare il progetto - si legge infatti nelle note della società Zona Franca - paiono fondate su elementi di rilievo quali la disponibilità di aree pregiate in termini di possibili insediamenti di imprese logistiche, nonché sulla possibilità di assoggettare le aree in questione al regime di zona franca, laddove esso si confermi elemento di interesse per il mercato.
B.B.
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