Gli imprenditori genovesi, ma anche i loro colleghi fuoriporta, non amano la logistica e la new economy. Sconsolato, Victor Uckmar, presidente della Società per la Zona Franca Srl, ammette che lo scopo sociale e i traguardi verso cui si è rivolta negli ultimi anni l'azienda - far decollare la zona franca, i business logistici e, da ultimo, la nuova economia - non sono stati raggiunti. Uckmar ha espresso oggi la sua delusione a margine del convegno "La logistica nell'era della net-economy" che si è svolto questa mattina a Genova, ospitato da Palazzo San Giorgio. «C'è stato molto disinteresse da parte degli operatori», ha detto Uckmar. Il convegno odierno ha costituito un motivo per attirare attenzione, ma «la partecipazione, anche se qualificata - si è nuovamente lamentato - è stata molto ridotta» a dimostrazione - ha sottinteso Uckmar - che i genovesi di queste cose forse ne parlano, ma all'atto pratico non ne vogliono sapere.
Il forte legame che unisce logistica e commercio elettronico è stato sottolineato da Carlo Maria Guerci, professore ordinario di Economia politica dell'Università statale di Milano. La net-economy e l'e-commerce - ha detto nel corso del convegno - possono diventare uno strumento discriminante, tra chi usa e chi non usa internet, con gli Stati Uniti e l'Europa da parte e il resto del mondo dall'altra. L'introduzione di internet nelle aziende implica però un cambiamento sia di carattere tecnico che culturale. Ma anche legislativo - ha aggiunto Sergio Maria Carbone, professore ordinario di Diritto internazionale e della navigazione dell'Università di Genova - spiegando che le normative non sono adeguate alla logistica, anzi non la prevedono neppure, quando invece la stessa territorialità del diritto è messa in discussione da logistica e information technology.
Massimo Boano, direttore E-business di Fiat Auto, e Alberto Faggiano, direttore generale E-boost del gruppo Posteitaliane, hanno concordato sulla difficoltà di consolidamento dell'attività business-to-consumer, mentre prospettive molto più interessanti sono offerte dal business-to-business. Il professore di Diritto del Centro de Extensao Universitaria di San Paolo, Marco Aurelio Greco, ha ricordato le dimensioni e le possibilità di crescita del fenomeno logistico e della net-economy in una nazione come il Brasile, dove le grandi distanze che separano le regioni devono essere colmate da una rete di distribuzione e di informazione efficiente.
La strada per l'affermazione e per il successo della logistica e del commercio elettronico è una sola, e bisogna essere in grado di percorrerla. «L'e-commerce - ha detto Uckmar - può avere successo solo se c'è la logistica», se le merci acquistate via internet arrivano velocemente e puntualmente. «Genova può diventare un centro logistico - ha ribadito parlando delle possibilità offerte dallo snodo portuale - un centro che, come accade all'estero, può avere un raggio di azione medio di 500 chilometri, che arriva a Svizzera, Austria». Che Genova abbia le potenzialità di diventare un hub logistico, ammesso che non lo sia già, è evidente e tutti lo hanno confermato. Che Genova abbia poche ma preziosissime aree non solo vicino, ma dentro il porto, che sono luogo ideale per la logistica e sono - al di là degli interessi manifestati alla Zona Franca - appetite e appetibili da piccole, medie e grandi imprese non è anche questa una novità. Se Zona Franca e le altre imprese che vogliono il decollo della logistica e della net-economy a Genova non sono riuscite a coagulare questi interessi qualche colpa se la debbono addebitare oppure, se questo era l'obiettivo e la missione specifica di queste società, prenderne atto.
Bruno Bellio
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