La relazione della Corte dei Conti a conclusione dell'istruttoria sulla "Verifica dello stato di attuazione dei poteri ministeriali di indirizzo e vigilanza sulle Ferrovie dello Stato in correlazione agli obiettivi strategici, gestionali ed economico-finanziari" - diffusa ieri dalla magistratura amministrativa - è stata oggetto di commenti di segno opposto da parte dei vertici delle FS e dell'associazione di consumatori Codacons.
Le Ferrovie dello Stato hanno espresso oggi soddisfazione per «gli apprezzamenti rivolti dalla magistratura amministrativa nei confronti del lavoro svolto dal gruppo negli ultimi anni».
Secondo l'associazione dei consumatori invece, la Corte dei Conti ha affermato «quello che il Codacons va denunciando da tempo: i mali delle Ferrovie dello Stato sono treni vecchi e infrastrutture inadeguate». «Solo nel nostro paese chi viene "bastonato" da un'autorità come la Corte dei Conti - ha dichiarato ieri il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi - continua a rimanere al suo posto. Per questo, alla luce della relazione della Corte che evidenzia una situazione tutt'altro che rosea, chiediamo le dimissioni dei vertici delle FS».
La relazione - ha spiegato ieri la Corte dei Conti in una nota - si sofferma sulla fase di transizione del sistema ferroviario italiano, che vede da un lato il completamento del processo di trasformazione dell'azienda di trasporto ferroviario di proprietà dello Stato (FS Spa), la quale ha adottato, dal luglio 2001, una configurazione di holding, a seguito della creazione di due società partecipate al 100% rispettivamente responsabili per la gestione dell'infrastruttura (Rete Ferroviaria Italiana-R.F.I. Spa) e per la gestione delle attività di trasporto (Trenitalia Spa), e dall'altro lato l'avvio a regime della liberalizzazione del medesimo sistema ferroviario nazionale.
Tale trasformazione è stata operata per incanalare il sistema ferroviario italiano sulla strada indicata dalla Comunità europea (direttiva 2001/12/CE). «In proposito, come riconosciuto dalla Commissione Europea - ha osservato la Corte dei Conti - l'Italia è stata tra i primi Paesi ad adottare una serie di misure normative ed organizzative volte ad accogliere il principio dell'apertura al mercato del trasporto ferroviario». Tuttavia la Corte dei Conti ha rilevato come la liberalizzazione del settore abbia visto «il recepimento delle direttive comunitarie in ritardo e con il rilascio delle prime licenze nel maggio 2000».
La Corte dei Conti, esaminando i profili organizzativi dell'azienda ferroviaria, ha inoltre precisato di aver rilevato i seguenti aspetti:
- «infrastruttura inadeguata, in termini di estensione e capacità - da cui dipende il potenziale di sviluppo del traffico- ma soprattutto in termini di tecnologie adottate, specie quelle dedicate al miglioramento dei livelli di sicurezza. I ritardi nella esecuzione dei lavori allontanano nel tempo il raggiungimento dell'obiettivo di risanamento infrastrutturale, anche se negli ultimi anni si è evidenziata una maggiore capacità di spesa;
- parco rotabile di età media elevata che comporta alti costi di manutenzione, con la correlativa esigenza, ai fini del perseguimento degli obiettivi dell'efficienza dei servizi e della sicurezza della circolazione ferroviaria, di un progressivo rinnovo del materiale rotabile;
- necessità di monitoraggio dei livelli di produttività».
In conclusione la Corte dei Conti ha ritenuto che, «pur essendo molteplici le cause delle situazioni di criticità rilevate, derivanti in gran parte dalle evoluzioni dell'assetto dell'intero settore ferroviario e dalla liberalizzazione dello stesso imposte dalla normativa comunitaria, vada considerata, imprescindibile l'esigenza di conseguire ancora adeguamenti e sviluppi per il completamento del percorso di risanamento, pur non passando inosservati taluni parametri, che evidenziano i positivi risultati conseguiti». Tra i risultati positivi la magistratura amministrativa annovera «l'incremento del margine operativo lordo per circa 1.600 milioni di euro tra il 1996 e il 2002, l'incremento della produttività, in termini di unità di traffico per addetto, superiore alla media delle principali imprese ferroviarie europee, la razionalizzazione del costo del lavoro, il rivoluzionamento del sistema tecnologico, anche al servizio della sicurezza, con piena efficacia a partire dal 2003, il dimezzamento degli indici di incidentalità che risultano essere i più bassi d'Europa, la reingegnerizzazione dei processi con conseguente incremento della puntualità e della qualità del servizio, il potenziamento della capacità di spesa per investimenti passata da 2.400 milioni di euro del 1996 ai 5.400 milioni di euro del 2002».