- Associazione Spedizionieri
Corrieri e Trasportatori di
Genova-
- Relazione morale del Consiglio Direttivo
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- ASSEMBLEA GENERALE
30 marzo 2009 - Palazzo San Giorgio-
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Signore e Signori, illustri ospiti ed Autorità,
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- è con grande piacere che do a Voi tutti il benvenuto
all'Annuale Assemblea Generale dei Soci di Spediporto,
ringraziandoVi per aver accolto l'invito a partecipare a quello che,
per tradizione, rappresenta uno dei momenti fondamentali del la
nostra vita associativa.
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- Consapevoli dell'importanza di questo momento e coscienti della
delicata fase economica che il mondo intero - ed insieme ad esso il
nostro Porto - sta vivendo in questi mesi, abbiamo voluto, come
Consiglio Direttivo di Spediporto, operare una scelta che riteniamo
importante dando dei contenuti precisi e dei riferimenti a questa
relazione che andassero oltre la mera analisi di dati, stime e
proiezioni sugli attuali scenari economici internazionali.
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- Una scelta di impostazione importante, che non può
sottrarci dal dovere morale verso la nostra categoria di
evidenziare, alle Istituzioni presenti, la forte preoccupazione che
nutriamo alla lettura di dati che ci dicono che nei primi tre mesi
dell'anno le percentuali di riduzione del lavoro per le case di
spedizioni ha toccato punte del 45%. Il nostro timore non è
legato solo al futuro delle aziende ma anche a quello dei loro 8000
dipendenti.
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- Ma, come detto, vorremo provare, grazie anche al contributo
degli interventi che seguiranno, a ragionare e lavorare su alcuni,
pochi, ma importanti obiettivi che devono essere condivisi non solo
formalmente, ma perseguiti con forte volontà ed unitaria
tenacia attorno a questo tema:
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- “Il Porto che vogliamo: infrastrutture, efficienza e
regole”
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- Tutto quello che oggi verrà detto o sarà tema di
approfondimento corale, ci auguriamo possa diventare manifestazione
di una determinata e fortissima volontà di ognuno di noi ad
impegnarsi per creare le condizioni affinché questo Porto
possa produrre non solo buoni propositi, parole e progetti ma anche
fatti concreti.
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- Le difficoltà che hanno costretto di continuo negli
ultimi anni il nostro scalo marittimo a rivedere e ri-quotare tempi
e modalità del proprio sviluppo, sappiamo non essere frutto
della dolosa volontà di nessuno ma, con altrettanta
franchezza, dobbiamo riconoscere che in alcuni casi è mancato
sia l'impegno alla coesione che una visione di insieme delle
problematiche.
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- Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse importante
focalizzare la nostra attenzione quest'oggi non tanto sui macro-temi
quanto su progetti ed iniziative concrete, che sono vicine a noi e
che possono essere colte attraverso un lavoro comune.
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- Una premessa generale. Le grandi infrastrutture - Terzo Valico
in testa - sono irrinunciabili, la loro realizzazione deve essere
avvertita come una ricchezza non solo per Genova ma per l'intero
Paese.
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- Riferendoci oggi alle infrastrutture, e guardando un
attimo a quello che è il quadro attuale dell'esistente, non
vorremmo accennare solamente alle grandi opere, la cui realizzazione
comporterà inevitabilmente anni di lavori, ma concentrarci
invece sull'avvio di quelle opere più facilmente realizzabili
e strettamente legate alla nostra realtà portuale; parlando
di efficienza vogliamo che l'attenzione sia rivolta al
sistema dei servizi portuali nel suo complesso; nel chiedere regole
l'obiettivo deve essere quello di giungere ad una “Governance”
del sistema portuale che orienti in maniera precisa l'operato di
tutti gli attori che vi convivono.
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- Un passaggio molto importante, anzi determinante, nella
direzione poco sopra enunciata è stato compiuto a nostro
giudizio nello scorso mese di Aprile 2008 - quindi quasi un anno fa
- quando il Comitato Portuale di Genova ha approvato il Piano
Operativo Triennale 2008-2010.
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- E' da qui che si deve ripartire ed è da qui che vogliamo
iniziare alcune riflessioni.
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- Il Piano Operativo Triennale - Programma di mandato della
Comunità Portuale
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- La prima considerazione è che il Piano Operativo
Triennale può e deve diventare un programma di mandato non
solo del Presidente Merlo ma dell'intera Comunità Portuale
genovese.
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1 Fonte Piano Operativo
Triennale 2008-2010 Autorità Portuale di Genova. Parte
prima - il quadro di riferimento. |
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Nel POT, oltre alle più complessive strategie di
sviluppo, vi è un passaggio che riteniamo particolarmente
importante perché intriso di forte concretezza dove si
afferma che: “la strategia di in vestimento debba essere
rivolta ad almeno quattro elementi: le opere portuali, le opere
retroportuali, i sistemi di supporto, caratterizzati da un'elevata
automazione ed innovazione tecnologica, ed i modelli di governance,
al fine coniugare il miglioramento delle condizioni della vita
socio-economica del Porto con gli obiettivi di sviluppo che sono
postulati dalla pianificazione logistico-trasportistica nazionale in
connessione con i grandi assi transeuropei”1.-
- In queste poche righe troviamo condensato quello che deve essere
e vogliamo sia il futuro del nostro Porto. Qui il plurale è
d'obbligo così come è d'obbligo pensare che rispetto
alle linee di indirizzo assunte dalla Comunità Portuale vi
sia il massimo impegno di tutti alla loro realizzazione.
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- Talvolta però le sensazioni che si hanno sono altre. Non
possiamo più permetterci di perdere tempo, risorse e
concentrazione dietro a progetti futuribili che non si realizzeranno
mai. Non possiamo continuare a immaginarci scenari di sviluppo e
crescita se non cominciamo a porre le basi del nostro futuro
attraverso la finalizzazione di alcune opere fondamentali
all'interno del nostro scalo: entrata in esercizio del VI modulo di
Voltri, completamento ed entrata in servizio dei due nuovi poli
container del bacino di Sampierdarena, Ronco - Canepa e Sanità
- Bettolo.
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- Allo stesso modo devono trovare realizzazione alcuni lavori
improcrastinabili: ci riferiamo al rifacimento della galleria del
Campasso, alla nuova elettrificazione delle linee ferroviarie
portuali, al nodo di San Benigno, alla creazione di un autoparco,
così come, tra le priorità, non possiamo dimenticare i
dragaggi e i tombamenti perché altrimenti le velleità
di questo scalo di fondare la sua crescita attraverso l'arrivo di
mega portacontainer o supernavi da crociera rimarrà una
eterna illusione e nulla più.
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- Su queste priorità dobbiamo declinare un Time Planning
per il Porto.
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- Parlare di progetti, anche molto concreti, si scontra tuttavia
con le risorse finanziarie di un piano di investimenti, per il Porto
di Genova, estremamente oneroso, risorse che però sappiamo
esistere perché generate copiosamente per lo Stato Italiano
dai traffici internazionali dei nostri scali.
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- Eppure il recentissimo caso dell'ILVA dimostra quanto fragile
sia ad oggi la posizione finanziaria del nostro Porto rispetto ad un
federalismo finanziario ed una autonomia gestionale che ad oggi sono
solo sulla carta.
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- Una situazione tanto assurda quanto reale, eppure l'importanza
di questo comparto economico è nota.
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- Lo stesso Governatore della Banca di Italia Mario Draghi in un
suo recente intervento, dopo aver analizzato i dati relativi alla
riduzione degli scambi commerciali nel mondo forniti dal Fondo
Monetario Internazionale, ha evidenziato come gli stessi incidano
per ben un terzo sul valore complessivo del Prodotto Mondiale Lordo!
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- Forse qui vale la pena fare un po' di autocritica anche al c.d.
“Cluster Marittimo italiano” che ad oggi stenta ad avere
sulle Istituzioni e sul Governo un peso specifico adeguato alla sua
reale importanza, non avendo ancora la cultura di mobilitarsi
coralmente per esercitare azioni di pressione costante e
continuativa sui decisori.
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- Solo recentemente infatti si è presa coscienza che il
solo Sistema Portuale Italiano vale per l'Erario - tra diritti di
confine ed Iva - circa 7 miliardi di Euro all'anno, di cui 4
miliardi incassati dai porti liguri e quasi due dal solo Porto di
Genova.
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- Ma quale è l'industria italiana o il comparto economico
del nostro Paese in grado di garantire con le proprie attività
- ma attenzione - al netto della tassazione sugli utili, un apporto
di ricchezza tanto grande per lo Stato italiano pagato - badate bene
- cash ? solo l'Industria Portuale, nessun altra!
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- Eppure, per colpe anche nostre, ci sentiamo spesso relegati ai
margini delle vita economica di questo Paese.
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- Un'ulteriore riflessione viene da ciò che sta avvenendo
nei grandi porti europei - da sempre nostro punto di riferimento e
modello - qui, crisi o non crisi, l'imperativo categorico è
guardare avanti scommettendo su nuovi investimenti,
sull'implementazione della logistica, sulle infrastrutture e sui
servizi alla merce.
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- L'esempio più significativo viene dalla Germania. Lo
stato tedesco proprio perché cosciente dell'importanza delle
stime negative della situazione economica non ha volutamente
tralasciato di pensare agli investimenti legati all'“industria
porto” facendo approvare un piano finanziario - condiviso con
Bruxelles - particolarmente imponente e finalizzato alla costruzione
di un nuovo scalo a Wilhelmshaven interamente coperto da Fondi
Pubblici. E' la risposta a come la Germania guarda in chiave futura
alla movimentazione delle merci, come uno Stato agisce per attivare
da subito qualcosa come 90 mila posti di lavoro legati alla
manodopera per la realizzazione e gestione di questa nuova struttura
portuale.
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- In questi progetti c'è tutto: sguardo al futuro,
pragmatismo imprenditoriale, sviluppo economico ed occupazionale.
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- Alla luce anche di queste considerazioni, non possiamo che
essere oggi soddisfatti, dopo anni ed anni di promesse e tormentate
vicende, dell'approvazione da parte del CIPE del pacchetto di
finanziamento alle infrastrutture di oltre 16,6 miliardi, al cui
interno è compreso l'avviamento dei cantieri del Terzo
Valico.
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- Adesso l'obiettivo deve essere quello di rendere immediatamente
esecutivi i progetti e l'apertura dei primi cantieri, magari
partendo dal nodo ferroviario genovese.
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- Le attività portuali non possono più essere
considerate come un elemento a sé stante, ma bensì
come un anello fondamentale di una più complessa catena
logistica con performance qualitative e di prezzo da valutare nella
“supply chain” complessiva, dall'origine alla
destinazione finale dei carichi.
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- Queste valutazioni sono alla base delle scelte che l'industria
ed il mondo produttivo stanno già attuando da tempo e che
portano spesso a privilegiare realtà portuali, rispetto a
Genova, molto più lontane e disagevoli ma più
competitive perché in grado di garantire prestazioni di
servizio con tempi limitati, costi competitivi e, soprattutto,
preventivabili.
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- La città ed il Porto
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- Ecco perché in un contesto fortemente urbanizzato come
quello genovese, il mancato assetto viabilistico rappresenta una
problematica di primaria rilevanza alla cui soluzione possono
concorrere la realizzazione dei progetti di Lungomare Canepa -
Piazzale Avio, di prolungamento della Sopraelevata Portuale - con
relativa ri-definizione del sistema dei varchi portuali - di
riassetto operativo e strutturale del nodo di San Benigno e, in modo
più complessivo, di scelte precise in termine di Gronda
Autostradale di Genova.
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- A tale proposito siamo convinti che l'iniziativa assunta dalle
categorie produttive, commerciali e di servizi della provincia di
Genova, attraverso la regia e il coordinamento della Camera di
Commercio nel sostenere il progetto Gronda possa essere di esempio
in futuro nella creazione di una “lobby trasparente” che
riunisca tutti gli attori coinvolti per sostenere progetti e temi di
sviluppo che troppo spesso vengono abbandonati nel limbo
dell'incertezza realizzativa pur essendo indispensabili per la
crescita del territorio.
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- Ma le esigenze del settore logistico, puro riflesso delle
esigenze del commercio internazionale, si stanno rapidamente
modificando nello scenario europeo.
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- In questo contesto - come opportunamente evidenzia ancora il
Piano Operativo Triennale - “i porti si possono affermare
quali fattori determinanti nello sviluppo economico territoriale
qualora siano in grado di indurre un cambiamento nell'approccio
all'organizzazione logistica, raggiungendo un elevato livello di
integrazione tra le infrastrutture ed i servizi portuali ed i
terminal terrestri.”
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- La nota carenza di spazi nel Porto di Genova ha da tempo imposto
la necessità di pensare ad un “sistema portuale”,
inteso quale insieme di banchine portuali e di spazi retroportuali,
dove questi ultimi possano rappresentare - dal nostro punto di vista
- un prolungamento quasi naturale delle banchine genovesi.
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- Sebbene le scelte fondamentali legate all'individuazione delle
c.d. “aree retroportuali” sembrano in gran parte
compiute, non vorremmo che si dimenticasse che il retroporto è
funzionale ad una saturazione degli spazi portuali ed avrà
successo se sarà in grado di consentire, a chi oggi lavora in
porto, non solo di continuare a farlo, ma di poterlo fare a
condizioni operative - possibilmente migliori - e a condizioni
economiche - rispondenti alla richiesta di mercato.
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- Queste “condizioni” si riferiscono alle procedure
doganali per l'importazione ed esportazione delle merci, alle
attività di presidio, (sanitarie, veterinarie,
fitopatologiche) che includono sia la fase del controllo che
dell'analisi e la certezza dei tempi di resa delle merci. Ma non
solo, una importante quota di impegno spetta agli operatori privati:
Agenzie Armatoriali, Terminalisti, Autotrasportatori, Spedizionieri
che devono impegnarsi a costruire un sistema efficiente di relazioni
operative.
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- Tutti questi aspetti, ad oggi, sono stati considerati solo
marginalmente all'interno di queste progettualità, eppure la
loro rilevanza è fondamentale nel velocizzare i tempi e
l'invio delle merci oltre Appennino.
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- Partendo dal Piano Operativo Triennale, dal senso di
responsabilità e condivisione tra Amministrazione ed
operatori, dobbiamo costruire un manifesto condiviso di priorità
su cui far convergere il nostro impegno.
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- Quello che vogliamo dalle Istituzioni e dagli Enti è
un impegno, di ordine economico e temporale, a realizzare
concretamente le infrastrutture da tempo promesse.
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- No alla cultura dell'emergenza sì alla cultura
dell'efficienza
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- Qui non deve essere in discussione la quantità dei
servizi erogati ma la qualità degli stessi e dunque
l'efficienza del sistema portuale, la puntualità rispetto
alle esigenze della merce, il livello di coordinamento operativo tra
le varie componenti del ciclo portuale, la costruzione di una
“cultura dell'efficienza” che si contrapponga alla
cultura del “dover fare” perché l'emergenza di
turno lo impone.
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- Guardando con obiettività all'esistente, noteremo che il
grado di coordinamento tra operatori ad oggi raggiunto sia più
il frutto della “cultura dell'emergenza” che non di
quella dell'efficienza.
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- Le imprese genovesi che operano in ambito portuale, senza
nessuna esclusione, hanno sviluppato negli anni una cultura ed una
funzionalità operativa verso la merce ed i propri clienti
basata sull'imposizione del proprio modello operativo, piuttosto che
sulla costruzione di un modello unico. Manca una “business
idea” condivisa del Porto.
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- Di fronte a questo scenario molto spesso intricato, è
nato alcuni anni fa un importante progetto di telematica portuale,
E-Port, che ha avuto da subito il merito di chiarire quanto
complessa fosse la macchina portuale, l'insieme delle sue relazioni,
operazioni e procedure.
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- Grazie a E-port e allo spirito di cooperazione che intorno ad
esso si è coagulato, si è arrivati alla definizione di
un modello di sviluppo futuro efficace ma, soprattutto, un prototipo
di collaborazione.
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- Dobbiamo però essere consapevoli che se la telematica
portuale può fare molto in direzione di una semplificazione
organizzativa e di una razionalizzazione procedurale, altro deve
essere fatto al fine di ottenere, più in generale, un sistema
portuale caratterizzato da un omogeneo sincronismo operativo.
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- Pensiamo all'importanza del ruolo dell'Agenzia delle Dogane e
degli Istituti di Presidio. Tra loro vi sono importanti sincronismi
legati alle verifiche che riteniamo debbano essere migliorati.
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- Una soluzione è certamente rappresentata dallo Sportello
Unico. Corre allora l'obbligo di una domanda: quando diventerà
operativo?
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- Qui emerge ancora una volta l'importanza di saper essere, al di
là delle parole e degli slogan, vero sistema portuale.
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- A bussare alla porta delle Direzioni Generali di un ministero
deve essere il sistema portuale genovese nel suo insieme, appoggiato
dalla classe politica ed amministrativa che governa questo
territorio e da cui trae consensi ed appoggi.
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- Recentemente sono stati avviati due importanti tavoli di lavoro
regionali con gli spedizionieri liguri: il primo con la Direzione
Regionale dell'Agenzia delle Dogane, il secondo con la Direzione
Regionale della Sanità Marittima.
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- Nel caso del tavolo di confronto con la Direzione della Sanità
Marittima sono emersi elementi significativi legati alla carenza
strutturale ed operativa dei presidi sanitari rispetto al trend di
crescita della portualità ligure, ciò a prescindere
dalla contingente ‘situazione di crisi.
Un elemento di
riflessione su tutti. Rispetto ad un aumento pari al 400% del lavoro
di campionatura sulle merci sbarcate nel Porto di Genova da parte
della locale USMAF, nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2007, il
personale di questo ufficio è rimasto in sostanza lo stesso
ed anzi ha visto ridursi sensibilmente il proprio budget operativo.-
- Eppure il rilascio del Nulla Osta sanitario è un elemento
preliminare ed indispensabile alle fasi di importazione di
moltissimi prodotti. A Genova ne vengono rilasciati ben 52.000 mila
all'anno con stime di sensibile crescita nei prossimi anni.
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- Dalla studio, che è in corso di realizzazione con la
Direzione Regionale di Sanità Marittima e ARPAL, emergerà
la necessità di riorganizzare il servizio di controllo ed
analisi in maniera più funzionale rispetto alle esigenze
della merce ed alla sempre più stringente normativa
sanitaria.
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- Qui l'efficienza potrà essere raggiunta solo attraverso
nuovi investimenti in strutture di analisi e risorse umane destinate
alle attività portuali.
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- L'efficienza che intendiamo e vogliamo è una
semplificazione operativa che garantisca la qualità, la
certezza dei tempi e la competitività economica.
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- In questa logica, uno dei cavalli di battaglia di Spediporto è
stata e rimane la “Carta dei Servizi Portuali” a cui la
comunità portuale aveva risposto in maniera positiva, senza
però poi di fatto sostenerne i processi di sviluppo e la
realizzazione.
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- La certezza delle regole .... del “gioco”
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- Diciamo con convinzione che è stato un peccato ed anche
un errore averla trascurata.
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- Tuttavia il richiamo del Presidente Merlo, recentemente
riportato dai media, sul tema delle regole e della condivisione
delle stesse, incluso nelle più ampie strategie per il
rilancio del Porto di Genova, è stato molto apprezzato dalla
nostra categoria. Sappia Presidente che non faremo mancare il nostro
contributo ed il nostro impegno affinché questa Sua volontà
si traduca, quanto prima, in atti formali per i quali, laddove
violati, si intervenga con severità a favore del loro
assoluto rispetto.
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- Questa riflessione ci permette di affrontare, seppur brevemente,
un altro tema importante, quello della riforma della legge portuale
(L.84/94): da un po' di tempo non se ne sente più parlare, da
un po' di tempo non si avvertono più quei segnali di decisa
modernizzazione che dovevano caratterizzare la sua struttura
normativa. Sarebbe interessante capire dove questo processo si sia
interrotto.
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- Certamente se si tornerà - come è logico
attendersi - a parlare di riforma, si dovrà dare forte
autonomia alle Autorità Portuali, forte capacità di
“Governance” ai Comitati Portuali garantendo,
all'interno degli stessi, una immutata capacità
rappresentativa del settore imprenditoriale e di quello lavorativo,
una semplificazione amministrativa e, magari, pensare già ad
Autorità Portuali in cui la competenza si allarghi oltre i
confini attuali andando a comprendere anche le aree retroportuali
asservite al porto, alle sue merci ed ai servizi.
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- Siamo convinti che, assegnando maggiori poteri di intervento,
anche sanzionatorio, all'Autorità Portuale, esperienze quale
quella da ultimo vissuta, dalla nostra categoria, a seguito della
violazione dell'atto di indirizzo 655/08 in tema di dwell time, non
potranno ripresentarsi.
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- Sembra assurdo ma la lettura della realtà, di quello che
è stato il porto e le sue alterne vicende di questi anni
mostrano con desolante evidenza quanto questo scalo si sia
sviluppato senza capire quanto sia importante declinare un quadro di
regole operative, sindacali e procedurali ben chiare. Cosa che oggi
manca ancora in gran parte.
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- Il nostro tentativo di alcuni anni fa di sollecitare la
creazione di un impianto normativo di autoregolamentazione nasceva
da una constatazione reale. Il porto di Genova non è uno ma
mille. Ogni operatore - dagli spedizionieri agli agenti marittimi,
dai terminalisti agli autotrasportatori - ha operato scelte
strutturali, organizzative e procedurali guardando solo in casa
propria, in maniera avulsa rispetto al contesto operativo in cui si
trovava calato.
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- Quello che vogliamo è un percorso condiviso con le
categorie che porti alla sottoscrizione di regole ed al loro
rispetto.
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- Vi sono però oggi dei segnali importanti, che
incoraggiano all'ottimismo. Intanto un cambio generazionale
piuttosto importante consente oggi di sperare che vecchi problemi ed
antiche diatribe siano lasciate alle spalle e si possa finalmente
aprire una nuova stagione di programmazione ed intese basate sulla
semplice volontà delle parti.
La nuova classe dirigente di
questa città deve essere promotrice di uno scatto in avanti
del Porto e della città di Genova. Torniamo a dare al mondo
un'immagine positiva di noi e del nostro territorio, che sia
espressione di un dinamismo progettuale fondato sui programmi e
sulla loro traduzione in realtà.-
- Una riflessione sul tema del lavoro portuale. E' da qui che
auspichiamo possa avviarsi un'evoluzione culturale che porti ad
orientare le scelte di rinnovamento, in un quadro di rispetto delle
norme e di difesa dell'occupazione, verso un ammodernamento del modo
di lavorare, concepire e disciplinare il lavoro portuale.
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- Ed allora, in conclusione, la nostra Comunità Portuale ha
la volontà di cambiare veramente questo Porto?
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- Grazie per l'attenzione e buon prosieguo di lavori.
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