Eccetto il feedering di container e i collegamenti attraverso la Manica, il cabotaggio europeo praticamente non esiste. E' questa l'amara conclusione della quarta conferenza annuale dell'European Shippers' Council (ESC) che si è svolta a Marsiglia. Per abbozzare una rete di cabotaggio, o di trasporto marittimo su brevi distanze, a Marsiglia è stato creato un gruppo di lavoro compredente l'ESC, il CENSA (gli armatori dell'Unione Europea) e la Federation of European Private Port Operators (Feport), che dovrebbe anche organizzare servizi su brevi rotte integrati alle catene logistiche. Il gruppo di lavoro dovrà poter applicare alle catene di trasporto marittimo l'esperienza accumulata con i Key Performance Indicators (KPI) nel trasporto aereo, per migliorare la qualità e l'efficacia dei trasporti marittimi brevi.
Il gruppo dovrebbe dimostrare che i servizi di cabotaggio marittimo che funzionano veramente sono quelli organizzati da una sola importante industria e da un solo armatore. L'esempio più significativo è quello della Fiat Auto e dell'armatore Grimaldi.
Intermodalismo e sua integrazione nella catena distributiva era il tema della conferenza. Il presidente dell'ESC, Garry Mansell, ha ricordato in proposito che l'Unione Europea è all'origine di alcune iniziative radicali, qualche volta controverse, per favorire cambiamenti nell'organizzazione dei trasporti, spingendo in particolare gli utilizzatori di trasporti a modificare il modo in cui essi esercitano le loro scelte.
Nel corso della conferenza l'associazione francese Association des Utilisateurs de Transport de Fret (AUTF) hanno reso pubblico un memorandum dal titolo "Per un'Europa del trasporto merci", in cui si mette in evidenza una comparazione dei costi logistici in percentuale del prodotto interno lordo (PIL), che in Europa è l'11,8%, in Giappone l'11,4% e negli Stati Uniti il 10,5%. La comparazione evidenzia il sovraccosto che grava sulle imprese europee.
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