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Un tema dibattuto sino ad alcuni anni or sono era il riappropriamento, da parte delle città di mare, degli spazi che erano stati dismessi dalle operazioni portuali. Il calo dei traffici poneva il problema del riutilizzo di aree lasciate libere da aziende che avevano cessato, ridotto o trasferito le proprie attività.
Ma c'è stata un'inversione di tendenza: la quantità delle merci è tornata a crescere e anche il settore turistico ha ripreso slancio. Gli spazi sono tornati ad essere necessari, vitali per le società portuali e per le altre categorie del trasporto: c'è bisogno di aree di sosta, di magazzini, di percorsi di transito agevolati e di altre infrastrutture.
Le città portuali stanno quindi affrontando il delicato problema del rapporto tra la multiforme 'industria porto' e i cittadini, l'urbanistica, il territorio. Savona ha deciso di programmare il suo sviluppo con una pianificazione valida alcuni anni. Lo scalo ha d'altronde già modificato la sua fisionomia, con lo spostamento della parte commerciale verso la zona degli Alti Fondali, mentre le banchine nel cuore della città, a contatto con il centro storico (Darsena Vecchia), sono state occupate dal traffico crocieristico, turistico e della nautica da diporto. Una suddivisione che il progetto dell'Autorita Portuale, denominato "Savona vitale", intende promuovere e favorire.
Il presidente dell'ente portuale, Giuseppe Sciutto, ha presentato oggi l'iniziativa sottolineando che il piano è stato elaborato in un momento fortunato, visto che sono disponibili finanziamenti per effettuare opere importanti per lo sviluppo del porto. La cifra ipotizzata è di circa 350 miliardi di lire, costituiti sia da finanziamenti pubblici che da investimenti del settore privato. Gli interventi - ha detto Sciutto - "privilegeranno le possibilità occupazionali" e si potranno creare 600 posti di lavoro, nell'ipotesi minimale, o addirittura 900. Una cifra significativa, visto che oggi sono circa 1.100 gli addetti occupati in attività portuali.
Il progetto, che ha come obiettivi la temporizzazione sul breve, medio e lungo termine, la formulazione del piano regolatore portuale e la definizione del livello di sinergie da attivare con gli altri porti liguri, italiani, mediterranei ed europei, è suddiviso nelle due grandi aree portuali della città.
Viene analizzato innanzitutto il recupero funzionale del bacino di Savona che, per il settore turistico, prevede:
- la destinazione diportistica della Darsena Vecchia
- la realizzazione di un approdo turistico sul litorale fra Savona e Albisola
- la realizzazione di un polo di imprese artigiane specializzate nell'allestimento di imbarcazioni
- il consolidamento di un operatore di rilievo nella cantieristica da diporto
In questo ambito il piano regolatore portuale stabilisce la realizzazione di una struttura dedicata alla nautica da diporto all'imbocco del bacino di Savona che consentirà di aggiungere 700 nuovi posti barca (considerando una taglia media di 12 metri per imbarcazione) ai 700 attualmente disponibili. I lavori partiranno entro il primo semestre del 1999 e riguarderanno anche 25.000 metri quadrati di aree a terra e 400 parcheggi per autovetture.
Il settore crociere potrebbe invece avvantaggiarsi della realizzazione di una stazione marittima. Il porto di Savona ha infatti raggiunto un volume di 100.000 passeggeri, numero che ha rivelato per l'ente portuale "potenzialità e limiti che condizionano lo sviluppo di questo traffico". Si tratta infatti di una crescita esponenziale, considerando che questa attività è stata avviata da appena un anno con l'inaugurazione del terminal crociere del 1° novembre 1996.
Nel settore commerciale si punterà invece, per i traffici tradizionali (prodotti della foresta e acciai), al potenziamento delle infrastrutture specializzate, con la ristrutturazione dei capannoni industriali, con il recupero di aree liberate dal trasferimento di alcune attività a Vado Ligure e con l'utilizzazione dei nuovi spazi disponibili con il completamento della Darsena Alti Fondali.
Per quest'ultima area portuale il progetto prevede due alternative. La prima ipotesi riguarda il potenziamento del terminal rinfusiero sulle nuove aree della Darsena Alti Fondali, proposta che mira a recuperare i traffici persi per "l'obsolescenza delle strutture" del terminal carbone di Miramare. Un'iniziativa - sottolinea l'ente portuale - legata a una valutazione da effettuarsi con il contributo degli altri scali liguri e degli operatori commerciali. L'authority è infatti impegnata nella ricerca di investimenti privati (50 miliardi di lire) che, con i 70 miliardi messi a disposizione dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), consentiranno la realizzazione di un nuovo terminal rinfuse. All'apposito bando internazionale hanno risposto sei soggetti: tre stranieri e tre italiani. Tra questi ultimi - ha detto Sciutto - c'è la stessa società Funivie che ha in concessione il terminal di Miramare fino al 2005. Un altro soggetto nazionale è invece strettamente "tecnologo", con un interesse specifico nella gestione del terminal, e "non si può quindi proporre da solo".
La seconda ipotesi prefigura invece la Darsena Alti Fondali senza l'insediamento del terminal rinfuse. Un'area destinata ai traffici dei prodotti forestali, della cellulosa, dei prodotti siderurgici, all'ormeggio delle navi multipurpose, e aperta anche a nuove tipologie merceologiche.
Per il potenziamento del sistema portuale di Vado Ligure il progetto fonda le proposte sulla convinzione che "iniziative e investimenti su Vado hanno motivazioni autonome e indipendenti dall'evoluzione dello scalo di Savona". A Vado "esistono significativi margini per l'espansione delle opere marittime che nel capoluogo, invece, troveranno il loro assetto definitivo con il completamento della Darsena Alti Fondali". L'Autorità Portuale ricorda infatti la felice collocazione di questa zona "rispetto al tessuto urbano, a causa della posizione decentrata e della presenza di efficienti infrastrutture di raccordo con la rete autostradale e ferroviaria".
L'interporto ha un ruolo primario nello sviluppo del porto di Vado. Una realizzazione che, "pur avendo costituito per lungo tempo l'unica struttura logistica italiana contigua ad uno scalo marittimo, non ha potuto ancora esercitare appieno la fondamentale funzione di anello di congiunzione intermodale tra il porto e i mercati interni". Per il suo potenziamento la Vado Intermodal Operators (VIO), società controllata dalle Ferrovie dello Stato (FS), ha in programma investimenti per 40 miliardi di cui 21 coperti da finanziamenti del ministero dei Trasporti.
Oltre alla piena operatività dell'interporto, e al progetto di istituzione di una zona franca, il piano per Vado è incentrato sullo sviluppo delle strutture terminalistiche dei traghetti, della frutta, delle rinfuse e dei contenitori.
All'inizio di quest'anno sono stati trasferiti da Genova a Vado i servizi traghetto della Corsica Ferries (inforMARE del 29 dicembre). In aggiunta alle linee, che dovrebbero garantire 550 toccate all'anno, la società armatrice del gruppo Tourship porterà a Savona anche il centro direzionale della compagnia. Rinvigorita da questo successo l'ente portuale punta fortemente su un ulteriore incremento dei traffici passeggeri e nel progetto sono previsti investimenti per 6 miliardi di lire. Soldi destinati alla realizzazione, da attuarsi in due fasi (1997/1998 e 1999/2000), di quattro accosti: due da 200 metri (pescaggio -10 m), uno da 185 metri (pescaggio -15 m) e uno da 100 metri (pescaggio -10 m).
La novità dell'iniziativa riguarda soprattutto la coesistenza dei servizi traghetto con le attività legate al traffico cabotiero, che sarà rivolto ai collegamenti a corto raggio con la Spagna e soprattutto con l'Africa settentrionale e con le isole.
L'ente portuale ricorda quindi che per il Reefer Terminal (gruppo Orsero) è previsto un investimento di 4,5 miliardi per l'espansione dei magazzini, mentre per il terminal rinfuse (gestito dalla società Terminal Rinfuse Vado (TRV) presieduta da Franco Gattorno) si ribadisce che il suo futuro è "connesso all'evoluzione dell'analogo terminal di Savona".
Per Vado è prevista infine la realizzazione di un terminal contenitori del valore di 120 miliardi. Un'opera che l'ente portuale definisce "di particolare importanza strategica in considerazione del costante incremento dei flussi di merce containerizzata attraverso il bacino del Mediterraneo". Il terminal, che non potrà essere realizzato prima del 2003, impiegherà "non meno di 60 addetti".
Bruno Bellio
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