«I porti rappresentano uno dei pochi vantaggi competitivi dell'Italia». Questo - secondo Piero Lazzeri, presidente dell'associazione degli spedizionieri di Genova - è uno dei settori chiave per la competitività della nazione. È un vantaggio che però l'Italia rischia di perdere: «Valencia, Barcellona e Marsiglia - ha ricordato - si stanno attrezzando per intercettare i traffici con il raddoppio della propria capacità».
Partecipando questo pomeriggio al workshop "Il nuovo ruolo dei porti del Mediterraneo nel rapporto tra Italia e Far East" di ELM - Europa Liguria Mediterraneo, svoltosi all'Hotel Bristol di Genova, Lazzeri ha sottolineato la necessità di salvaguardare e incrementare la competitività dei porti italiani. Con questo obiettivo, nel corso della prossima assemblea annuale di Spediporto Genova che si svolgerà il 7 giugno - ha annunciato - l'associazione degli spedizionieri chiederà uno status speciale per la dogana del porto di Genova. In particolare gli spedizionieri sono preoccupati per le prospettive non positive che si profilano all'orizzonte per lo scalo ligure: a Genova - ha detto il presidente di Spediporto - il traffico di transito è aumentato del 26%; «il prossimo passo - ha sottolineato - è che questo traffico Genova non lo vedrà più, è un traffico destinato a perdersi».
Il ruolo della Cina nell'ambito dell'economia mondiale è stato delineato da Alberto Bradanini, coordinatore del Comitato governativo Italia-Cina presso il ministero degli Esteri. Una posizione centrale, quella della grande nazione asiatica, simile a quella che fu del Giappone negli anni Cinquanta e Sessanta. Ma «della Cina non abbiamo visto ancora niente»: sinora - ha spiegato - il potenziale del mercato cinese è sfruttato in minima parte e la Cina può valere almeno 10 volte quello che il Giappone rappresentò quarant'anni fa. Inoltre può crescere con ritmi decisamente superiori a quelli di allora.
Una forte critica all'azione di governo è giunta dal presidente dell'Autorità Portuale di Napoli e presidente onorario di Assoporti, Francesco Nerli. Dopo l'azione positiva degli esecutivi guidati dal centrosinistra - ha detto - «c'è stato un black-out di cinque anni». «Questo governo - ha spiegato - ha fatto delle Spa, come la RAM (Rete Autostrade Mediterranee, ndr), di cui non c'era assolutamente bisogno». Sterile il dibattito sull'aggiornamento della legge 84/94 di riforma portuale: «da due anni - ha rilevato - le commissioni parlamentari stanno discutendo come toglierla di torno». «I porti sono saturi, le ferrovie sono vuote - ha aggiunto - e nel mezzo non c'è chi faccia governance».
Nerli ha sottolineato il positivo esito della legge 84/94: «nei porti - ha osservato - ha funzionato la concorrenza tra i privati». Diverso il giudizio sul sistema portuale europeo prefigurato dalla proposta di direttiva sul mercato dei servizi portuali presentata dall'ex commissario UE ai Trasporti, Loyola de Palacio, bocciata dal Parlamento comunitario e ripresentata successivamente dalla stessa de Palacio in scadenza di mandato: «l'impostazione della de Palacio, che (come ha ammesso lei stessa) si è ispirata alla legge 84/94 - ha detto Nerli - non la vuole più nessuno, perché è superata: la liberalizzazione c'è stata, si è compiuta».
Per Nerli è necessario consentire ai porti italiani di mantenere competitività effettuando gli interventi infrastrutturali di cui hanno bisogno e che, tra l'altro - ha rilevato - non richiedono ingenti investimenti: «un miliardo di euro all'anno - ha precisato - sono sufficienti, anzi avanzano; sono necessari 700-800 milioni di euro all'anno nei prossimi cinque anni per il sistema portuale italiano».
L'amministratore delegato di Voltri Terminal Europa (VTE), Saskia Kunst, presente in qualità di rappresentante della capogruppo PSA di Singapore, ha evidenziato il primario ruolo del continente asiatico nello scacchiere dei traffici mondiali: «i primi sei porti mondiali - ha ricordato - sono in Asia». Secondo la Kunst, «la competitività dei porti mediterranei è cresciuta» e l'importanza di questo mercato è stata riconosciuta dagli stessi armatori «che fermano già le loro rotazioni nel Mediterraneo». Un contesto nel quale il porto di Genova può crescere, con un obiettivo che - ha confermato - può essere quello di movimentare quattro milioni di teu all'anno, di cui due - ha auspicato - a Voltri.
Bruno Bellio