«La segnalazione dell'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato del 21 giugno 2023 lascia sgomenti».
Lo evidenziano Lorenzo Basso e Valentina Ghio, parlamentari del
Partito Democratico, riferendosi alla segnalazione dell'AGCM inviata
al presidente del Consiglio dei ministri e ai presidenti di Camera e
Senato in cui, in materia di operazioni portuali, si fa presente che
l'articolo 199 bis del decreto legge 34/2020 limiterebbe “gravemente
il diritto all'autoproduzione delle operazioni e dei servizi
portuali, rendendola un'opzione meramente residuale per i vettori
marittimi”. «La norma nasce - sottolineano Basso e Ghio
- per tutelare le imprese italiane che operano nei porti, sottoposte
alla tassazione e alla contribuzione ordinaria come tutte le imprese
italiane. L'AGCM insiste invece per consentire ai vettori marittimi
di svolgere le operazioni portuali col personale imbarcato sulla
nave. L'Autorità sembra non sapere che le imprese armatoriali
hanno trattamenti fiscali e contributivi di vantaggio rispetto alla
generalità delle imprese nazionali, in base alle norme sul
Registro internazionale e sulla tonnage tax. Eppure l'AGCM insiste
per favorire queste imprese a danno di tutte le aziende italiane
operanti nei porti. Colpisce ancor di più che in una fase di
fortissima concentrazione della proprietà dei terminals
portuali e di accentuata integrazione verticale della filiera
logistica, l'AGCM continui a mettere sotto lente di ingrandimento
una norma che rappresenta un valore irrisorio rispetto alle poste in
gioco degli interessi nazionali».
Assai critica rispetto a questo rilievo dell'AGCM anche
Uiltrasporti, secondo cui «l'intervento richiesto
dall'Antitrust al governo circa le limitazioni all'attività
di autoproduzione nelle operazioni portuali - denunciano il
segretario generale e il segretario nazionale dell'organizzazione
sindacale, Claudio Tarlazzi e Marco Odone - è «di una
gravità estrema». «A tratto generale - rilevano
Tarlazzi e Odone - nel nostro Paese regna il caos che non aiuta a
sviluppare condizioni economiche e sociali adeguate perché ci
troviamo costantemente nella condizione in cui il parlamento
legifera, poi si chiede ai tribunali amministrativi di confermare o
meno queste leggi e a questo si aggiungono le authority che
bypassano le competenze di entrambi invertendo anche con dubbie
finalità come in questo caso la segnalazione dell'Antitrust
per i porti». «L'Antitrust - osservano i rappresentanti
di Uiltrasporti - dovrebbe tutelare la sana concorrenza nel Paese,
mentre invece la vediamo intervenire in un modo che alimenta dubbi
rispetto alla genuinità delle considerazioni fatte».
«Per quanto riguarda la richiesta di limitare
l'autoproduzione - continuano i segretari della Uilt - oltre ad
esserci una norma di legge confermata di recente dal TAR della
Liguria in linea con i principi del diritto comunitario, che non
prevede che i vettori siano esclusi dall'autoproduzione, ma al
contrario siano autorizzati se in possesso di determinati requisiti,
gli stessi requisiti previsti per il rilascio delle autorizzazioni
alle imprese di imbarco e sbarco delle merci di cui all'articolo 16
(
del giugno
2023, ndr). Si tratta di una norma che fa chiarezza, tutela
il lavoro nei porti e i lavoratori marittimi, che rischierebbero di
essere iper sfruttati nelle fasi di operazioni a terra dopo quelle
di navigazione. Giova ricordare che se si toglie lavoro ai
lavoratori dei porti si ha inoltre un ricarico sulla fiscalità
generale perché a quei lavoratori deve essere corrisposta
l'indennità di mancato avviamento».
«L'Antitrust inoltre - concludono Tarlazzi e Odone -
chiede un intervento per rendere possibile la fungibilità dei
lavoratori da un'impresa all'altra in presenza di più
concessioni nello stesso porto e per la stessa merceologia. La legge
84/94 aveva vietato che un concessionario potesse avere più
concessioni per la medesima merceologia, e questo rispondeva alla
logica di far rimanere il mercato portuale aperto ma regolato e non
discriminatorio, per evitare situazioni di monopoli o oligopoli. La
norma che deroga da questo principio è quindi già in
controtendenza, ma soprattutto, se il governo dovesse recepire
quanto l'Antitrust chiede, determinerebbe un problema occupazionale
e di salute e sicurezza in ambito portuale. Chiediamo pertanto che
tali richieste non vengano recepite per non snaturare e precludere
uno sviluppo economico e sociale del sistema portuale italiano».