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La Commissione Europea ha risposto oggi all'invito del Consiglio Europeo di Vienna dello scorso dicembre, che l'esortava ad esaminare l'incidenza sull'occupazione determinata dalla soppressione delle vendite intracomunitarie duty free dal prossimo 1° luglio, e a studiare tutte le misure possibili per evitare i problemi derivanti da tale soppressione, proponendo eventualmente una proroga delle vendite esenti da tasse doganali limitata nel tempo.
Sulla base dell'analisi effettuata, la Commissione considera che la soppressione delle vendite duty free non avrà incidenza negativa sull'occupazione in generale, e che una proroga del regime di vendite genererebbe comunque incertezza. I problemi d'occupazione a breve dovrebbero essere compensati dall'occupazione nel lungo termine, in particolare se le entrate fiscali recuperate con l'abolizione delle vendite esenti da dogana verranno impiegate per alleggerire la fiscalità della manodopera. La Commissione sollecita comunque gli Stati membri ad usare strumenti appropriati per risolvere le difficoltà che potranno generarsi. E' anzi auspicabile che il Consiglio dei ministri dell'Unione Europea solleciti l'adozione di una misura finanziaria ad hoc.
La soppressione delle vendite duty free ai viaggiatori che si spostano all'interno dell'UE era stata decisa dai ministri delle Finanze dell'Unione Europea (allora Comunità Europea) nel 1991 (direttiva del 1991 sull'imposta sul valore aggiunto e direttiva del 1992 sulle accise). Con l'apertura del mercato unico e l'eliminazione delle frontiere fiscali la nozione d'import e d'export di beni in seno all'UE è scomparsa. I cittadini possono acquistare beni senza restrizioni in uno Stato membro di loro scelta e pagare le tasse corrispondenti solo nel luogo dell'acquisto. E' stato accordato agli operatori del settore un periodo transitorio di sette anni e mezzo - fino al 30 giugno prossimo appunto - per adattarsi alla nuova situazione.
Il previsto effetto negativo sull'occupazione non si avrà perché, secondo la Commissione, la crescente domanda di servizi di trasporto non calerà per effetto della soppressione del duty fee. Continueranno ad esempio le escursioni di un giorno su nave traghetto che permetteranno d'effettuare acquisti negli Stati membri dove le accise sono meno elevate. La maggior parte dei viaggiatori continuerà a fare acquisti durante le attese negli aeroporti o durante le traversate in traghetto. Lo dimostra - afferma la Commissione - l'esperienza degli aeroporti americani.
La differenza dei prezzi tra beni di consumo esenti da dogana e quelli dogana compresa è sovente molto debole (non per il tabacco). Non si avrà dunque un'incidenza sensibile sul complesso delle vendite, perché la domanda si dirigerà verso altri prodotti, come gli articoli di lusso o le specialità regionali.
Sarà comunque il Consiglio Ecofin del 15 marzo che dovrà prendere una decisione definitiva: abolizione del duty free, rinvio a lunga durata estendendolo però anche al trasporto ferroviario (Eurotunnel è in vibrante attesa, ma ricaverebbe comunque benefici sia in un senso che nell'altro), o infine distinzione fra prodotti soggetti a imposta sul valore aggiunto, su cui c'è armonizzazione nell'UE, e quelli sottoposti ad accise, sulle quali ogni Stato membro decide per suo conto.
C'è anche un altro problema che riguarda le tariffe di passaggio sulle navi traghetto nella Manica. C'è infatti il dubbio che tali tariffe non coprano integralmente i costi del trasporto, ma che gli armatori abbiano finora confidato nelle vendite fuori dogana per ripagare tutti i loro costi. Se così fosse, l'abolizione delle vendite condurrebbe automaticamente all'aumento delle tariffe, con effetti negativi sul traffico tra Gran Bretagna e resto d'Europa. |
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