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Il clima di sterile corporativismo, provincialismo e sfiducia che ha regnato per molti anni sulle banchine genovesi è cambiato. I vertici della portualità e dell'attività marittima genovese, convenuti oggi all'assemblea dell'Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova, hanno affermato con forza la loro convinzione che solo la coesione d'intenti può garantire un futuro di crescita ai traffici dello scalo ligure.
La relazione del presidente dell'associazione Gianni Cuttica, che riportiamo di seguito e che ha riscosso unanimi consensi, sottolinea il valore decisivo della sfida che Genova, i porti italiani e quelli mediterranei devono sostenere con i concorrenti nordeuropei. Le indicazioni contenute nel Green Paper, il documento programmatico dell'Unione Europea sul trasporto, spostano l'ago della bilancia dei traffici marittimi troppo a settentrione: lo hanno detto gli spedizionieri ed è stato ribadito all'assemblea odierna dal presidente dell'Autorità Portuale Giuliano Gallanti, promotore di iniziative - in collaborazione con i colleghi dei porti di Barcellona e di Marsiglia - per convincere il commissario europeo ai Trasporti Neil Kinnock delle ragioni degli scali del Mediterraneo.
Gallanti ha ricordato che il libro verde stabilisce due principi, validi concettualmente ma potenzialmente distorsivi di una equilibrata concorrenza tra i porti del Nord e quelli del Sud. Il primo sottolinea che "chi usa paga", e che gli investimenti nei porti devono essere effettuati dagli operatori privati che usufruiscono o conducono i servizi portuali. Un'indicazione valida per i porti nordeuropei, che hanno goduto di investimenti pubblici negli anni passati, ma non per quelli mediterranei, che sono attualmente impegnati nello sviluppo delle proprie infrastrutture.
Il secondo dice che "gli interventi pubblici devono essere guidati dalla domanda": se è giusto costruire terminal e impegnare risorse finanziarie in progetti dal successo garantito, è anche vero - ha detto Gallanti - che la maggioranza dei piani di intervento sono basati su una previsione della domanda. Se qualche anno fa fosse stato necessario quantificare la richiesta per giustificare la costruzione di nuove strutture terminalistiche a Genova "il porto di Voltri probabilmente non sarebbe mai sorto".
L'occasione, forse ultima, per convincere Kinnock di queste argomentazioni sarà l'incontro che tra quindici giorni Gallanti e i colleghi di Barcellona, Joaquim Tosas i Mir, e di Marsiglia, Henry Roux-Alezais, avranno nella città catalana con il commissario europeo.
Una politica europea dei trasporti equilibrata è essenziale per permettere ai porti del bacino mediterraneo di attrezzarsi alla competizione internazionale e per incrementare l'attività. Ma la crescita di un porto non si misura solo in volume di traffico. Genova - ha detto Cuttica - ha superato nel 1997 il milione di teus movimentati, ma non si tratta ora solo di "saper navigare verso i 2 milioni di teus ed oltre, impresa abbastanza facile visto che il traffico containerizzato tende generalmente all'incremento". Il presidente degli spedizionieri genovesi ha parlato del rapporto porto-città e dell'esigenza che Comune ed enti locali provvedano a portare a completamento le "grandi opera incompiute". Così come è necessario che a livello nazionale cresca l'attenzione per Genova: un segnale importante sarebbe l'insediamento in città dell'Authority dei Trasporti, "un modo - ha sottolineato - per ricollocare la nostra città al vertice del sistema mercantile-marittimo italiano".
Positivo è stato scegliere Genova come sede della Direzione nazionale dei servizi per la sicurezza della navigazione, decisione che - ha detto nel suo intervento Eugenio Sicurezza, direttore marittimo e comandante della Capitaneria di Porto di Genova - è stata presa grazie all'interessamento dell'ammiraglio Renato Ferraro (precedente comandante della Capitaneria genovese e ora comandante generale delle Capitanerie di Porto), ma anche perché "il ministro dei Trasporti Burlando è genovese".
Il porto potrà crescere se verranno sviluppati contemporaneamente i diversi comparti del trasporto: grandi arterie stradali e linee ferroviarie sono settori di competenza più nazionale che locale, e gli spedizionieri hanno assicurato il loro contributo per favorire la realizzazione dei collegamenti di Genova con i mercati interni, prima di tutto con l'apertura del terzo valico ferroviario, opera che "rischia di diventare una beffa per i genovesi".
L'aeroporto è un altro tema, attuale e scottante, visto che è stato innescato poco tempo fa dal presidente della Camera di Commercio di Genova, Gianni Scerni. Sotto accusa è la mancanza di iniziative per attirare sullo scalo traffico sia merci che passeggeri. "Malgrado la sua costante operatività - ha detto Cuttica -, l'aeroporto di Genova è accreditato del più piccolo bacino di traffico fra tutti gli aeroporti del Nord-Italia - anche rispetto a città notevolmente più piccole - nonostante l'esistenza nelle strette vicinanze di ben 9 capoluoghi di provincia sprovvisti di aeroporto". Il presidente dell'ente camerale, intervenuto all'assemblea, ha ribadito l'esigenza di affidare l'aeroporto a chi ha motivi per puntare ad un suo reale sviluppo. Sono aperte tutte le strade: "ben venga - ha detto Scerni - l'esperienza, anche da chi arriva da terre lontane".
Riccardo Garrone, neo-presidente dell'Assindustria genovese, e Marcello Cignolini, vice presidente dell'Assoagenti di Genova, si sono infine congratulati con Cuttica e il consiglio direttivo degli spedizionieri per le indicazioni fornite dalla relazione.
Gli operatori portuali ed economici genovesi - e sembra anche le istituzioni - sono tutti dalla stessa parte: basterà?
Bruno Bellio
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