Assoferr (Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali) ha manifestato preoccupazione per la situazione del trasporto ferroviario delle merci che - ha sottolineato - «è sempre più preoccupante e fuori controllo». «Solo nei mesi di luglio e agosto - ha precisato l'associazione - gli operatori stimano una mancanza di macchine e relativo personale di condotta di Trenitalia che farà venir meno circa 200.000 treni/km già contrattualizzati e venduti al mercato».
«Pur essendo in un mercato liberalizzato - ha osservato Assoferr - le alternative ferroviarie al momento disponibili non consentono flessibili e immediati cambi di impresa ferroviaria e, pertanto, questi tagli oltre a danneggiare gli operatori e i clienti, soprattutto dell'intermodalità terrestre e marittima, causeranno un ulteriore sbilanciamento verso il trasporto tutto strada, sempre più congestionato, con ulteriori migliaia di mezzi lungo la penisola».
«Che la liberalizzazione di un settore storicamente rigido come quello ferroviario necessitasse di tempi lunghi - ha rilevato l'associazione - era nelle previsioni, ma che questo portasse, soprattutto
ormai dopo 10 anni, a risultati addirittura opposti alle aspettative del mercato proprio non era immaginabile. Anche se dagli elenchi ministeriali risultano ormai decine le imprese ferroviarie dotate di licenza sono poche quelle che, in possesso del certificato di sicurezza, operano servizi di trasporto merci. Servizi con numeri ancora troppo esigui e con copertura del network nazionale praticamente nullo ad eccezione di parte del Nord Italia verso l'estero e di alcune relazioni locali».
«Il trasporto merci delle Ferrovie dello Stato, secondo le statistiche dell'UIC - ha ricordato Assoferr - è passato da 87 milioni di tonnellate del 2001 a 69 milioni di tonnellate del 2005 quindi con un decremento complessivo del 21% che solo nell'ultimo anno è stato del 9% rispetto al 2004. Anche in termini di tonn/km la perdita, nello stesso periodo, è stata netta e di 4,5 miliardi di tonn/km. Di questa vera e propria emorragia solo in minima parte se ne sono avvantaggiate le nuove imprese ferroviarie denotando quindi una perdita complessiva di tutto il sistema ferroviario italiano. Inoltre la qualità del servizio è progressivamente peggiorata a fronte di aumenti tariffari che in alcuni casi è stata anche del 50%. Con queste premesse non solo siamo molto lontani dagli obiettivi e auspici dell'Unione Europea, ma addirittura con un marcato e preoccupante regresso della competitività e presenza di questa modalità di trasporto».
«Le difficoltà del sistema ferroviario - ha spiegato l'associazione - non riguardano solo i servizi di trazione in quanto tali, ma anche tutto quanto avviene nel primo e ultimo miglio, soprattutto nei raccordi industriali e nei porti, dove eccessivi costi e competenze, smisurata burocrazia e scelte normative discutibili completano un quadro di difficile gestione».
«Alla luce di questa grave situazione - ha concluso Assoferr - la nostra associazione, a cui aderiscono le 47 maggiori Società di operatori ferroviari, torna pertanto a chiedere, con forza, una azione del governo, che accanto agli importanti temi delle infrastrutture e dei servizi ai passeggeri, consideri anche le priorità ed esigenze, non più rinviabili, del mondo del trasporto merci con gli inequivocabili legami che questo ha con la competitività ed efficienza del nostro sistema produttivo e distributivo».