Il made in Italy non è la pasta, non sono i prodotti che vengono tradizionalmente riconosciuti di origine italiana ma che oggi sono prodotti all'estero con marchio italiano. Sono altre le realtà produttive e industriali che caratterizzano attualmente l'economia italiana e sono questi i settori su cui l'Italia deve puntare per il proprio sviluppo. Con questo sfogo il presidente di Assindustria Genova, Stefano Zara, ha sottolineato la sua totale contrarietà ad un'Italia degli stereotipi, dipinta come una nazione dei mandolini e della gastronomia. Reduce da un convegno sul made in Italy svoltosi ieri a Roma, Zara - introducendo stamani il convegno "Schegge di cultura di economia marittima" al Jolly Hotel Marina del Porto Antico di Genova - ha sostenuto come l'obiettivo dell'Italia non debba essere quello di «vendere beni di consumo in Paesi quali quelli della Cina e del Far East»; «il made in Italy che ci interessa - ha detto - è quello che si può fare veramente qua». In questo made in Italy ha un ruolo di primo piano il settore marittimo: «l'incidenza dell'economia del mare, intesa come cluster - ha ricordato Zara - è in Italia del 2,3% del prodotto interno lordo, mentre in Europa ha un'incidenza dell'1,5%; ci superano solo gli olandesi e gli inglesi». «L'economia del mare - ha sottolineato - è decisiva per il futuro del Paese».
Quello dell'economia del mare è un comparto di primaria importanza sia per l'Italia che per l'Europa, ma rischia di venire schiacciato dalla concorrenza estera: «nel 2003 - ha ricordato il presidente di Assindustria Genova - c'è stata una crescita dell'80% dei nuovi ordinativi alla cantieristica navale e l'86% è andato al Far East, di cui il 40% alla Corea. In Europa è andato solo il 7%, quindi l'Europa ha perso quote di mercato».
L'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha precisato che tra l'inizio del 2002 e la fine del 2003 nei cantieri navali europei sono andati persi ben 12.000 posti di lavoro, a cui si aggiungono quelli nell'indotto, pari a due volte questa cifra. Bono ha però sottolineato come, nonostante questo contesto negativo, la sua azienda abbia registrato risultati di assoluto valore per sé stessa e per l'economia italiana. Dal 1990 ad oggi la produzione Fincantieri assomma a 39 navi, di cui 31 consegnate ed otto in ordinativo, per un valore complessivo di 13.990 milioni di euro.
Le prospettive per il comparto in cui opera il gruppo navalmeccanico italiano, incentrato principalmente sulla costruzione di navi da crociera, sono favorevoli allo sviluppo: «per i prossimi anni - ha detto - è prevista una crescita dell'8-9% all'anno nel settore crocieristico, che salirà a 15.36 milioni di passeggeri nel 2008».
Fincantieri è molto attiva anche nel settore militare e in quello dei ferries, in particolare nei traghetti veloci che beneficiano di tecnologie derivate da applicazioni militari. Recentemente Fincantieri ha acquisito un consistente ordinativo di Finnlines per la costruzione di tre traghetti e con opzione per altre due unità (
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20 febbraio 2004). Questa mattina Bono ha annunciato che Fincantieri si è aggiudicata un ordinativo da un armatore svedese per la realizzazione di un traghetto veloce che sarà costruito in Liguria, nei cantieri di Riva Trigoso e Muggiano. La nave avrà una velocità di servizio di 36 nodi e una capacità di circa 1.000 passeggeri. L'unità sarà consegnata alla fine del 2005.
Non sono però tutte rose e fiori: c'è soprattutto - ha ricordato - il rafforzamento dell'euro nei confronti del dollari a creare problemi ai cantieri europei. Fincantieri ha problemi anche di spazi, soprattutto a Genova, dove risiede la divisione militare del gruppo oltre ad altre realtà aziendali, prima fra tutte il centro di ricerca navale Cetena. Bono ha auspicato il sostegno delle autorità genovesi, a cui chiede ulteriori aree a terra per lo stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente.
Nel corso del convegno odierno, organizzato da Assindustria Genova e RINA, sono state presentate altre imprese di primo piano dell'industria marittima italiana: le attività del gruppo Saipem sono state illustrate dal vicepresidente Strategie business development Carlo Saggini, mentre l'amministratore delegato del RINA, Ugo Salerno, ha descritto il ruolo del suo gruppo nell'ambito delle costruzioni navali.
Bruno Bellio