Fusione in Spagna tra i cantieri navali militari Bazán e quelli civili Astilleros Españoles. Previsto un risanamento del deficit del nuovo gruppo in tre anni

Il governo spagnolo ha deciso di effettuare la fusione dei cantieri navali civili Astilleros Españoles (AESA) con quelli militari Bazán. L'operazione è stata approvata ieri dal consiglio d'amministrazione del gruppo pubblico SEPI (Sociedad Estatal de Participaciones Industriales), che fa capo al ministero delle Finanze e che controlla interamente le due società cantieristiche. L'esecutivo ha motivato la decisione con la necessità di far fronte alla concorrenza sleale delle industrie navali sudcoreane, dopo il fallimento dei tentativi dell'Unione Europea di porre rimedio alla situazione. Dall'Unione Europea però - ha ammesso il presidente della SEPI, Pedro Ferreras - è atteso il benestare sulla fusione. Il timore è anche che Bruxelles - che nei giorni scorsi ha posto sotto inchiesta la SEPI (inforMARE del 12 luglio) - si accanisca contro gli aiuti statali ai cantieri. Sovvenzioni che Ferreras ritiene indispensabili per mantenere la competitività dei cantieri europei.

Il nuovo gruppo cantieristico, di capitale interamente pubblico, sarà denominato Empresa Nacional Bazan de Construcciones Navales e diventerà operativo nel prossimo ottobre. Il gruppo si porrà al decimo posto nella graduatoria delle aziende del settore con 12 stabilimenti e 11.173 addetti. Il fatturato complessivo annuo si aggirerà sui 225.000 milioni di peseta, con esportazioni pari a 162.912 milioni di peseta e ordini per la fornitura di 35 navi (di cui 22 già in costruzione) per complessivi 638.000 milioni di peseta che garantiscono 17 milioni di ore di lavoro. Il 60% degli ordini è relativo alla costruzione di navi militari. Fa parte di questo carico di lavoro la commessa norvegese per la realizzazione di cinque fregate F-100, per un valore di 220.000 milioni di peseta, che costituisce l'ordine più consistente mai ricevuto dai cantieri spagnoli.
Il mercato potenziale sarà di circa 1,32 miliardi di peseta nel settore militare e di 600.000 milioni di peseta in quello civile.

Il programma di fusione prevede il risanamento del deficit accumulato dai cantieri pubblici entro tre anni. L'operazione è appoggiata dai sindacati, che comunque dovranno verificare nei prossimi mesi il piano industriale del nuovo gruppo.

Il presidente della SEPI ha affermato comunque che la fusione non comporterà la chiusura di alcun cantiere. Ferreras prevede che l'operazione consentirà un contenimento dei costi pari a circa 20.000 milioni di peseta, con investimenti fino al 2005 di 100.000 milioni di peseta. Lo scorso anno gli Astilleros Españoles hanno registrato un passivo di 20.000 milioni di peseta, mentre i Bazán hanno ottenuto un attivo di 500 milioni di peseta.

Ferreras ha inoltre auspicato che la fusione dei cantieri spagnoli apra la strada alla possibile integrazione del settore su scala europea, con la creazione di un gruppo cantieristico comunitario, sulla falsariga del consorzio aerospaziale europeo.