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Castello, cassero, tughe e boccaporto di un brigantino-goletta dell'ultimo quarto dell'Ottocento ricordano al visitatore del Padiglione del Mare e della Navigazione di Genova la vita sul mare di chi, marinai o emigranti italiani, navigava attraversando l'Atlantico per raggiungere il Sud America. Legni che suscitano nostalgie per un tempo antico. Ma la vita a bordo era durissima, ricorda Pierangelo Campodonico, curatore del Padiglione e conservatore pro tempore del Museo Navale di Pegli.
Il nuovo allestimento, presentato oggi nelle sale del Padiglione, consiste nella riproduzione in scala reale di una scuna, cioè di un brigantino-goletta di 13 metri di lunghezza che disponeva solitamente di un equipaggio di 8-10 uomini e veniva utilizzato per varcare l'oceano dai primi emigranti. Le parole di Campodonico riportano l'imbarcazione sui mari, per una traversata difficile, pericolosa e incerta. L'ambiente più lussuoso (in quel contesto) è la tuga riservata al comandante, arredata con letto, scrittoio, armadietto igienico e - unica concessione allo svago - una pianola. La tuga dei marinai è povera, disadorna di oggetti futili, ma stipata di quelli essenziali: innanzitutto le provviste, stoccafisso, patate, aglio, cipolle, piselli, fave, gallette dure come il marmo che venivano frantumate in minestre e zuppe. Poi le casse per gli indumenti, gli attrezzi, i piccoli letti a castello, tutto rigorosamente sollevato dal ponte spesso coperto dal mare (le murate erano a un metro, un metro e mezzo dall'acqua). Tra i due ambienti il boccaporto, da cui si accedeva alla stiva. Poca la differenza tra la merce e il carico umano, ambedue sigillati sottocoperta quando il mare era agitato. I viaggi che portavano nelle Meriche erano spesso sopportati con sofferenza, provocavano malattie, causavano morti.
Il nuovo allestimento del Padiglione del Mare e della Navigazione rievoca queste traversate, e ne ricostruisce la scena, con una cura che suscita attenzione, curiosità, che affascina. La riproduzione del brigantino è stata possibile grazie al contributo dei sette Rotary Club di Genova (presidenti Roberto, Tiscornia, Lorenzelli, Lauro, Olgiati, Casaretto, Marrè Brunenghi) e del Distretto 2030 (governatore Fabio Dossi).
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