Nel corso del convegno "Logistica e filiere produttive: il caso dell'ortofrutta", svoltosi questa mattina a Roma, è stata presentata una ricerca sui flussi marittimi nella filiera dell'ortofrutta commissionata dal CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) e realizzata dall'Esa. Lo studio rileva come i flussi di prodotti ortofrutticoli in transito in Italia siano significativi, ma interessino ancora in modo marginale il trasporto marittimo. Nel 2000, a fronte di una produzione di circa 45 milioni di tonnellate, l'import-export ha riguardato infatti circa 10 milioni di tonnellate e la movimentazione internazionale dei prodotti della filiera da e verso porti italiani è risultata pari a 1,8 milioni di tonnellate. : dei 3,5 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli importati gli sbarchi dall'estero nei porti italiani hanno interessato 1,1 milioni di tonnellate; mentre, a fronte di 6 milioni di prodotti esportati, gli imbarchi verso l'estero sono stati di 0,7 milioni di tonnellate.
Sui dati - ha sottolineato il CNEL - incidono gli elementi di criticità riscontrati nelle linee di cabotaggio marittimo combinato e sui terminal portuali, come la carenza di linee a frequenza giornaliera, la difficoltà di combinazione degli orari di imbarco e sbarco, la non competitività dei costi, la carenza di spazi adeguati, la difficoltà di gestione delle strutture. Pesano inoltre le difficoltà di organizzazione della filiera rispetto alla logistica: una contenuta dimensione economica e organizzativa dei soggetti coinvolti, lo scarso livello di integrazione, la modesta diffusione di accordi di cooperazione e di partnership commerciale.
Tuttavia i risultati dello studio evidenziano una potenziale competitività del vettore marittimo rispetto alle altre modalità di trasporto, soprattutto in termini di costo. In particolare nel corridoio adriatico il trasporto combinato marittimo è risultato decisamente competitivo in termini di costi, presentando però tempi di percorrenza estremamente lunghi che lo rendono meno appropriato al trasporto di ortofrutta, mentre il corridoio tirrenico presenta differenze di costi e tempi più competitivi se paragonati al trasporto su gomma, anche grazie alla presenza di diversi collegamenti e all'apertura di nuove rotte.
Di fronte alla scarsa flessibilità della filiera, legata a modalità convenzionali di funzionamento - ha osservato il CNEL - l'obiettivo è dunque quello di tentare un superamento delle attuali difficoltà e di avviare una nuova progettualità nel campo della logistica ortofrutticola. Occorre passare da scelte logistiche parziali e imposte dall'attuale sistema di rapporti tra operatori a scelte pianificate guidate da precisi obiettivi che fondano gli interessi economici degli operatori e li armonizzino anche rispetto agli obiettivi delle politiche pubbliche. Per far ciò il CNEL propone di istituire un tavolo specifico di concertazione che permetta di individuare obiettivi, linee di intervento e priorità nell'ambito di un quadro condiviso da utilizzare nella verifica delle politiche pubbliche in atto e per favorire lo sviluppo di un'adeguata logistica che razionalizzi i flussi dei prodotti dal campo al banco di vendita con evidenti recuperi economici.