L'impressione è che la revisione della legge di riforma portuale n.84 del 1994 - di cui si sta discutendo nelle sedi parlamentari - sia necessaria, ma assolutamente non indispensabile e tantomeno risolutiva dei problemi della portualità italiana. Con la riformulazione della norma si può contribuire ad un rilancio della portualità, ma gli elementi determinanti per avviare una ripresa sono altri. Sì, perché ormai di ripresa si parla: la portualità italiana è in fase di declino e non regge il paragone con i concorrenti del Nord Europea (e questa non è certo una novità), ma neppure con i concorrenti del Mediterraneo (e questo era già intuibile qualche anno fa).
Questo - forse impietoso, ma realistico - ritratto della portualità italiana è stato delineato oggi pomeriggio nel corso del dibattito «Porti, una riforma per restare competitivi» organizzato dal Gruppo Giovani dell'Industria di Genova e tenutosi nell'auditorium della nuova sede degli industriali genovesi.
Il declino è ormai percepito da tutti. Se prima si parlava di occasioni per la portualità italiana, ora si inizia a discutere delle occasioni perse. Bisogna fare in fretta per recuperare il recuperabile: «se no rapidamente perderemo il treno», ha detto il presidente di Assindustria Genova, Marco Bisagno.
«Ci sono porti in Italia - ha rilevato il vicepresidente del Gruppo Giovani dell'Industria di Genova, Giovanni Calvini - che stanno segnando il passo quando all'estero la crescita è a due cifre».
«È anomalo quello che sta succedendo in Italia in questo momento», ha confermato il presidente di European Sea Ports Organisation (ESPO), Giuliano Gallanti. «Forse - ha osservato - un elemento è l'assenza di investimenti significativi nelle infrastrutture portuali. Ma se non si riescono a tenere neanche i traffici che si avevano indipendentemente dalle infrastrutture, vuol dire che c'è qualche altro problema». Per Gallanti le questioni da affrontare nei prossimi anni sono essenzialmente due: «gli investimenti nelle infrastrutture, ma non solo quelle portuali», e «ripensare la struttura, l'organizzazione delle attuali Autorità Portuali». «Nei grandi sistemi nordici - ha spiegato - le autorità portuali stanno trasformandosi da enti pubblici in corporation, in società, come se fossero delle municipalizzate gigantesche. Non dico che sia la strada da percorrere, ma è necessario valutare questa direzione». Secondo il presidente di ESPO, l'evoluzione porterà le port authority a trasformarsi «da landlord/housekeeper a soggetti operativi»
Il presidente del Comitato Nazionale di Coordinamento degli Utenti e degli Operatori Portuali, Roberto Prioglio, ha focalizzato l'attenzione sul ruolo essenziale delle imprese portuali e sulla centralità della merce, che deve essere il baricentro di ogni strategia per i porti. Le imprese - ha detto - hanno un ruolo marginale in seno ai Comitati Portuali che «sono dominati dal mondo della politica». Di conseguenza «gli imprenditori non contano e pertanto non hanno più investito». «Chi è - si è chiesto- quello che va ad investire in un porto se non sa neppure quello che va a pagare». Il presidente degli utenti portuali italiani ha sollecitato le istituzioni a tenere in considerazione le imprese come avviene all'estero. «I danneggiati - ha lamentato - siamo noi che viviamo in questi porti». «Certo non possiamo cambiare le infrastrutture domattina - ha aggiunto - ma possiamo cambiare l'atteggiamento». Parlando della legge di riforma portuale, nata per favorire lo sviluppo dell'imprenditoria portuale, Prioglio ha osservato come sia «iniziata in un modo e proseguita in un altro».
«Non è stata la 84/94 a far fare un salto al traffico portuale - ha detto l'onorevole Stefano Zara della Margherita - ma certamente non ha ostacolato». Zara ha concordato sul fatto che «non è una legge a risolvere il problema», ma ha sottolineato il contributo che un «assestamento normativo» può dare alla ripresa dei traffici.
Il senatore Grillo sul Terzo Valico
Nel corso del dibattito Luigi Grillo ha detto che il Terzo Valico ferroviario sulla Genova-Milano si farà, smentendo coloro che avevano lanciato l'allarme per il mancato finanziamento dell'opera basandosi su quello che il parlamentare ha definito «uno starnuto del professor Monorchio» (inforMARE dell'11 ottobre 2005). Grillo ha detto che «è cambiata la tecnicalità: ci sarà la cassa che darà i soldi all'ISPA e nella Finanziaria c'è già la prima rata».
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Il senatore Luigi Grillo di Forza Italia ha ricordato il crollo degli investimenti per le infrastrutture determinato all'inizio degli anni Novanta dal passaggio dalla prima alla seconda Repubblica: «la legge Merloni - ha spiegato - ha paralizzato gli investimenti in Italia». «Io l'ho votata», ha ammesso, ma «avevamo la pistola alla tempia da parte della magistratura di Milano». Secondo Grillo la 84/94 non è in sintonia con i tempi e «altri porti, gestiti in modo meno burocratico, sono più efficienti».
Efficienza che, soprattutto nella tempestività degli investimenti per le infrastrutture - ha ribadito, come già in altre numerose occasioni, Gallanti - può essere recuperata garantendo autonomia finanziaria alle Autorità Portuali. Fumo negli occhi per il presidente degli utenti portuali Prioglio, secondo cui le Autorità Portuali, già avulse dalla realtà dei traffici, «con l'autonomia finanziaria diventerebbero totalmente indipendenti». «Due soli Paesi europei non hanno l'autonomia finanziaria - ha osservato Gallanti - l'Italia e l'Estonia, e quest'ultima sta riformandosi». Ma che quello dell'autonomia finanziaria sia un problema "bipartisan", nel senso che nessuno dei due schieramento politici la vuole, lo ha ammesso lo stesso Gallanti ricordando che una proposta sull'autonomia indirizzata all'ex ministro diessino dei Trasporti Pier Luigi Bersani era stata decisamente respinta dall'allora collega delle Finanze Vincenzo Visco («ci ha detto se eravamo matti»). Ma ciò che non hanno fatto i politici dell'una e dell'altra parte - secondo Gallanti - «lo farà il mercato». Per il senatore Grillo, invece, una modifica in tal senso può essere fatta «solo con la riforma del Titolo quinto della Costituzione»: «approviamo la devolution», ha esortato. Da parte sua l'amministratore delegato di Rete Autostrade Mediterranee (RAM), Fabio Capocaccia, ha ricordato che «il successo dei porti del Nord Europa è figlio dell'autonomia finanziaria, che hanno da 30 anni».
Il dibattito sul ruolo delle Autorità Portuali ha trovato tutti concordi nell'affermare che sono troppe: «se fossimo in un Paese serio - ha detto Zara - 15 sulle 25 Autorità Portuali le butteremmo fuori, o meglio, diremmo loro che a 10 faremo fare un passo avanti».
Bruno Bellio
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