E' stata caricata alla banchina Coeclerici di Murmansk, nella Russia settentrionale, nel Mare di Barents, la più grande navi portarinfuse mai approdata alle coste russe. La nave - denominata Papa, una capesize di 270 metri di lunghezza, 40 metri di larghezza e 140mila tonnellate di stazza lorda - fa parte della flotta di time-charter gestita da Coeclerici Armatori e nei giorni tra il 10 e il 15 agosto ha caricato nelle proprie stive 130.688 tonnellate di carbone fossile per l'esportazione. Il materiale - acquistato, commercializzato e spedito dalla Coeclerici Carbometal, la società di trading del gruppo, per un valore commerciale di 4,5 milioni di dollari (circa 10 miliardi di lire) - era destinato ad una centrale elettrica in Spagna, dove la Papa è giunta dopo otto giorni di navigazione per le operazioni di scarico nel porto di Gijon.
L'operazione è stata festeggiata con un'imponente cerimonia, a cui hanno partecipato numerose autorità russe, i rappresentanti di Coeclerici e del cliente finale spagnolo. «Siamo particolarmente orgogliosi - ha commentato il presidente di Coeclerici, Paolo Clerici - di aver raggiunto questo primato in un Paese come la Russia che, oltre a rappresentare un'importante partner commerciale per l'Italia, è un Paese di nostro storico insediamento. Ci tengo infatti a ricordare che negli anni '60 il gruppo Coeclerici è stato scelto come esclusivista per l'esportazione di carbone in Italia e successivamente di rottami di ferro».
L'operazione, che rappresenta un record per l'economia russa e che sarebbe stata inattuabile solo qualche mese fa, è stata resa possibile - ricorda il gruppo italiano - grazie agli importanti lavori di dragaggio dei fondali finanziati dalla Coeclerici nel tratto di porto prospiciente la propria banchina, che hanno incrementato la profondità del fondale da 12 a 15 metri. L'aumento della profondità consente infatti alle navi di dimensione superiore (capesize, cioè dalle 120 alle 170mila tonnellate di stazza) di ormeggiare alla banchina per effettuare le operazioni di carico con un effetto di riduzione dei costi di spedizione via mare. «La necessità di effettuare i lavori di dragaggio - ha spiegato Paolo Clerici - deriva dalla possibilità di aumentare ulteriormente la quantità di carbone dal nord della Russia, in particolare per mercati nuovi a tale origine». I lavori di dragaggio del porto di Murmansk, iniziati nel novembre dello scorso anno, stanno proseguendo anche in queste settimane con l'obiettivo di aumentare la profondità di ulteriori 50 centimetri entro la fine dell'anno. |
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