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Pubblichiamo di seguito la relazione del presidente dell'Autorità Portuale di Genova al bilancio di previsione dell'ente portuale per l'anno finanziario 1999. , ma nel contempo anche "gli elementi di debolezza strutturale nel contesto dei quali l'ente è costretto, sotto il profilo economico finanziario, ad operare". L'Autorità Portuale difende inoltre la stesura del piano regolatore portuale con cui "ha, per la prima volta, aperto un confronto sulle linee di sviluppo del porto di Genova" e richiama ancora una volta la necessità di ridefinire "un profondo riassetto dei rapporti finanziari con l'Amministrazione statale"._________________________________
Relazione del presidente Giuliano Gallanti al bilancio di previsione dell'Autorità Portuale per l'anno finanziario 1999
Il bilancio di previsione dell'Autorità Portuale per l'esercizio 1999 evidenzia innanzitutto un confortante stato di salute aziendale. Emerge, dopo innumerevoli esercizi, una situazione di sostanziale equilibrio della parte finanziaria corrente (vedi tabella 1).
Il dato appare tanto più significativo se collegato alle quote di autofinanziamento che l'Amministrazione è in grado di dedicare alle esigenze manutentive del porto, che delle spese correnti sono una componente.
Significativamente crescente è, infatti, la quota di finanziamento che l'Amministrazione destina, con risorse correnti, alle esigenze manutentive, sia ordinarie che straordinarie, delle parti comuni dell'ambito portuale. Con l'esercizio 99 gli interventi manutentivi promossi dall'Ente (vedi tabella 2) sopravanzano, di più del 40%, l'insieme delle contribuzioni a riguardo trasferite dall'Amministrazione Statale.
Più in generale, le risorse complessivamente destinate ad investimenti evidenziano un innalzamento della quota di autofinanziamento per investimenti di opere portuali, più che triplicata rispetto all'andamento degli esercizi precedenti (vedi tabella 3).
Il dato di bilancio è destinato a valorizzarsi ulteriormente, già in corso di esercizio, avuto riguardo al prevedibile andamento di alcune variabili che influenzano i diversi aggregati di bilancio.
Da questo punto di vista, emerge con chiarezza l'intima correlazione tra previsioni di bilancio e processo di riorganizzazione dell'Ente.
Crescenti risultati sul piano delle economie gestionali sono infatti direttamente riconducibili all'attuazione della nuova pianta organica, attraverso gli effetti che questa induce su alcune significative voci di spesa: le nuove professionalità (già comprese nelle previsioni di spesa) determineranno una sensibile contrazione degli apporti consulenziali in oggi utilizzati, avuto particolare riguardo alle prestazioni "esterne" per consulenze legali.
Analogamente, le nuove professionalità da indirizzare verso le funzioni di controllo di gestione aziendale avranno il compito di assicurare il costante controllo dei risultati, dei livelli di efficienza amministrativa e della coerente e tempestiva attuazione dei programmi di intervento promossi.
In particolare, le spese per l'acquisto di beni di consumo e di servizi, mantenute a livello previsionale su valori prossimi a quelli dell'esercizio precedente, potranno trovare, in corso d'esercizio anche grazie all'utilizzo degli strumenti dianzi ricordati, un andamento più coerente rispetto all'effettivo "ridimensionamento" che l'Ente ha avuto.
Ed è proprio a fronte della consapevole percezione delle prospettive di sviluppo che possono dischiudersi, che riteniamo ancora una volta porre l'accento sui residui patologici da rimuovere.
L'esigenza di un sostanziale velocizzazione dei tempi nella riscossione delle entrate dell'Ente, per canoni demaniali in primo luogo, è da sempre oggetto di specifica sottolineatura, anche da parte degli organi di controllo.
E' proprio la consapevolezza di un bilancio finalmente "pulito" a rendere ancora più evidente l'improprietà degli oneri finanziari per fabbisogni di cassa che ancora gravano sull'Ente. Deve essere chiaro che la sottrazione di tali risorse non condiziona le spese di "funzionamento" dell'Autorità Portuale; sono, viceversa, risorse impropriamente sottratte all'attività di promozione o di investimento da realizzare a favore di tutti i soggetti che operano in porto.
La puntuale corresponsione dei canoni demaniali, prima ancora che la risposta agli strumenti autoritativi attivati dall'Autorità Portuale, deve sempre più rappresentare un condiviso contributo allo sviluppo dell'intera comunità portuale. Sarebbe, questo, un importante elemento di verifica degli obiettivi generali che l'Amministrazione si è posta.
Gli esercizi trascorsi hanno ben evidenziato, quantomeno nell'ultimo triennio, gli elementi di criticità nella vita della "nuova" Autorità Portuale: le strategie di intervento sono state principalmente orientate a rimuovere le emergenze "interne", sulle quali più volte il Comitato ha avuto modo di soffermarsi. Da questo punto di vista, il progressivo superamento degli elementi di carattere congiunturale consente, anche partendo dai dati previsionali di bilancio, di impostare una riflessione sugli obiettivi da perseguire più propriamente riconducibili alle funzioni di promozione, programmazione ed intervento proprie dell'Ente.
Ma sono le stesse prospettive di sviluppo che, quasi paradossalmente, evidenziano gli elementi di debolezza strutturale nel contesto dei quali il nostro Ente è costretto, sotto il profilo economico finanziario, ad operare.
In primo luogo, i dati forniti al Comitato Portuale ben evidenziano, pur con le necessarie premesse prima richiamate, la scarsità delle risorse finanziarie che l'Ente dispone da destinare agli investimenti. Se riusciamo, con un bilancio finalmente "pulito", a destinare risorse sufficienti alle esigenze manutentive dello scalo genovese, ancora troppo esigue e, nel contempo, precarie sono le possibilità di realizzazione dei programmi di potenziamento e sviluppo del porto.
E' già stata più volte sottolineata la "distanza" che da questo punto di vista ci separa dalle altre grandi realtà portuali europee. In questa sede è importante rimarcare una politica degli investimenti che, nella sua dimensione complessivamente inadeguata, è ancora condizionata dalla possibilità di ricorrere ad alienazioni patrimoniali, inidonee, queste ultime a soddisfare le esigenze di continuità che l'Ente, in relazione alla attuazione dei suoi indirizzi di programmazione, necessariamente deve poter acquisire.
Tali considerazioni diventano quanto mai attuali nel momento in cui l'Autorità Portuale si accinge a dotarsi dello strumento idoneo a governare nel breve, medio e lungo periodo, le sue strategie di utilizzo del "suolo" demaniale e le politiche di investimento a questa associate.
Non è certamente questa la sede per riprendere la discussione sul Piano Regolatore Portuale se non per sottolineare che attraverso lo schema adottato dal Comitato ai fini del conseguimento dell'intesa con l'Amministrazione Comunale, l'Autorità Portuale ha, per la prima volta, aperto un confronto sulle linee di sviluppo del porto di Genova.
Confronto con la comunità locale, nella consapevolezza che, al di là delle previsioni di legge, la qualità delle reciproche relazioni produttive ed urbanistiche rappresenta un fattore imprescindibile per il "successo" del porto stesso e quindi della città; ma anche, e soprattutto, un confronto con i diversi operatori, perché è essenzialmente al servizio della loro insostituibile funzione che vanno rese concretamente perseguibili le potenzialità di sviluppo del porto di Genova.
A riguardo, le indicazioni pervenute dagli operatori evidenziano una sostanziale coerenza tra le previsioni di Piano Regolatore ed i diversi Piano d'impresa. Pur nel contesto di un quadro di riferimento finanziario, per gli aspetti sopra richiamati, ancora da definire, il Porto di Genova si propone comunque come oggetto di qualificanti programmi imprenditoriali destinati ad "attrarre" nel prossimo futuro ingenti investimenti (vedi tabella 4).
Queste ultime considerazioni ci portano ad individuare un ulteriore elemento di debolezza strutturale: la coerente attuazione del Piano Regolatore Portuale comporta una sostanziale revisione ed adeguamento delle procedure di finanziamento statali in materia di grande infrastrutturazione portuale.
L'Autorità Portuale di Genova intende porre con forza, nelle sedi opportune, il problema della programmazione delle risorse finanziarie da dedicare all'attuazione dei piani regolatori portuali, perché questi rappresentano, avuto riguardo alle procedure di adozione ed ai soggetti in esse coinvolti, l'unico strumento di pianificazione istituzionalmente proprio e tecnicamente adeguato per garantire il soddisfacimento delle esigenze di sviluppo dei porti. E' evidente che tale principio va applicato all'intera portualità nazionale.
Lo Stato, nella strategia di infrastrutturazione portuale, deve avere esclusivo riguardo al quadro procedurale disegnato con la legge di riforma. Ciò a garanzia di una politica nazionale che privilegi un'elaborazione pianificatoria e progettuale realmente rispondente ad un criterio di ottimale utilizzo delle risorse disponibili. Ed è proprio per le motivazioni sopra accennate che ci rivolgiamo ai soggetti presenti in Comitato, ed agli Enti e Categorie che gli stessi rappresentano, per sottolineare con forza l'urgenza di accelerare il procedimento di approvazione del Piano.
D'altro canto, è proprio l'attenta analisi dei dati di bilancio che proponiamo ad evidenziare l'esigenza di un profondo riassetto dei rapporti finanziari con l'Amministrazione statale. Il tema del finanziamento del Piano Regolatore Portuale evidenzia, come detto, l'urgenza di una revisione delle strategie statali in materia di grande infrastrutturazione portuale. Dall'altro lato, si rende indispensabile individuare risorse proprie, certe e costanti, che facciano direttamente capo all'Autorità Portuale, da destinare alla realizzazione dei propri programmi di intervento. Ciò principalmente attraverso una profonda revisione negli stessi meccanismi ordinari di contribuzione che attualmente disciplinano i rapporti finanziari tra Amministrazione Statale ed Autorità Portuali.
In questa direzione, il dato prima evidenziato a riguardo della "precarietà" delle risorse attualmente destinate ai programmi di investimento, si accresce di ulteriori elementi di riflessione: l'attuale sistema di contribuzione statale appare sostanzialmente inadeguato rispetto ai tassi di sviluppo delle diverse realtà portuali.
In altri termini, all'incremento dei traffici che ha negli ultimi anni contraddistinto il porto di Genova (ed al conseguente incremento nei diritti erariali percepiti dall'Amministrazione Finanziaria) non hanno corrisposto adeguate variazioni per l'aumento dei trasferimenti dallo Stato a favore del porto di Genova. Ed è questo l'indice certamente più proprio che evidenzia gli aspetti patologici prima richiamati.
In questo contesto, l'allegata tabella fornita dalla Dogana di Genova (vedi tabella 5) mostra con evidenza il consistente livello delle entrate doganali procurate dall'erario dal Porto di Genova. Su un totale di diritti accertati superiore nel 1997 ai 1.800 miliardi di lire (e che per il 1998 si accinge a superare i 2000), la totale devoluzione all'Autorità Portuale dei Diritti Marittimi (connessi alle tasse sulle merci imbarcate e sbarcate, alle tasse sui passeggeri e agli ancoraggi) potrebbe essere sufficiente a garantire quelle esigenze di continuità finanziaria che rappresentano il tema più rilevante ai fini dell'attuazione dei programmi di intervento dell'Autorità Portuale.
Genova, 27.11.1998
Tabella 1
Tabella 2
Tabella 3
Tabella 4
TABELLA 4
INVESTIMENTI PRIVATI NEL PORTO DI GENOVA
TRIENNIO 1995/1997 |
L./MLNI 129.798 | riferiti a: Sech Genoa Terminal Terminal Frutta Forest Terminal Rinfuse VTE Porto Petroli |
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TRIENNIO 1998/2000 |
L./MLNI 193.800 | riferiti a: VTE Sech Genoa Terminal Terminal Rinfuse
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TABELLA 5
DOGANA DI GENOVA
UFFICIO RICEVITORIA
| 1997 | 1998 (sino al 30.09.98) |
TOTALE DIRITTI | 1.868.744.228.050 | 1.637.682.088.450 |
Media mensile | 155.728.685.670 | 181.964.676.490 |
Variazione percentuale | | (+16,848% circa) |
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di cui GENOVA AEROPORTO | 42.452.142.230 | 27.955.980.400 |
di cui SESTRI LEVANTE | 877.955.180 | 829.609.130 |
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DIRITTI MARITTIMI | | |
1) Erario | 33.528.748.540 | 24.012.978.128 |
2) Autorità Portuale | 9.335.407.200 | 7.096.446.142 |
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I.V.A. 405 | 2.026.420.537.930 | 1.898.722.948.380 |
I.V.A. - 406 | - 645.214.068.750 | - 686.619.142.700 |
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