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In Svizzera referendum per il dimezzamento del traffico, «una cura drastica con notevoli effetti collaterali»
Il Consiglio federale teme gravi ripercussioni sul settore dei trasporti e l'isolamento internazionale della Confederazione
1 febbraio 2000
Il prossimo 12 marzo in Svizzera ci sarà una votazione popolare su una serie di referendum, tra cui quello che prevede un dimezzamento del traffico stradale nel territorio elvetico. Tale livello, una volta raggiunto, non potrà più essere superato. L'iniziativa è stata definita dal governo svizzero una «cura drastica con notevoli effetti collaterali» e il consigliere federale Moritz Leuenberger ha chiesto alla popolazione di respingerla. Secondo il Consiglio infatti gli obiettivi formulati nell'iniziativa possono essere raggiunti soltanto adottando misure coercitive assai restrittive e un "sì" avrebbe inoltre conseguenze incalcolabili per le regioni periferiche e di montagna.
In particolare il testo di questo referendum prevede di ridurre entro i prossimi 10 anni il traffico stradale motorizzato al volume registrato nel 1970. Una «richiesta insostenibile» per il Consiglio, che ha ricordato che con quattro domeniche senz'auto all'anno si riuscirebbe a raggiungere soltanto un quinto dell'obiettivo prefisso nell'iniziativa e che persino adottando misure drastiche quali l'aumento del prezzo della benzina a 3 franchi il litro non sarebbe possibile ottenere un tale calo del traffico.
Secondo il dipartimento federale dell'Ambiente, dei Trasporti, dell'Energia e delle Comunicazioni (DATEC) per raggiungere il volume di traffico del 1970 sarebbero necessarie misure coercitive quali divieti di circolazione temporanei o contingentamenti delle prestazioni chilometriche.
Il Consiglio ha ricordato inoltre che negli ultimi anni la Confederazione e i Cantoni hanno già adottato numerose misure in questo senso, e in particolare l'inasprimento delle prescrizioni in materia di emissione di sostanze nocive e di inquinamento acustico, l'imminente introduzione della tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni, la legge sul CO2, la riforma fiscale ecologica decisa dal Parlamento, l'ammodernamento delle ferrovie e diverse iniziative nell'ambito della sicurezza stradale. Si tratterà quindi di continuare a seguire tale evoluzione, di pari passo con l'Unione europea, mentre viceversa il Consiglio definisce «non sostenibile la tesi del comitato d'iniziativa, secondo cui il dimezzamento del traffico stradale motorizzato è realizzabile, anche sotto il profilo economico». Uno studio, effettuato su mandato del Servizio per lo studio dei trasporti, è giunto infatti alla conclusione che «il dimezzamento del traffico avrà delle ripercussioni prevalentemente negative sulla crescita economica e, se effettuato a breve termine, anche sulla situazione occupazionale».
Se le tesi dei promotori del referendum verranno accolte, il Consiglio federale ha previsto ci saranno ripercussioni negative particolarmente gravi oltre che sulle regioni periferiche e di montagna, anche sul turismo e sull'intero settore dei trasporti.
Moritz Leuenberger ha paventato inoltre un possibile isolamento a livello internazionale: per adempiere agli impegni assunti con l'estero la Svizzera dovrebbe infatti adottare misure speciali, a scapito dell'economia nazionale e della popolazione, o rescindere gli accordi stretti con nazioni estere. Nel caso delle intese sui trasporti terrestri, ciò comprometterebbe secondo Leuenberger l'intero pacchetto di accordi con l'Unione europea.
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