Sono 81 i porti del Mediterraneo che dispongono di stabili collegamenti marittimi internazionali, 20 in più rispetto a tre anni fa; di questi, 22 si trovano in Italia. Ormai non c'è hinterland che non sia servito dai porti situati sulla costa mediterranea; anche gli scali piccoli o medi permettono di raggiungere facilmente i maggiori mercati mondiali grazie ai porti di transhipment (dove il carico viene trasferito su una nave diversa), che offrono servizi regolari con tempi e costi competitivi rispetto ai collegamenti diretti. E' quanto emerge dalla ricerca predisposta per il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) dalla Maior Srl Management Consulting per analizzare le trasformazioni dell'industria dello shipping nel Mediterraneo. Il documento è stato presentato ieri a Roma nella sede del CNEL, nel corso del convegno "Il ruolo dei trasporti marittimi per lo sviluppo dell'area mediterranea".
L'indagine, che aggiorna la precedente rilevazione effettuata dal CNEL tre anni fa, analizza gli elementi portanti del sistema (rete dei porti e dei servizi ed operatori), e in particolare la portualità italiana e il rapporto con il territorio, prendendo in considerazione 411 servizi di linea gestiti da 195 compagnie di navigazione internazionali e circa 9.000 collegamenti fra porti e aree geografiche. Degli 81 porti mediterranei che offrono almeno un collegamento internazionale di linea con frequenza regolare, raggruppati in 36 aree geografiche, 25 dispongono di servizi diretti intercontinentali (contro i 22 del 1998) e 58 di servizi via porti di transhipment (41 nel 1998), mentre a proporre servizi "short sea" inframediterranei o verso i paesi nord-europei sono rispettivamente 64 e 40 porti (contro i 38 e 28 di tre anni fa); 37 infine sono quelli con servizi traghetto (34 nel 1998). Se si considerano i 22 porti italiani con collegamenti internazionali, si conferma la tendenza alla crescita dei servizi sia intercontinentali diretti (disponibili in 10 porti contro gli 8 del 1998) sia via porti di transhipment (16, uno in più rispetto al 1998); i servizi "short sea" sono presenti in 14 porti italiani per i collegamenti inframediterranei e in 9 per quelli verso il Nord Europa (rispettivamente 12 e 7 nel 1998); l'offerta di servizi traghetto è passata dai 12 agli attuali 15 porti.
La ricerca rileva come l'Italia abbia saputo cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo del sistema del transhipment per estendere la sua rete di collegamenti internazionali. A trarne maggiore vantaggio è stato il Mezzogiorno, dove si trova un terzo dei porti di transhipment mediterranei; gli scali di Napoli e Salerno hanno inoltre segnato l'incremento di servizi regolari più elevato di tutto il Mediterraneo occidentale.
Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, Pietro Larizza (presidente del CNEL), Andrea Costa (presidente Maior Srl Management Consulting), Giuseppe Perasso (consigliere CNEL), Sergio Bologna (vicepresidente Ailog), Giancarlo Laguzzi (direttore Divisione Cargo Trenitalia), Giovanni Montanari (presidente Confitarma), Francesco Nerli (presidente Assoporti). E' intervenuto il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti Mario Tassone. |
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