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La new economy richiede efficienza alle reti di trasporto e ai sistemi logistici
Se ne è parlato questa mattina nel corso del convegno "Trasporti, Logistica e New Economy" a bordo della motonave "Fantastic"
4 dicembre 2000
L'impatto della new economy sul settore dei trasporti e della logistica è stato notevole, nonostante l'avvento del commercio e degli interscambi per via elettronica sia diventato una realtà solo da pochi anni. Un impatto inevitabile e destinato a mutare in futuro ancora più radicalmente alcuni aspetti delle attività di scambio e distribuzione delle merci.
Se n'è parlato nel corso del convegno "Trasporti, Logistica e New Economy", svoltosi questa mattina a Genova a bordo del cruise-ferry Fantastic (Grandi Navi Veloci) e organizzato dall'associazione culturale genovese Il Leudo in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2000/2001 del corso di laurea in Economia Marittima e dei Trasporti della facoltà di Economia dell'ateneo di Genova (inforMARE del 1° dicembre).
L'amministratore delegato del Voltri Terminal Europa (VTE), Cirillo Orlandi, ha detto che il "momento zero", che ha segnato l'inizio dei cambiamenti nel settore dei trasporti e della logistica, è individuabile negli anni Novanta. «In precedenza - ha osservato Orlandi - lo stato dei trasporti era valutato in base all'andamento economico, con riferimento al prodotto interno lordo (PIL), mentre negli anni Novanta sono stati introdotti altri indicatori: l'interscambio commerciale e l'indice di incremento del traffico container». Negli anni '87, '88, '89, '90 - ha spiegato - è risultata esserci un'assoluta equivalenza tra i tre differenti indicatori. Nell'87 l'incremento medio del PIL è stato del 6%, quello del commercio mondiale del 6% e quello del traffico container del 10%. Un rapporto di valori che è rimasto costante fino al '90. Dal '91 si è registrato un cambiamento dei tassi di crescita. «Questa tendenza continua - ha detto Orlandi - tanto che nel 2000 l'incremento del PIL sarà del 3,2%, quello del commercio del 10,4% e quello dei container dell'11,2%».
E' mutato anche il quadro dei traffici internazionali: la globalizzazione, che Orlandi preferisce definire "multicontinentalità", è stata messa in evidenza dalla crescita delle economie asiatiche. Questo ha fatto sì che il continente europeo abbia cessato di guardare solo verso ovest, ritrovando la sua centralità rispetto ad America ed Asia. Si è trattato - ha rilevato Orlandi portando ad esempio il traffico container - di un raddoppio del volume di carichi trasportati. «Se prima il Mediterraneo era un mare regionale, ora nella portualità mediterranea figurano i più grandi soggetti del mondo portuale mondiale: Eurogate, PSA, ecc.». Il ruolo strategico dei porti è indiscusso. Nei prossimi anni - ha concluso Orlandi - i centri di diffusione del trasporto non saranno più vicini ai centri di produzione, ma saranno concentrati in "porte d'accesso continentale", assimilabili ai "portali" della new economy.
Concludendo la serie di relazioni, il segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, Fabio Capocaccia, ha ricordato che «l'impatto della new economy ha conseguenze su come si può programmare e seguire il percorso della merce» ed ha sottolineato come l'avvento della new economy abbia comportato un effetto positivo per la old economy: alle transazioni per via elettronica segue il trasferimento "fisico" delle merci. Net economy ed e-commerce richiedono quindi grande efficienza alle tradizionali modalità di trasporto.
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