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Bilbao, Brema Genova e Southampton: quattro città portuali a confronto
Il rapporto tra città e porto in un incontro organizzato a Genova
15 dicembre 1998
Molte città europee vivono quotidianamente il problema della coesistenza tra la vita cittadina e quella commerciale e produttiva delle aree portuali. Il rapporto tra le due diverse realtà è spesso conflittuale, necessita di continui confronti tra gli operatori del porto e le istituzioni cittadine. Le esperienze delle città portuali di Bilbao, Brema, Genova e Southampton sono state presentate oggi a Genova in un incontro organizzato dall'ufficio AMRIE (The Alliance of Maritime Regional Interests in Europe) di Genova e dall'amministrazione comunale, e introdotto dal presidente dell'ufficio AMRIE e vice presidente della Regione Liguria, Graziano Mazzarello, e dal vice sindaco di Genova, Claudio Montaldo.
Il workshop è servito per scambiare esperienze e descrivere progetti realizzati e allo studio sia di pianificazione urbana che portuale. Dalle relazioni dei rappresentanti delle quattro città sono emerse realtà differenti. Phil Bird, direttore della pianificazione del Southampton City Council, ha descritto la situazione della città inglese, dove il porto dispone di grandi aree di espansione che potrà occupare senza intaccare il tessuto urbano e dove sono in atto processi di restituzione di aree portuali alla città. Southampton è il primo porto crocieristico britannico ed è anche leader nel traffico di autoveicoli nuovi (516.000 nel 1997); è inoltre al secondo posto nel Regno Unito nella graduatoria degli scali container, con 1,2 milioni di teu l'anno, e occupa direttamente 10.000 persone.
Bilbao ha invece problemi di riconversione di zone dismesse dal porto e di aree industriali molto degradate: Patricia Fernandez della Deputaciòn Foral de Bizkaia, ha elencato i progetti e gli investimenti per ricreare, con l'insediamento di piccole e medie imprese, i posti di lavoro persi con la crisi che ha colpito le attività industriali negli anni scorsi.
Anche Brema ha dovuto affrontare i problemi legati alla contrazione dell'industria marittima con la perdita di 8.000 posti di lavoro e di oltre 7.000 nel settore portuale e della logistica, con un tasso di disoccupazione che è salito dal 5 al 15 per cento. Nella città tedesca - ha detto Günter Warsewa dell'università di Brema - sono in atto riconversioni ad uso cittadino di aree precedentemente occupate dal porto, e la città sta puntando in particolar modo sullo sviluppo tecnologico per cercare di creare opportunità di lavoro.
Bruno Gabrielli, assessore all'Urbanistica del Comune di Genova, ha affermato l'unicità del 'caso Genova' e ha focalizzato la sua relazione sugli interventi effettuati negli ultimi anni e quelli in corso di realizzazione relativi al recupero urbano del porto antico, lasciato dalle attività portuali e "donato" alla città. Fabio Capocaccia, segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, ha invece descritto il prossimo uso portuale di parte delle aree di Cornigliano dedicate alla siderurgia.
Da parte del rappresentante della città e da parte di quello del porto nessun accenno quindi alle polemiche sulla destinazione ad uso urbano dell'area di Fiumara e sulle nuove infrastrutture portuali progettate per lo scalo di Voltri. Interventi che, per diverse ragioni, hanno dominato la scena del rapporto tra città e porto negli ultimi mesi. La querelle è stata risparmiata agli ospiti stranieri. E' auspicabile che costoro non conoscano a fondo le problematiche di coesistenza tra le attività portuali e la vita cittadina di Genova: potrebbero infatti raccontare ai loro connazionali che siamo bravissimi a risolvere il problema del rapporto tra città e porto dove il porto non esiste più, oppure dove la città non c'è mai stata.
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