TRAFFICI MARITTIMI E UNIONE
EUROPEA: L'INTEGRAZIONE DEL SISTEMA ITALIA
Giovedì 19 Giugno 1997
ore 10,45
Centro Congressi Magazzini del Cotone di Genova
Intervento di Sebastiano Gattorno
Vicepresidente di Confetra
Presidente del Gruppo SGF
Ringrazio per avermi dato la possibilità
di esprimere "il pensiero Confetra" in questo importante
incontro internazionale che mette a confronto, se così
si può dire, il "sistema Italia" con il modello
europeo. Ho detto "se così si può dire"
perché il fatto presuppone dare per scontato che ad oggi
il "sistema Italia" funzioni e che il modello europeo
preveda nel suo disegno globale l'importanza, le esigenze e gli
interessi che l'Italia rappresenta in Europa.
La Confetra come associazione ha da
tempo indicato nel suo Libro Bianco quali siano le questioni da
affrontare ed i nodi da sciogliere per costruire insieme, in Italia,
un sistema efficiente, coerente e rispettoso degli orientamenti,
delle disposizioni e dei regolamenti europei.
La stessa Confindustria ha presentato
al Governo una memoria camerale dove sono indicate le criticità
e le possibili soluzioni, ivi compresa la disponibilità
da parte dell'impresa ad offrire la propria collaborazione nel
rispetto delle primarie prerogative del Governo e per converso
da parte di questo di indicare il quadro programmatico progettuale
e legislativo sulla base del quale il cosiddetto privato possa
operare. Si tratta in sintesi di definire le precondizioni per
lo sviluppo.
Anche oggi vengono sottoposti alla nostra
attenzione alcune importanti questioni: armamento, cabotaggio,
registro Internazionale, cantieristica, porti, legge 84/94.
Da parte mia, ritengo doveroso ribadire
alcune considerazioni e proposte che rimangono attuali, per la
semplice ragione che sino ad oggi non sono state date le risposte
necessarie per costruire in Italia una cultura logistica, sostenuta
da una politica di Governo che abbia come base un nuovo Piano
Generale del sistema dei Trasporti.
Come Confetra siamo partiti per tutte
le proposte dal medesimo motivo ispiratore, che è la
liberalizzazione del mercato da attuare senza deregolamentazioni
selvagge e repentine ma avendo bene presente che l'Unione Europea
ha di fatto innescato il processo di abbattimento delle barriere
fisiche, tecniche e regolamentari che si oppongono alla fluida
circolazione delle merci sui mercati sovranazionali e che danno
origine ad aggravi di costi per la mobilità delle cose.
L'obiettivo è quello di passare
dai diversi sistemi di trasporto al sistema della logistica,
definendo un modello che rappresenti un'opportunità ed
un contributo allo sviluppo economico ed occupazionale per l'Italia
e per tutti i Paesi dell'Unione, oltre che una base sulla quale
avviare le necessarie innovazioni in termini di mentalità,
organizzazione del lavoro, tecniche e regolamentazione del rapporto.
Dalla crescita senza modello,
che ancora caratterizza il sistema nazionale, occorre quindi
compiere un balzo verso il futuro superando la confusione attuale,
della quale esiste finalmente una diffusa consapevolezza, per
arrivare alla definizione di un quadro di sviluppo che si integri
con quello europeo in piena corrispondenza con i principali
trend ed esigenze del mercato che, come ho già avuto
di affermare in questi giorni al riguardo, si sintetizzano nei
punti seguenti:
- globalizzazione commerciale
e produttiva del comparto industriale, il quale sta sempre più
concentrandosi sul proprio "core business";
- definizione di partnership commerciali
e strategiche (jointventure) fra industria ed operatori
logistici;
- creazione degli strumenti finanziari
adeguati a sostenere l'avvio e lo sviluppo di nuove iniziative
(family banking).
Confetra ha elaborato alcune proposte
fra cui quelle relative ai nodi della rete infrastrutturale, ai
terminal interni, ai porti ed agli aeroporti su cui devono
concentrarsi gli interventi di razionalizzazione e di rinnovamento
gestionale, operati secondo criteri di ottimizzazione logistica
che identifichino una rete dedicata alle merci, razionalmente
articolata in hub e punti decentrati di raccolta e distribuzione.
E' questa la base operativa a cui
dovranno affiancarsi interventi di omogeneizzazione della regolamentazione
di settore, per favorire la creazione di un'organizzazione del
lavoro improntata alla flessibilità ed alla mobilità
delle risorse, che non significa sfruttamento ma adeguamento
e valorizzazione delle competenze all'interno di un contesto produttivo
fortemente dinamico ed in continua diversificazione territoriale.
In tale processo il settore pubblico
e l'imprenditoria privata devono avvicinarsi, superando alcuni
gap iniziali ed operando un'inversione di rotta
che trova il punto di convergenza nei processi di privatizzazione
delle infrastrutture.
I gap
sono relativi al recupero delle funzioni tipiche del pubblico
e del privato, da perseguire recuperando da un lato i ritardi
e le inadeguatezze di un passato sbilanciato sul versante della
gestione e dall'altro mettendo a disposizione le proprie capacità
manageriali e l'impegno di progettazione tecnica e finanziaria.
L'inversione di rotta
passa anche attraverso la costituzione di quella proposta di comitato
che, presentata qui a Genova nel gennaio 1995 al convegno di Confindustria,
è stata recentemente ripresa
dal Governo e che prevede la creazione di un soggetto pubblico
e privato che garantisca la continuità degli indirizzi
politici e la certezza dei relativi investimenti e quindi:
- accompagni
gli organi statali nelle scelte inerenti lo sviluppo di una politica
del trasporto a livello nazionale e comunitario;
- proponga valutazioni
e progetti in merito allo stato delle infrastrutture nel nostro
Paese, attuando con urgenza gli interventi mirati alla ristrutturazione
competitiva del comparto logistico, allo sviluppo delle reti di
comunicazione ed all'analoga diffusione di tecnologie dedicate;
- incentivi la
formazione dei giovani per agevolarne l'inserimento occupazionale,
fornendo gli strumenti necessari a svilupparne le doti di imprenditorialità
individuale; stimoli l'aggiornamento di chi è già
inserito in azienda e deve rapportarsi con uno scenario mondiale
caratterizzato da crescenti esigenze di mobilità e flessibilità;
favorisca il ricambio generazionale;
- armonizzi
il quadro di riferimento da un punto di vista normativo e tecnologico.
Sotto quest'ultimo aspetto bisogna intervenire
con estrema urgenza, perché la dinamica competitiva del
settore logistico è tale da creare una forte discrasia
fra i bisogni espressi dal mercato ed i tempi richiesti dall'Unione
e dai singoli Stati membri per adempiere ai rispettivi iter
decisionali. E' questo un aspetto fondamentale, che desidero sottolineare,
in quanto a tutt'oggi manca una tipizzazione del contratto
di trasporto multimodale ed ancora risulta del tutto estraneo
alla normativa il concetto di un contratto di logistica, che
regoli in modo trasparente i rapporti fra l'operatore e la propria
utenza.
In tale contesto il mix costituito
dalla lentezza decisionale delle Istituzioni e dalla polverizzazione
dei soggetti imprenditoriali ha contribuito a collocare il nostro
Paese in una posizione di forte passività logistica rispetto
agli altri Paesi dell'Unione, condizionando in modo pesante il
nostro inserimento in una logica di sistema globale, all'interno
del quale lo sviluppo politico, economico e sociale venga uniformemente
veicolato in modo sostenibile e duraturo.
Occorre dunque lavorare insieme per
affrontare e risolvere tutti i punti sopra delineati, anche allargando
il ruolo del comitato da un'ottica prevalentemente nazionale ad
un'ottica pienamente europea, per incentivare non solo il
dialogo e la collaborazione fra organi statali e comunitari ma
per favorire anche l'interscambio e le sinergie fra operatori
europei e guardare ad un'Europa che non sia unita soltanto sulla
base di indici finanziari ma si poggi sulle più solide
fondamenta del lavoro e del benessere diffuso.
In tale ipotesi esprimo la mia disponibilità,
in quanto Vicepresidente di Confetra ed imprenditore, a collaborare
con chi voglia impegnarsi concretamente su tale progetto.