Evergreen ha inserito nel suo servizio RW verso ovest la prima nave serie "D", la "Ever Dainty" di 4173 teu, e man mano che entreranno in servizio le altre nove, entro il 1998, le unità serie "R" di 4229 teu, che ora vi sono impiegate, verranno trasferite nel servizio RW verso est. Sono navi di recente costruzione. Quelle più datate, secondo la compagnia, invece verranno ritirate dal servizio e demolite. "Cedere le navi obsolete ad altri armatori in previsione del loro reimpiego per altri anni - ha detto saggiamente il presidente della compagnia taiwanese, Y.F. Chang - sarebbe un suicidio". La politica dell'Evergreen è infatti questa: le navi vecchie devono essere demolite perché, favorendo invece il loro reimpiego, il basso costo del capitale a carico dei nuovi armatori determinerebbe un'accentuata concorrenza sul mercato e quindi una depressione dei noli. E' infatti la sovracapacità il nemico numero uno degli armatori, spesso alle prese con un mercato in cui la sovrabbondanza di tonnellaggio favorisce il dumping dell'offerta. Navi vecchie inoltre significano più probabilità di incidenti.
D'altro canto vi sono ineludibili ragioni di bilancio che spingono in direzione opposta. Sarebbe infatti difficile al vertice di una spa armatrice giustificare agli azionisti l'invio di una nave alla demolizione piuttosto che contabilizzare un'entrata sicura derivante dalla vendita della nave. E infatti la maggior parte degli armatori cercano di prolungare al massimo la vita delle loro navi e sfuggono alle necessità di mercato che le vorrebbero demolite. Ricordiamo che dopo la prima crisi petrolifera e l'emarginazione dal mercato delle grandi cisterne, furono necessari due decenni prima che gli armatori riuscissero a sbarazzarsi delle vlcc in soprannumero.
Nel settore delle navi portacontenitori questa situazione di mercato non si è ancora verificata perché la maggior parte della flotta (navi di oltre 500 teu) è di recentissima costruzione. 138 navi per oltre 350.000 teu di portata, il 10 per cento della flotta mondiale, sono state costruite l'anno scorso, mentre 501 navi per 1.180.000 teu, il 30 per cento della flotta mondiale, sono state costruite tra il 1990 e il 1995. Poche sono ancora le unità che possono considerarsi obsolete. Quelle di oltre vent'anni d'età sono 176 per poco più di 300.000 teu, neanche il 10 per cento della flotta.
Ma l'elenco delle demolizioni è quasi vuoto e si comincia a paventare anche in questo settore il surplus dell'offerta di stiva. Tra il 1991 e lo scorso aprile le portacontenitori smantellate sono state 42 per 50.000 teu, circa l'1,4 per cento della flotta mondiale espresso in portata di teu. Tenendo conto delle 200 navi per mezzo milione di teu che entreranno in esercizio entro la fine di quest'anno e le 182 per 450.000 teu previste nel 1998, la statistica delle demolizioni non lascia prevedere nulla di buono.
Tutto ciò porta a pensare che l'industria dello shipping sia incapace di adeguare l'offerta alla domanda di tonnellaggio, e che periodicamente ne paghi a caro prezzo le conseguenze.

Bruno Bellio
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