L'industria dei traghetti ha subito profonde mutazioni nell'ultimo anno, così come quella delle crociere. La trasformazione del settore è avvenuta però sulla spinta di fattori differenti da quelli che hanno interessato il mondo delle crociere. In particolare l'impatto dei tragici eventi dello scorso 11 settembre è stato meno accentuato. Gli elementi che hanno contribuito alla rapida evoluzione del settore dei traghetti e del cabotaggio sono stati elencati da Jean Loup Bertret, direttore dello sviluppo commerciale della compagnia di navigazione francese SNCM, nella sua relazione presentata questo pomeriggio nell'ambito della sezione dedicata allo stato dell'industria dei traghetti nel Mediterraneo della convention Seatrade Med, che si svolge alla Fiera di Genova. Bertret ha ricordato che il comparto è stato recentemente oggetto di nuove normative internazionali sulla sicurezza e della liberalizzazione del cabotaggio marittimo decisa ed introdotta dalla Comunità Europea, che ha determinato un deciso aumento della concorrenza. L'evoluzione della produzione cantieristica ha inoltre portato ad un rapido rinnovamento delle flotte, con un'eccezionale mole di investimenti.
I traghetti tradizionali - ha precisato nel suo intervento il segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, Fabio Capocaccia - sono stati sostituiti da nuove unità: i cruise ferry, con velocità d'esercizio compresa tra 20 e 25 nodi, gli high speed craft (HSC), con velocità prossima ai 40 nodi, e - in ultimo - dai cruise ferry veloci, in grado di navigare a 20-30 nodi. Dei traghetti impiegati nelle 20 linee regolari che partono dal porto di Genova - ha detto - solo sei sono tradizionali, gli altri 14 sono navi con meno di otto anni d'età (sei cruise ferry, due HSC, sei cruise ferry veloci); di questi ultimi, sei hanno meno di 18 mesi d'età. Investimenti rilevanti - ha aggiunto Capocaccia - sono stati effettuati anche dai porti, con la costruzione di terminal, di gate portuali, di collegamenti stradali e con il potenziamento delle misure di sicurezza. Investimenti che sono ammontati ad oltre due miliardi di euro, come ha evidenziato una recente indagine condotta da MedCruise, l'associazione dei porti crocieristici del Mediterraneo.
Nonostante questo sviluppo il trasporto marittimo stenta a decollare: sono ancora poco consistenti le quote di traffico merci trasferite dalle strade al mare. Il freight manager del gruppo Grimaldi, Yves de Toledo, ha sottolineato la fiducia della sua compagnia nella riuscita del progetto delle "autostrade del mare", ma ha evidenziato gli ostacoli che in Italia ne minacciano il successo: vorremmo - ha detto - che il trasporto via mare venisse alleggerito dai costi portuali, con l'abrogazione, ad esempio, dell'obbligatorietà del pilotaggio e dell'ormeggio; chiediamo inoltre la generalizzazione della "tonnage tax", come già è stato fatto dai Paesi più importanti dell'Unione Europea. Secondo de Toledo, inoltre, i prodotti petroliferi dovrebbero essere forniti al trasporto marittimo a prezzi politici, per non penalizzare eccessivamente le grandi navi; c'è anche bisogno di infrastrutture di cabotaggio, che consentano alle navi, attraverso terminal portuali dedicati, di immettersi nelle reti infrastrutturali.
Dei problemi che frenano la crescita del trasporto marittimo ha parlato anche il presidente di Superfast Ferries, Pericles Panagopulos, che ha comunque rilevato come l'industria dei traghetti sia riuscita a superare un momento difficile: la stessa sovracapacità delle flotte, che sembrava dovesse mettere in ginocchio il settore - ha spiegato - è stata contenuta a livelli accettabili, ed è ora possibile guardare avanti ad una situazione presente e futura più bilanciata tra domanda ed offerta.
B.B.
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