Il Terminal Frutta Genova ha nuovamente chiesto ulteriori spazi all'authority portuale. Questa volta lo ha fatto forte di un programma di crescita sicuramente allettante per lo scalo ligure. Questa mattina, nella sede dell'Autorità Portuale a Palazzo San Giorgio, il presidente del Clerici Logistic Group, Alfonso Clerici, ha infatti presentato il rinnovo del contratto pluriennale (2002-2004) che lega il suo gruppo, a cui fanno capo i terminal frutta di Genova e Salerno, con la Chiquita. L'accordo conferma la fiducia del gruppo internazionale delle banane dal "bollino blu" nei servizi del gruppo logistico italiano e nella strategicità del porto genovese come base nel Mediterraneo per l'inoltro verso i mercati interni.
Clerici ha annunciato che i traffici «sono in una situazione di boom», con un incremento del 102% del traffico nel terminal genovese nei primi due mesi di quest'anno, «in controtendenza rispetto a quanto avviene negli altri terminal», ed una previsione di crescita del 23% nell'intero 2002. Ma ha anche precisato che le ulteriori prospettive di crescita offerte dall'accordo con la Chiquita, che è cliente del gruppo da 37 anni, sono legate a precise assicurazioni che il colosso delle banane ha posto a base dell'intesa. «Se confermeremo il nostro piano di investimenti di tre milioni di euro nel Terminal Frutta - ha detto Clerici - Genova potrà diventare il porto principale per l'inoltro dei traffici Chiquita verso l'Europa meridionale e orientale». «Ma - ha precisato - abbiamo qualche problema». Tra questi ci sono difficoltà di tipo operativo, «ad esempio ai varchi doganali», ma soprattutto di ordine infrastrutturale. Innanzitutto le limitazioni di pescaggio del terminal, che - ha spiegato Clerici - creano difficoltà alle « navi a grandissima capacità» della Chiquita. Ma anche la cronica ristrettezza degli spazi.
Le prospettive offerte a Genova dal gruppo americano, che ha sede a Cincinnati, sono state confermate dal presidente e chief operating officer di Chiquita Fresh Group - Europe, Peter Horekens. Tali opportunità sono state determinate soprattutto dalla fine della cosiddetta "guerra delle banane" che ha contrapposto per nove anni l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Nel 1993 - ha ricordato Horekens - l'UE ha implementato un sistema di licenze considerato illegale dal GATT e dalla WTO; nel corso degli anni l'Unione Europea è stata condannata più volte, «ma nel frattempo Chiquita ha perso il 50% dell'accesso al mercato» ed è stata costretta «a comprare le licenze dai licenziatari europei», «con la creazione di un forte indebitamento che - ha spiegato - ha costretto all'emissione di obbligazioni». Tale situazione ha indotto l'anno scorso Chiquita a chiedere l'applicazione del chapter 11 della normativa fallimentare statunitense, che prevede una sorveglianza delle autorità sull'attività e sull'amministrazione dell'azienda. «Martedì scorso - ha detto Horekens - siamo usciti dal chapter 11 e ieri sono state presentate le nostre nuove azioni alla Borsa di New York». L'Italia, sia negli anni difficili che nella ripresa, ha costituito un mercato primario, da dove - ha specificato il presidente di Chiquita Europe - «sono venuti i migliori risultati».
«E' positivo - ha affermato Horekens - sentire dall'Autorità Portuale che ci sono piani per potenziare il porto di Genova, con nuovi spazi ed aree. Con l'atteso aumento del giro d'affari, prevediamo di continuare a crescere e abbiamo bisogno di strutture». Il leader di Chiquita Fresh Group - Europe ha ricordato che il mercato europeo è servito via mare dalle navi della Chiquita con tre servizi: uno che collega il Regno Unito e il Belgio, un altro che fa capo a Bremerhaven e il terzo per il Mediterraneo che giunge a Genova. «In precedenza - ha specificato - le banane erano importate in Italia via terra da Anversa, mentre ora attraverso Genova sarebbe possibile servire, oltre al mercato italiano, nazioni come l'Austria e la Svizzera».
Uno scenario di elevato interesse per Genova. Rivolgendosi al presidente e al segretario generale dell'authority portuale genovese , Giuliano Gallanti e Fabio Capocaccia, Clerici ha ammesso la difficoltà del compito dell'Autorità Portuale nello scegliere quale strada percorrere per la crescita. Le aree a disposizione sono poche e fanno gola a tutti. Da parte sua il presidente del Clerici Logistic Group ha ricordato che nei terminal gestiti dal gruppo a Genova e Salerno è atteso nel 2002 un incremento del 20% del volume complessivo, che si attesterà a 366.500 tonnellate, di cui 206.500 a Genova (+20%) e 160.000 a Salerno (+21%). Quest'anno il solo traffico procurato dalla Chiquita sarà a Genova di 120.000 tonnellate (+23%) e a Salerno di 97.000 tonnellate (+17%). Nel periodo 1991-2001 il Clerici Logistic Group ha operato a Genova e Salerno oltre 1.500 navi, di cui 900 della Great White Fleet della Chiquita; il traffico ha generato un fatturato complessivo diretto di 121 milioni di euro e sono stati pagati diritti doganali per oltre 120 milioni di euro solo per le banane Chiquita. «L'occupazione stabile complessiva - ha sottolineato Clerici - è pari a 265 unità tra diretti ed indiretti e gli investimenti alla fine dell'anno scorso risultavano pari ad oltre 10 milioni e 600mila euro, con un "ratio" medio di 158 euro a metro quadrato». Forte di queste cifre Clerici ha chiesto all'Autorità Portuale una «lettura qualitativa» della situazione e il raggiungimento di una soluzione in tempi brevi.
Il Terminal Frutta Genova ha messo sul piatto un cliente del rango di Chiquita. Forse non basta a far pendere la bilancia dell'authority portuale a suo favore. Palazzo San Giorgio - ha ammesso Clerici - «deve sentire le ragioni di tutti». Ma almeno a Gallanti è stata strappata una dichiarazione favorevole sulle opportunità offerte dal gruppo americano, «che - ha detto - vanno nella direzione della strategia che il porto di Genova persegue da anni: servire i mercati al di là delle Alpi».

B.B.
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