La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) ha rinnovato il suo appello affinché siano offerte alla flotta cabotiera italiana le condizioni per competere ad armi pari con i concorrenti europei. La richiesta è stata ribadita sulla scia dei risultati di un nuovo studio su "La competitività della flotta italiana nel cabotaggio dell'Unione Europea", realizzato da Ernst & Young su incarico di Confitarma e Fedarlinea, che è stato presentato oggi a Napoli nel corso della tavola rotonda "Scegliere il mare. Il Mediterraneo al centro dell'Europa".
Dal 1° gennaio 1999 in Italia possono operare le navi iscritte nel registro internazionale di altri paesi dell'Unione Europea che ammettono tali unità al cabotaggio. Sulle rotte italiane - spiega Confitarma - «possono quindi inserirsi navi che usufruiscono di condizioni operative, retributive, fiscali e previdenziali rispetto alle quali la bandiera italiana risulta fortemente svantaggiata, tanto da rendere irrealistica la prospettiva di poter resistere alla concorrenza». Il divario è messo in luce dai risultati dello studio, che ha analizzato i dati dei costi del lavoro e dei regimi fiscali per due tipi di navi, tipicamente impiegate nei traffici di cabotaggio dei principali paesi europei. «Dal confronto - si rileva - risulta che il costo di un equipaggio imbarcato su una nave italiana è di 2,36 miliardi di lire per una nave cisterna da 9.000 tsl e 9,5 miliardi di lire per un traghetto da 40.000 tsl. Nonostante la temporanea riduzione degli oneri contributivi, in scadenza il 31 dicembre prossimo, e che devono essere assolutamente rifinanziati e resi strutturali, la bandiera italiana risulta da due a tre volte più costosa di quelle di Danimarca, Germania, Grecia, Norvegia, Olanda, Spagna e Portogallo. Il loro inserimento nella Finanziaria è condizione indispensabile per la salvaguardia della nostra flotta cabotiera».
La flotta italiana - sottolinea Confitarma - è inoltre penalizzata dal fatto di non godere di alcuna misura agevolativa fiscale applicabile al settore cabotiero, a differenza di quanto avviene a vario titolo negli altri paesi europei. «Inoltre - puntualizza la confederazione - nei principali paesi marittimi europei (Danimarca, Germania, Olanda, Grecia e Regno Unito) esiste per l'armatore la possibilità di optare per un regime fiscale forfettario basato sul tonnellaggio della nave, la cosiddetta "tonnage tax". Pertanto rispetto a Germania, Grecia e Regno Unito (paesi per i quali è stata svolta un'analisi dettagliata), la tassazione di un utile lordo teorico ante imposte pari ad un milione di euro, è di 485.000 euro a fronte di una media di 10.000 euro per una nave cisterna, e di 863.000 euro rispetto ad una media di 43.000 euro per un traghetto».
«E' ormai urgente - ha detto il presidente di Confitarma, Paolo Clerici - dare alle società italiane, sia a quelle operanti sul cabotaggio sia a quelle operanti nei traffici internazionali, la possibilità di stabilizzare e ridurre il carico fiscale, adottando anche nel nostro paese la cosiddetta tonnage tax. Qualora non si intervenisse, o lo si facesse solo in parte, si avrebbe in un primo momento il passaggio delle navi cabotiere sotto bandiera straniera per far fronte alla concorrenza; in un secondo tempo si verificherebbe il trasferimento dell'intera impresa all'estero». |
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