- Il presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Mario Mattioli, non ama evidentemente affrontare il problema di petto, né chiamarlo con il proprio nome. Il problema in questione, con cui attualmente si deve confrontare l'armamento italiano, è quello dell'entrata in vigore nei giorni scorsi del decreto legislativo n. 221 del 29 ottobre 2016 in materia di incentivi fiscali, previdenziali e contributivi in favore delle imprese marittime, che relativamente alle navi traghetto ro-ro e ro-pax impiegate su rotte di cabotaggio italiane limita i benefici fiscali del Registro internazionale alle unità navali che imbarcano esclusivamente personale italiano o comunitario.
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- Oggi, in occasione della sessione privata dell'assemblea della Confitarma, Mattioli ha affermato che «l'incontro odierno vuole anche essere un'occasione per ribadire alcune preoccupazioni che scaturiscono da numerose e disordinate iniziative mediatiche - che oserei definire anche un po' maliziose - che, prendendo strumentalmente spunto da preoccupazioni di natura occupazionale, rischiano di compromettere le basi dello sviluppo della nostra flotta».
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- Oltre ad essere un tantino criptico sulla fonte di queste «preoccupazioni di natura occupazionale», Mattioli appare altrettanto elusivo sull'origine delle «preoccupazioni che scaturiscono da numerose e disordinate iniziative mediatiche». Anche in questo caso, però, non sembra affatto lontana dalla realtà l'ipotesi che il presidente della Confitarma si riferisca all'esultanza per l'entrata in vigore dell'emendamento Cociancich espressa dall'armatore Vincenzo Onorato, che si è fatto paladino della tutela dei posti di lavoro dei marittimi italiani e che, dopo aver festeggiato la vigenza della norma, nei giorni successivi ha denunciato che «su numerose navi battenti bandiera italiana, e beneficiarie dei vantaggi del Registro internazionale marittimo, continuano a essere imbarcati e a lavorare marittimi extra-comunitari» ed ha chiesto con urgenza un intervento del Ministero competente e delle Capitanerie di Porto.
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- Più che scintille, quelli tra Onorato e la Confederazione sono lapilli eruttati da un vulcano assai attivo ormai da tempo, anche da prima che l'armatore decidesse due anni e mezzo fa di uscire sbattendo la porta da Confitarma e poi di aderire con le sue compagnie Moby, Tirrenia e Toremar alla nuova associazione armatoriale italiana AssArmatori nata all'inizio di quest'anno. In questi lunghi mesi lo scontro, incentrato sulla nazionalità degli equipaggi, ha contrapposto principalmente Onorato ed Emanuele Grimaldi, past president di Confitarma e alla guida del gruppo armatoriale Grimaldi che è tra i leader internazionali nel trasporto ro-ro e ro-pax.
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- L'attuale presidente della Confitarma non sembra voler prendere di punta la questione, anche se le sue parole - come altre precedenti - confermano la persistenza della posizione della Confederazione rispetto alle norme che riguardano la fiscalità e gli equipaggi: «come presidente di Confitarma - ha affermato Mattioli - non sono alla ricerca di consensi ma per riconoscere e celebrare il successo di tutti noi e di tutti voi. Per questo ho il dovere di dire che un irrigidimento della composizione degli equipaggi in termini di nazionalità, pur con apparenti benefici conseguenti soprattutto per la media e bassa forza, in realtà appesantirebbero il gap competitivo già esistente tra la nostra e le altre bandiere comunitarie, spingendo il nostro naviglio all'estero. Pertanto - ha precisato Mattioli - ci raccomandiamo con gli alti rappresentanti dell'amministrazione di monitorare le future iniziative che potrebbero incanalarsi nella prossima manovra finanziaria al fine di scongiurare un tale esiziale pericolo».
- Pericolo per una flotta nazionale di cui oggi Mattioli ha evidenziato la rilevanza: «oggi - ha osservato - la flotta di bandiera italiana è tra le principali al mondo con 16,3 milioni di tonnellate di stazza e posizioni di leadership o di assoluto rilievo nei settori più sofisticati quali unità ro-ro, navi da crociera, navi per prodotti chimici. Grazie agli oltre 30 miliardi di euro investiti negli ultimi 10 anni dagli armatori italiani, la flotta è cresciuta in quantità e migliorata in qualità e nel panorama mondiale è una delle più giovani e moderne».
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- Mattioli ha voluto evidenziare il ruolo per il rilancio della flotta mercantile italiana svolto dal Registro internazionale che è stato istituito con la legge n.30 del 1998 di cui nel 2018 cade il ventesimo anniversario, ricorrenza che la Confederazione oggi ha onorato con un incontro intitolato “Il Registro Internazionale: 20 anni di straordinaria attualità”. «Celebrare un anniversario - ha detto il presidente della Confitarma - vuol dire che dobbiamo far tesoro di quello che abbiamo imparato, riflettere sul presente e soprattutto prepararsi al futuro. Grazie a quella legge, istitutiva del Registro internazionale, oggi la flotta mercantile è competitiva, giovane e composta di navi di nuova tecnologia ed eco-compatibili e possiamo contare su un cluster marittimo di grande rilevanza per l'economia e l'occupazione del nostro Paese».
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- Tra gli intervenuti, Stefano Zunarelli, professore ordinario Dipartimento di Scienze Giuridiche, si è soffermato sulle linee guida europee che dal 1997 sono state alla base del rilancio delle flotte dei Paesi membri dell'UE ed alle quali anche l'Italia si è ispirata, rispettandone in pieno i dettami ed ha rilevato che non bisogna mai perdere di vista l'obiettivo di fondo che ha dato origine alla legge 30 del 1998, cioè garantire alle navi italiane di poter competere con navi iscritte in altri registri altrimenti si rischia di perdere il motivo stesso per cui il Registro internazionale è stato istituito.
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- B.B.
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