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Futuro cupo per i cantieri navali mondiali. La domanda di nuove costruzioni verso un forte calo
La preoccupante analisi di mercato è del Council Working Party on Shipbuilding dell'OECD, che oggi a Parigi ha concluso i suoi lavori
6 luglio 2001
La novantanovesima sessione del Council Working Party dell'Organization for Economic Co-operation and Development (OECD), che si è svolta ieri ed oggi a Parigi, è stata incentrata sul mercato della cantieristica navale e in particolare sull'individuazione delle misure necessarie per riportare condizioni normali di concorrenza sullo scenario internazionale. Azioni che - secondo l'organismo - dovranno essere concordate con le nazioni sede di industrie navalmeccaniche che non fanno parte dell'OECD, che saranno chiamate a partecipare ai lavori dell'organizzazione.
Nel suo intervento Salvatore Salerno, presidente del Council Working Party on Shipbuilding dell'OECD, ha ricordato che nel 2000 sono state completate costruzioni per un totale record di 20,3 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata. Questo consuntivo rappresenta un incremento del 52,3% nello spazio di sette anni. Tale crescita - ha detto Salerno - è spiegabile parzialmente sia con l'incremento dei traffici marittimi, sia con l'aumento delle demolizioni delle navi, determinato soprattutto da standard di sicurezza e ambientali più efficaci. La crescita è in parte motivata anche dai prezzi relativamente contenuti dell'offerta. Il fatto cruciale di questa situazione - ha aggiunto - è che se la futura domanda è stata anticipata, allora, quando gli attuali programmi di nuove costruzioni saranno completati, l'industria navale si troverà a dover far fronte ad un repentino calo dei nuovi ordinativi.
Il gruppo di lavoro sulla cantieristica dell'OECD ha inoltre sottolineato con preoccupazione che, sebbene i prezzi delle nuove costruzioni siano aumentati tra la metà del 1999 alla fine del 2000, essi sono ad un livello tuttora inferiore a quello della metà degli anni Novanta.
Oltre a giudicare questo modesto trend di crescita non sostenibile, il Working Party ha osservato che il prezzo delle costruzioni è variato sensibilmente in base ai differenti tipi di navi: se per alcune tipologie di unità ha mostrato un notevole recupero, per altre è rimasto viceversa stagnante.
Sulla base dell'analisi della domanda, il gruppo di lavoro prevede comunque che nel breve termine l'industria navale non continuerà a ricevere nuovi ordinativi con ritmi analoghi a quelli registrati nel 2000 e che questo trend negativo potrà continuare anche a lungo termine poiché - ha specificato Salerno - la domanda di nuove costruzioni diminuirà ulteriormente dopo la metà di questa decade, specialmente in considerazione del fatto che gli ordinativi per rimpiazzare la flotta di vecchie petroliere sono già stati in gran parte assegnati ai cantieri. Questo significa che l'utilizzo della capacità produttiva diminuirà ulteriormente, e tale andamento sarà probabilmente seguito dai prezzi, «finché - ha sottolineato - non ci sarà un sostanziale, e attualmente non prevedibile, cambiamento del rapporto domanda - offerta».
L'organismo dell'OECD prospetta alle industrie navalmeccaniche un futuro tutt'altro che tranquillizzante: «i cantieri mondiali sembrano dover affrontare severe condizioni di mercato nel futuro perscrutabile, finché il fondamentale problema del crescente squilibrio domanda - offerta non sarà risolutamente affrontato». Alla luce di questa situazione di mercato, il gruppo di lavoro ha rilevato il consenso dei delegati circa la pressante necessità di esplorare tutte le possibili soluzioni per portare equilibrate condizioni di concorrenza nel mercato cantieristico.
Mancano però dei tasselli per completare il puzzle. Pur sottolineando che gli USA hanno incoraggiato i membri del Working Party a vagliare tutte le possibilità per riequilibrare il mercato, i delegati - è stato infatti rilevato - hanno riconosciuto che l'industria navalmeccanica non ha ancora ricevuto alcuna attenzione dalla nuova amministrazione statunitense. Poca sensibilità che non lascia presagire nulla di buono riguardo alla possibilità di una ratifica da parte degli Stati Uniti d'America dell'accordo OECD del 1994 sul ripristino di normali condizioni di concorrenza e sulla cessazione delle sovvenzioni ai cantieri. A questo riguardo il Working Party ha invitato il segretariato dell'OECD a preparare una serie di opzioni per consentire ai delegati di decidere, nel corso della prossima sessione, che politica alternativa perseguire se l'accordo dell'OECD sulla cantieristica non risulterà neppure allora ratificato. E' stato inoltre stabilito - considerando tale azione di primaria importanza - di promuovere il coinvolgimento in questo processo delle nazioni che fanno parte dell'OECD ma che non hanno ratificato l'accordo, così come delle nazioni non appartenenti all'OECD che però sono sede di importanti industrie cantieristiche. Un richiamo esplicito - quest'ultimo - al coinvolgimento della Cina, nazione in procinto di fare il suo ingresso nella comunità commerciale internazionale della WTO e sede di industrie navalmeccaniche in piena ascesa. Per concretizzare questo proposito, il Working Party ha deciso di organizzare un workshop con le nazioni non-OECD sede di industrie cantieristiche. L'incontro potrebbe svolgersi in coincidenza con la centesima sessione del Working Party, prevista per il prossimo dicembre.
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