Sabato mattina il superbacino di carenaggio galleggiante del porto di Genova, la cui costruzione era stata iniziata nel 1972 e mai terminata, ha lasciato la sua sede presso l'ingresso orientale del porto e, trainato da due potentissimi rimorchiatori, ha iniziato il viaggio di 2000 miglia nautiche per Tuzla, presso Istanbul, dove verrà impiegato nel settore della riparazione navale nel cantiere di Karhaman Sadikoglu, l'industriale turco rappresentato dalla Cambiaso & Risso, che l'ha acquistato dall'Autorità Portuale di Genova per un milione di dollari USA.
Il superbacino (lunghezza 350 metri, larghezza 80, altezza 25, peso circa 100.000 tonnellate, strutturato in dieci moduli) ha lasciato gli ormeggi alle 5,27 spinto da otto rimorchiatori, ha compiuto un movimento rotatorio attorno alla banchina che ospita i mezzi di sollevamento ed è stato posizionato al centro dell'avamporto dove alle 7,50 è stato agganciato per mezzo di due cavi di traino lunghi 1,5 chilometri e del diametro di 10 centimetri dal "Fotiy Krylov", il rimorchiatore russo più potente del mondo (oltre 20.000 cv si potenza) e dal rimorchiatore greco "Matsas Star". L'intera operazione era stata assicurata con i Lloyd's di Londra per 11 milioni di dollari.
La partenza, che è stata seguita da bordo di una motovedetta della Capitaneria dal ministro dei Trasporti, Claudio Burlando, dal vertice dell'Autorità Portuale e da quello della Capitaneria di porto, e da terra da una gran folla di curiosi, è terminata alle 7,50 e il bacino ha intrapreso il suo lungo viaggio, che in una trentina di giorni, dopo la navigazione al traino in Tirreno, la circumnavigazione della Sicilia e dopo aver percorso il mediterraneo orientale, lo porterà alla sua sede finale in Turchia.
Il bacino venne progettato nel 1966: ne venne decisa la soluzione galleggiante su pressione dei riparatori navali, ma anche per permetterne il trasferimento oltre la zona occidentale del porto, dove era prevista la nuova ubicazione delle officine di riparazione navale. E fu il primo e allora unico bacino di carenaggio galleggiante costruito con cemento armato precompresso e con struttura reticolare in acciaio. Esistevano allora in tutto il mondo pochi manufatti così strutturati. Uno di questi era un ponte su un fiume canadese che, urtato incidentalmente dall'albero di una nave, finì in briciole.
Gli anni che seguirono furono purtroppo teatro di scontri fra la Sogene, che nel 1972 aveva vinto la gara d'appalto, il Consorzio del porto e il ministero dei Lavori pubblici sui tempi d'erogazione dei finanziamenti. Il bacino, costato complessivamente oltre 100 miliardi di lire (nel 1986 il CAP chiese un rifinanziamento che non venne concesso e negli ultimi dieci anni è costato 400 milioni l'anno per manutenzione e mancato introito della diversa utilizzazione dell'area), divenne un manufatto incompiuto e ingombrante.
L'Autorità Portuale da allora ha ricevuto 67 proposte di utilizzo, nessuna però che ne prevedesse l'impiego per cui era stato costruito. L'acquisto da parte dell'industriale turco permetterà al grande bacino di diventare, con le sue dimensioni, un unicum nel Mediterraneo nel settore delle riparazioni navali. Come era stato previsto e programmato a Genova trent'anni fa'. |
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