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Rapporto sulla portualità italiana 1996-1997
Lo studio, che stila una classifica della competitività degli scali italiani ed europei, è stato realizzato da Uniontrasporti in collaborazione con il gruppo Metis
16 settembre 1998
"La pace sociale instauratasi nei porti a partire dal '93, gli effetti della legge di riforma portuale 84/94 e la ripresa dei traffici, in particolare con il Far East" sono i fattori principali che hanno trasformato a fondo il sistema portuale italiano nel giro di pochi anni. Con questa premessa l'amministratore delegato del gruppo Metis Stefano Zara, insieme con il direttore di Uniontrasporti Ganni Bon, ha introdotto la presentazione del "". Lo studio, redatto in collaborazione da Metis e Uniontrasporti, fa il punto su un sistema portuale che ha dovuto adeguarsi in fretta alle nuove richieste del mercato. I margini di sviluppo sono quindi ancora considerevoli, ma istituzioni, operatori e ricercatori devono saperne identificare le linee di crescita per garantire una continuità all'attuale fase di aumento dei traffici. La definizione di "rapporto" - ha detto Zara - è quindi la più pertinente, in quanto viene tracciato un quadro dello stato del sistema portuale in una delimitazione temporale ben definita, e perché lo studio diventi strumento di lavoro e di supporto alle decisioni politiche e operative che dovranno essere assunte è necessario che la raccolta e l'analisi delle informazioni - anche per assicurarne l'omogeneità e la validità - sia costante e aggiornata. Proprio per questo è già in cantiere la realizzazione di un nuovo rapporto sul 1998, che sarà sviluppato anche secondo le indicazioni fornite dai relatori intervenuti questa mattina alla presentazione del volume alla Camera di Commercio di Genova.
Per le aziende industriali, tra le quali - pur con le diversità connesse alla complessità delle attività che riunisce - deve essere annoverato un porto, è importante disporre di indicatori di competitività che evidenzino sia le potenzialità della stessa società che le caratteristiche e le qualità di quelle concorrenti.
Premesso che la situazione infrastrutturale nei retroporti italiani è estremamente carente, con collegamenti ferroviari e stradali non adeguati ai nuovi flussi di traffico, e che su questi problemi debba essere posta la principale attenzione di politici e operatori, Zara e Bon hanno sottolineato che anche la componente 'soft' dei servizi è necessaria e vitale per acquisire competitività. A questi aspetti è dedicata una parte sostanziale del lavoro, che classifica la situazione competitiva dei porti italiani rispetto ai concorrenti nordeuropei e ad altri scali mediterranei su quattro aspetti principali: promozione, formazione, sistemi informativi (EDI) e sistema qualità. Solo ultimamente promozione e formazione sono stati riconosciuti come momenti importanti per la realizzazione di un sistema portuale moderno e competitivo e anche il settore informativo, le nuove tecnologie informatiche, sono state introdotte in notevole ritardo rispetto a quanto avvenuto negli scali nordeuropei. Il sistema qualità è invece praticamente sconosciuto alla gran parte dei porti italiani. Questi quattro elementi - ha detto Zara - hanno però un ruolo considerevole nel definire la concorrenzialità di un porto e nel definirne l'indicatore di competitività. A questi fattori è legata la maggiore appetibilità di un porto rispetto ad un altro e in questo senso sono importanti le indagini svolte sulla customer satisfaction.
Anche Pietro Genco, direttore del Dipartimento di tecnica ed economia delle aziende dell'Università di Genova, ha ribadito la validità degli indici di competitività per operare scelte politiche, e quindi distribuire finanziamenti, definire priorità. Indicatori che per un sistema portuale sono di individuazione più complessa, tanti sono i fattori che concorrono alla loro composizione: "la stessa profondità dei fondali per certi tipi di traffici - ha detto Genco - è ad esempio di per sé un fattore discriminante, così come per i terminal si può parlare sia di capacità di banchina che di disponibilità di spazi retroportuali". Ad essere preoccupato per il gap che separa i porti del Sud Europa dai concorrenti del Nord è in primo luogo il presidente dell'Autorità Portuale di Genova Giuliano Gallanti: se il discorso diplomatico, ma forse non sufficientemente rassicurante, del commissario europeo ai Trasporti Neil Kinnock sulla possibilità di avvalersi di finanziamenti pubblici per lo sviluppo delle infrastrutture portuali aveva sopito per qualche tempo i timori destati dal contenuto del green paper dell'Unione Europea sulle infrastrutture del trasporto che minaccia di chiudere i rubinetti statali, la vicenda dell'inaugurazione del nuovo aeroporto di Malpensa, che ha registrato oggi la bocciatura di Bruxelles, ha ridestato fondate apprensioni. Il ritardo dei porti italiani si misura anche sulla disponibilità di fondi per la realizzazione di infrastrutture; una disparità di livelli di investimenti - ha detto Gallanti - che non riguarda solo i porti del northern range, visto che "qualche porto mediterraneo è, ahimè, sui livelli di quelli del Nord Europa". Concorde sulla necessità di favorire la creazione di una classe manageriale competitiva in ambito internazionale, Gallanti ha ricordato in questo senso l'impegno sulla formazione di cui sono state partecipi le tre autorità portuali liguri. I porti italiani devono giocoforza inserirsi nel sistema europeo e internazionale dei trasporti e Gallanti ha suggerito nuovi temi per il rapporto '98 sulla portualità italiana indirizzati ai rapporti con l'Unione Europea, un'indicazione condivisa dal presidente di Assoporti Francesco Nerli che ha rilevato come lo sviluppo dei porti italiani debba sempre più passare attraverso un chiaro rapporto con le istituzioni comunitarie. L'incertezza alimentata dal green paper europeo - ha detto Nerli - potrà essere aggravata dal white paper, altro documento programmatico dell'UE che introduce aspetti della tariffazione "con sistemi che possono farci saltare il tappo e che possono non consentire un riallineamento con il porti del Nord Europa"; il fatto che il libro bianco sia inoltre in una fase di implementazione più avanzata - ha aggiunto il vice presidente della Regione Liguria Graziano Mazzarello - fa sì che sia uno degli argomenti su cui ci si dovrà confrontare nel breve termine.
Il vice segretario generale di Unioncamere Ugo Girardi e il presidente di Uniontrasporti Alberto Dassogno hanno concluso ricordando l'importanza del coordinamento fra istituzioni, operatori e studiosi per affrontare in maniera appropriata le sfide che il mercato marittimo attuale propone e la valenza di strumenti di analisi come quello presentato da Uniontrasporti e Metis per capire quali strategie e programmi adottare.
Bruno Bellio
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