- 66a Assemblea Confetra
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Sessione Pubblica
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- Roma 1 febbraio 2011
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- Relazione del Presidente Fausto Forti
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- Autorità, Signore e Signori, Cari Colleghi,
- la ricerca dell'AT Kearney ci ha consegnato un'immagine
realistica della logistica italiana: con le sue carenze e con i suoi
limiti, interni imprenditoriali ed esterni di sistema, ma anche con
grandi possibilità di miglioramento e opportunità di
crescita in prospettiva.
- Ci ha anche indicato quali siano le aree di intervento su pochi
ma fondamentali obiettivi: semplificazione ed efficientamento dei
processi normativi e amministrativi, qualificazione dell'offerta
nella catena del valore lungo tutta la filiera logistica,
focalizzazione degli investimenti su alcune prioritarie
infrastrutture di rete.
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Bene, con questa Assemblea collocata all'inizio del 2011, ancora
pieno di incognite sul piano politico e ancor più sul piano
economico nazionale, europeo e mondiale, la Confetra vuole attirare
l'attenzione delle altre forze economiche e sociali, del mondo
politico e accademico, dell'opinione pubblica, su cosa sia la
logistica, cosa essa significhi per un grande paese trasformatore
come l'Italia, quale contributo fondamentale essa possa dare per lo
sviluppo economico del paese.
- Questo 2011 sarà un anno decisivo per l'economia. Non
sono certo i Governi a determinare la crescita economica, ma vi sono
contingenze in cui il mondo delle imprese e della finanza attendono
indicazioni precise dalla politica e adesso siamo in una di queste
contingenze.
- Cito alcuni dati, noti e meno noti.
- A livello mondiale la produzione di ricchezza sta crescendo ora
del 5%, ma mentre le economie emergenti stanno rapidamente tornando
ai valori ante crisi, per le economie europee (tranne la Germania)
la ripresa è ancora debole.
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Nel nostro settore i rilevamenti congiunturali del Centro Studi
Confetra confermano che la ripresa c'è, ma viene da lontano:
è ripartito il cargo aereo, vanno bene alcuni porti di
destinazione finale mentre non ripartono quelli di transhipment; dà
segnali positivi il trasporto su gomma internazionale, mentre
ristagna quello nazionale; continua inesorabile la discesa del cargo
ferroviario, che ha ormai dimezzato le quantità di soli
quattro anni fa.
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- I dati cumulati delle varie modalità ci dicono che il
culmine della crisi si è raggiunto a cavallo tra la fine del
2008 e il primo trimestre del 2009, dopodiché è
iniziata una ripresa, di differente intensità per settori
merceologici e per aree geografiche. Se la tendenza permane il
riaggancio ai volumi del 2007 dovrebbe collocarsi a metà del
2012 (slide 1 e 2). Interessante notare dalla slide 2, come nella
ripartizione tra le varie modalità, la terra perda terreno
nei confronti di mare e cielo.
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- L'attuale quadro complessivo del sistema logistico nazionale del
resto è critico: la nostra portualità è oberata
da procedure burocratiche sovrapposte e sovrabbondanti e da
inadeguati collegamenti ferroviari e viari con l'entroterra e con
una rete retroportuale e interportuale anch'essa insufficiente; ai
nostri aeroporti vengono preferiti per celerità ed efficienza
gli aeroporti del Nord-Europa; il cargo ferroviario si sta ormai
ritirando su pochi essenziali servizi a treni blocco sulle poche
tracce ancora remunerative; l'autotrasporto, nonostante le ingenti
risorse di cui è beneficiato dallo Stato, continua ad essere
polverizzato e concorrenziato in maniera vincente dai vettori
esteri.
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- La Confetra, che annovera tra le proprie fila grandi e piccole
imprese di autotrasporto, ha aperto un confronto a tutto campo con
le altre organizzazioni rappresentative dell'autotrasporto,
soprattutto artigiano. La Confetra crede che per recuperare
efficienza e dignità imprenditoriale in questo settore si
debba tentare la strada di un grande accordo di filiera, dove tutti
gli operatori della catena possano trovare la loro soddisfazione
commerciale.
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- D'altro canto proprio la ricerca AT Kearney ha confermato una
tendenza del mercato già osservata una decina di anni fa, e
cioè che la committenza industriale e commerciale chiede
sempre meno servizi di pura vezione (non più del 10%),
ricercando dal proprio partner logistico una serie di servizi che
vanno dal deposito all'imballaggio, dall'approvvigionamento alla
distribuzione, dalla spedizione internazionale al contatto con la
clientela finale. (slide 3)
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- Nomisma ci dice anche che in questi anni i vettori nazionali,
nel traffico da e per l'Italia (stradale, aereo e marittimo), sono
scesi a detenere solo ¼ del mercato, con la bilancia dei noli
negativa per 8 miliardi di euro e la colonizzazione estera sempre
più agguerrita: a fronte di 40 acquisizioni passive, negli
ultimi 12 mesi, si sono registrati solo 12 acquisizioni attive.
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- Il Governatore della Banca Europea Trichet ha confermato nei
giorni scorsi che la ripresa c'è ed è forte nei paesi
emergenti, ma ha sottolineato come in Europa porti con sé il
rischio di non influire direttamente sulla creazione dei posti di
lavoro persi durante la depressione.
- La razionalizzazione dei processi produttivi nel mondo
manifatturiero ha portato ad un incremento di produttività
con riduzione strutturale di posti di lavoro. La soglia di capitale
investito per posto di lavoro si è molto alzata.
- Quindi bassa occupazione, bassa domanda interna, bassa crescita.
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- Nel frattempo in Italia le grandi imprese si sono rarefatte,
mentre è cresciuto il numero delle PMI. Il Centro Studi di
Confindustria ci dice che mentre 40 anni fa quasi il 60% dei
lavoratori era occupato in imprese con più di 50 addetti ora
quella percentuale è scesa sotto il 40%.
- Secondo Prometeia la distanza dei nuovi mercati combinata con la
ridotta dimensione delle nostre imprese può diventare un
ostacolo insormontabile per la nostra capacità di competere.
Osservando i volumi delle esportazioni in funzione delle distanze,
la ricerca conclude che la "gittata commerciale"
delle nostre PMI non supera gli 8.000 chilometri.
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- La Confetra invita a riflettere come questi tre dati:
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lontananza dei mercati che trainano la ripresa globale;
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razionalizzazione dei processi produttivi con riduzione di
manodopera;
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assetto polverizzato delle nostre imprese che stentano a raggiungere
i mercati di altri continenti
- formino una miscela esplosiva che impone un salto di qualità
al nostro sistema economico.
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- Basta riflettere come il turismo abbia contribuito al PIL
nazionale con un avanzo della bilancia dei pagamenti di circa 10
miliardi di euro: per la logistica potrebbe essere lo stesso.
- La globalizzazione e l'accresciuto peso del commercio
internazionale hanno di fatto modificato il ruolo che la logistica e
il trasporto possono svolgere come fonte di vantaggio competitivo
per l'intera economia nazionale.
- L'impresa non è più il centro del sistema
economico: essa diventa uno dei nodi di una rete di realtà
imprenditoriali, ciascuna specializzata in attività di
produzione e di servizio complementari, che si alleano per
raggiungere uno o più obiettivi e competono nel mercato con
altri network simili.
- Nell'economia moderna, la competizione tra imprese si sposta dal
livello individuale al livello aggregato: i vantaggi competitivi
vanno ricercati non solo nell'efficienza produttiva di ogni singola
realtà imprenditoriale, ma anche nell'efficacia del sistema
logistico che supporta l'intero network.
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- A questo riguardo sottolineiamo l'importanza del concetto di
distretto logistico, unico in grado di tutelare il nostro
territorio dall'utilizzo disordinato cui è sottoposto, ma
soprattutto indispensabile per pensare al sistema logistico in
termini di nodi di un'unica rete nazionale.
- Invitiamo il legislatore a dare la giusta rilevanza giuridica
all'istituto del distretto logistico che dovrebbe assorbire in se
quelli settoriali di distretto industriale e distretto commerciale.
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- Se trasportare merce da una destinazione all'altra è
diventato relativamente semplice, farlo con continuità tutti
i giorni e su scala mondiale richiede una pianificazione capillare
della rete propria e dei propri corrispondenti e vettori, nonché
delle attività da svolgere e degli orari in cui cadenzare
queste attività.
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Proprio nei confronti di quell'assetto polverizzato di PMI incapaci
di raggiungere i mercati emergenti più lontani, l'operatore
logistico diventa il partner ideale capace di provvedere non solo ai
collegamenti minimizzando i costi unitari per merce trasportata, ma
anche di sopperire ad una delicata funzione commerciale fondata
sulla conoscenza e spesso sulla presenza diretta nei mercati di
destinazione.
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- L'operatore logistico è chiamato a salire e scendere
nella catena del valore per integrarsi sempre più con il
mondo produttivo e commerciale.
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L'operatore logistico consente alle imprese clienti anche di
migliorare la propria efficienza produttiva introducendo nel loro
ambiente innovazioni tecnologiche generate su scala internazionale.
- Come tutti i servizi, anche la logistica è un'attività
labour-intensive.
- Dotare il paese di una forte industria logistica significa
quindi non soltanto sostenere la competitività dell'economia
nazionale, ma anche contribuire ad allargare la base produttiva del
paese affiancando al mondo manifatturiero quello di innovativi
servizi a valore aggiunto, fornendo una nuova prospettiva di
occupazione qualificata alle giovani generazioni.
- Sul fronte della formazione si registrano i primi sforzi per
creare indirizzi di studio (sia diplomi che corsi di laurea)
specifici in materie logistiche: bisogna fare di più seguendo
l'esempio dei paesi all'avanguardia in questo ambito. Dobbiamo
diventare attrattivi per le migliori forze giovani del paese.
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- L'attività logistica è un servizio esso stesso
esportabile, indipendentemente dal sistema produttivo del paese. I
servizi logistici hanno una propria autonoma capacità di
crescita, anche in un contesto nazionale stagnante.
- La visione dell'Italia come piattaforma logistica nel
Mediterraneo è stata abusata come slogan, ed evoca oggi solo
aspettative frustrate.
- Ma la geografia è la geografia e i flussi commerciali
attraverso Suez e dal Nord Africa sono una realtà. Tutto
questo secolo sarà influenzato dal ribaltamento dei
baricentri economici e produttivi verso i Paesi emergenti e i NIC
(New Industrial Countries). In questo scenario le potenzialità
di sviluppo della nostra portualità sono ancora intatte e
prima si comincerà a lavorare intorno a progetti seri e
meglio sarà.
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- Il Nuovo Piano della Logistica approvato dal Governo a Natale è
sintonizzato su questa lunghezza d'onda; per questo lo abbiamo
sostenuto e ci crediamo. Ci piace il suo approccio pragmatico con
poche linee strategiche articolate in 50 azioni da realizzare,
ciascuna in grado di dare un contributo allo sviluppo del sistema
logistico nazionale.
- Non riteniamo che per questo serva creare in laboratorio un
"campione nazionale della logistica" come qualcuno
suggerisce, combinando ingredienti F.S. con altri di Poste Italiane
e acquisendo sul mercato qualche medio operatore privato. All'estero
esperimenti simili sono riusciti solo in alcuni casi e in contesti
politici-economici molto dissimili dal nostro.
- In Italia abbiamo bisogno che lo Stato, con le sue inefficienze
ed i suoi costi, si ritiri e consenta al mercato di occupare tutti
gli spazi che è capace di occupare. Come lo Stato non deve
produrre autovetture o panettoni, così non deve neanche
trasportarli.
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- Vi è comunque un denominatore comune a monte
indispensabile per agevolare lo sviluppo della logistica come quello
di tutte le altre attività economiche: le riforme
strutturali.
- Le riforme sul fisco, sanità, giustizia, pubblica
amministrazione, infrastrutture, energia, liberalizzazioni sono
assolutamente necessarie per imprimere una svolta di modernità
al Paese.
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- Lo stock di debito pubblico consolidato è risalito al
119% del PIL, mentre il deficit annuale al 5%.
- Non si tratta semplicemente di tagliare le spese: quando si
parla di riforme strutturali si intende la riforma dei meccanismi
di spesa che si riproducono automaticamente di anno in anno.
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Misureremo la qualità della nostra classe politica dalla
capacità di correggere quei meccanismi di spesa e
conseguentemente di ridurre il carico fiscale liberando risorse per
lo sviluppo.
- Questa è l'unica vera riforma trasversale propedeutica a
tutte le altre.
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- Il debito pubblico fermerà la sua crescita e comincerà
a calare, con effetti virtuosi su tutta la società.
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- In questo contesto ridiventa verosimile pensare a tassi di
crescita del PIL allineati a quelli medi europei, se non addirittura
superiori se si sfrutteranno appieno le opportunità
logistiche del paese.
- L'Europa ci crede più di quanto non ci crediamo noi
stessi.
- Cosa altro stanno a significare i grandi progetti di Reti TEN T
che coinvolgono l'Italia? Il Corridoio 5 Lione-Kiev, attraverso la
pianura padana da Torino a Trieste; il Corridoio 24 Rotterdam-Genova
attraverso le Alpi e gli Appennini; il Corridoio 1 Berlino-Palermo
che innerverebbe tutta la penisola.
- Tanto ci crede l'Europa, che le tratte non italiane sono in fase
avanzata di realizzazione e nel caso del Loetschberg e del Gottardo
entreranno in attività già nei prossimi anni.
- L'Italia, che nei momenti determinanti sa dare il meglio di sé,
deve trovare oggi le risorse, non tanto finanziarie, quanto
politiche e intellettuali per cogliere questa grande occasione e
connettersi in maniera moderna, veloce ed affidabile col tessuto
produttivo europeo.
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- Sarebbe imperdonabile che il nostro Paese, avendo gli uomini, le
idee e la consapevolezza della posta in gioco, non facesse tutto
quanto è necessario fare per il bene nostro e delle future
generazioni.
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- La Confetra, che rappresenta una grande forza di imprese private
che investono ogni anno nella logistica miliardi di euro e danno
lavoro a centinaia di migliaia di addetti, senza alcun beneficio o
contributo pubblico, impegnerà tutta la propria energia e le
proprie capacità per aiutare l'Italia in questo immane sforzo
per la riscossa nazionale in Europa e nel mondo.
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