Le associazioni italiane dell'autotrasporto hanno sottoscritto l'intesa definita dal governo per il sostegno del settore. Oggi il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, ha approvato tre decreti legislativi che danno attuazione alla delega per la liberalizzazione dell'autotrasporto di persone e cose. Questi - ha spiegato l'esecutivo - gli ambiti di intervento: liberalizzazione regolata dell'autotrasporto di merci e recepimento della direttiva comunitaria 2003/59 sulla qualificazione e formazione dei conducenti; riordino della Consulta generale per l'autotrasporto e del Comitato centrale per l'albo degli autotrasportatori; riforma dei servizi di autolinee interregionali di competenza statale.
Nel settore dell'autotrasporto di merci - ha sottolineato il governo - si realizza così la libera contrattazione dei prezzi del trasporto, accompagnata da misure per incentivare il rispetto delle regole sulla sicurezza stradale da parte di tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni di trasporto. Nel medesimo decreto si prevede l'applicazione dell'apparato sanzionatorio della patente a punti alla carta di qualificazione dei conducenti per le infrazioni commesse nell'esercizio dell'attività professionale. Dalla ridefinizione dei compiti dei due organismi pubblici di settore, la Consulta generale per l'autotrasporto e il Comitato Centrale per l'albo degli autotrasportatori, consegue una distinzione dei ruoli: la prima, infatti, assumerà funzioni strategiche nel settore della logistica e del trasporto, mentre il secondo avrà mansioni più prettamente operative.
Per il trasporto passeggeri sulle lunghe distanze - ha precisato l'esecutivo - l'obiettivo è quello di passare gradualmente dall'attuale regime di monopolio ad un sistema aperto e concorrenziale che potrà vedere anche più operatori sulle stesse tratte di traffico. Anche qui, alla liberalizzazione si accompagna una maggiore attenzione alla sicurezza ed alla qualità dei servizi, con la previsione di un articolato sistema di sanzioni.
«Crediamo - ha detto il presidente C.un.A. (Coordinamento Unitario Autotrasporto), Francesco Del Boca - di aver raggiunto il miglior risultato possibile, in modo particolare riteniamo positivo il fatto che questo accordo indirizza le risorse alle aziende rispettose delle regole. Inoltre, aver istituito un fondo per aiutare la strutturazione delle imprese sul mercato, evidenzia la volontà di procedere verso una nuova fase per il settore, che mira a creare le condizioni per il rafforzamento dell'organizzazione degli operatori del trasporto».
FITA CNA ha invece deciso di rinviare il fermo nazionale dell'autotrasporto e di riservarsi di firmare l'intesa. «FITA CNA - ha spiegato il responsabile nazionale dell'associazione, Maurizio Longo - ha deciso di non firmare, per ora, il protocollo d'intesa con il governo sul riassetto del settore con l'obiettivo di sottoporre questo accordo ad una attenta verifica interna nella categoria e proprio in questa ottica ha scelto di rinviare il fermo nazionale dell'autotrasporto previsto dal 21 al 25 novembre». «È stata una scelta difficile - ha sottolineato Longo - una scelta che trova tuttavia motivazioni precise nell'impegno assunto dal governo, per voce del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a rovesciare il tradizionale approccio alle problematiche dell'autotrasporto impegnandosi, anche modificando la riforma del settore, a puntare con forza sullo strumento dei ricavi e quindi di meccanismi del mercato per garantire alle aziende di autotrasporto la copertura dei costi dei servizi. Copertura, questo è ormai chiaro, che non può continuare ad essere totalmente ancorata a politiche di aiuti e sussidi con cadenza annuale».
«Questa - ha aggiunto il presidente nazionale di FITA CNA, Franco Coppelli - non è e non può essere equiparata a una delle tante vertenze dell'autotrasporto; è invece un confronto decisivo nel quale si gioca il futuro del settore e di decine di migliaia di aziende. E ciò richiede il mantenimento di un altissimo livello di vigilanza ma anche la valutazione puntuale e lucida dei cambiamenti e degli impegni che il governo deve assumersi». «I problemi strutturali delle imprese italiane di autotrasporto infatti - secondo Coppelli - si risolvono attraverso misure normative e regolamentari tali da consentire un forte aumento della loro capacità contrattuale. Questo è ormai l'unico terreno sul quale le imprese possono e devono credere in prospettiva per esigere le garanzie della copertura dei costi in un mercato che effettivamente dovrà riconoscere l'autotrasporto come motore e cerniera insostituibile dell'economia del paese».