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Turismo nel Mezzogiorno d'Italia: non mancano le infrastrutture di trasporto, ma è l'industria dell'ospitalità che non decolla
I risultati di un'indagine sul livello d'accessibilità condotta da Unioncamere e Isnart in 766 Comuni della Sardegna, della Basilicata e della Puglia
29 febbraio 2000
Secondo un'indagine condotta da Uniontrasporti, agenzia delle Camere di Commercio italiane che si occupa di trasporti, e da Isnart, agenzia delle Camere di Commercio che si occupa di turismo, il turismo nel Meridione d'Italia non decolla per carenza d'infrastrutture, ma è l'industria dell'ospitalità che non decolla.
E' questo il principale risultato dell'indagine presentata a Milano nell'ambito della Borsa Internazionale del Turismo (BIT).
Il Mediterraneo rappresenta, nel suo insieme, la principale area di destinazione mondiale con 195 milioni di arrivi e il 31,2% del turismo internazionale, ma i turisti stranieri non scelgono frequentemente, almeno quanto ci si aspetterebbe, le mete delle regioni meridionali italiane.
Unioncamere e Isnart hanno fatto l'esempio dei collegamenti aerei. Gli aeroporti nel Meridione non mancano, ma nonostante la deregulation del trasporto aereo l'ingresso nei collegamenti di nuove compagnie è scoraggiato dalla mancanza di un sistema integrato tra operatori del trasporto e del turismo. La prova è fornita dal quasi monopolio di fatto delle compagnie italiane nella gestione dei voli da e per gli aeroporti del Sud: questo significa che gli operatori stranieri specializzati nel trasporto di turisti non trovano redditizia l'offerta Sud. Questo non accade invece per Grecia, Turchia, Marocco.
La ricerca dei due enti camerali si è svolta in particolare in Basilicata, Puglia e Sardegna. In queste regioni non mancano le infrastrutture d'accesso, ma il nodo da sciogliere è rappresentato dalla mobilità interna: il 66,2% dei turisti che si recano al Sud lo fanno con la propria auto; l'utilizzo dell'aereo è limitato dalla scarsità di collegamenti con le aree meta del turismo; il sistema ferroviario non è efficiente. L'amara verità è che vi sono siti di fatto esclusi da ogni collegamento pubblico.
Nelle tre regioni "pilota" sono stati presi in considerazione 766 Comuni (377 in Sardegna, 131 in Basilicata e 258 in Puglia). Sono stati individuati 72 Comuni come siti ad alta vocazione turistica, ma per nessuna di queste località esiste una correlazione diretta tra elevata accessibilità trasportistica ed elevato livello di ricettività. Fanno eccezione i Comuni di Ostuni e Carovigno in Puglia e di Palau e Arzachena in Sardegna.
Nell'indagine è stata stilata una classifica del grado di accessibilità dei Comuni a vocazione turistica (il livello di accessibilità di una località valuta quanto sia facile raggiungerla utilizzando le infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime a disposizione degli utenti, senza trascurare eventuali servizi aggiuntivi quali le autolinee).
Esclusi i Comuni capoluogo, al primo posto troviamo Ostuni a quota 74 e Carovigno (67) nel brindisino, poi Bernalda (59) in provincia di Matera, seguita da Alghero (57) e Palau (57) in provincia di Sassari. Ai livelli inferiori troviamo le Isole Tremiti con potenziale di accessibilità trasportistica pari a 2, preceduta da Lotzorai, nel nuorese, con grado 5, e Vico del Gargano, in provincia di Foggia, a quota 10.
In definitiva la ricerca di Uniontrasporti e Isnart mette in luce come la scarsa domanda europea dedicata al Mezzogiorno d'Italia non sia tanto un problema d'infrastrutture né di costi dei trasporti, quanto dell'organizzazione dell'offerta turistica che è insufficiente per richiamare l'interesse dei vettori ad indirizzarvi flussi consistenti di domanda.
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