«Di fronte ai numeri dell'economia del mare bisogna togliersi il cappello; quello marittimo è un settore in crescita sul quale bisogna puntare per far ripartire l'economia del Paese». Lo ha detto oggi, il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, in occasione della presentazione del terzo Rapporto sull'economia del mare organizzata dalla Federazione del Mare e dal Censis e svoltasi a Roma presso la sede del CNEL.
Dopo i saluti di Antonio Marzano, presidente del CNEL, e l'introduzione di Corrado Antonini, presidente della Federazione del Mare e di Assonave, Giuseppe Roma, direttore generale del Censis e Francesco Estrafallaces, responsabile per il settore economia del Censis, hanno presentato i risultati del terzo rapporto, che aggiorna quelli precedenti del 1998 e del 2002.
Nel 2004 le attività marittime (industriali, di servizi e di tipo istituzionale) hanno generato oltre 36,5 miliardi di euro di produzione, pari a circa il 2,7% del prodotto interno lordo italiano, costi intermedi e investimenti fissi per 11,6 miliardi, il 4,4% del totale nazionale, esportazioni per 14 miliardi, il 5% del totale, ed occupazione pari a quasi 395.000 unità di lavoro, tra dirette ed indirette, l'1,6% dell'occupazione totale nazionale.
«Il sistema delle attività marittime - ha osservato Corrado Antonini - continua a seguire un percorso anticiclico rispetto al generale rallentamento dell'economia nazionale. Le attività primarie della pesca sono cresciute progressivamente in termini di produzione, le componenti manifatturiere (costruzioni e riparazioni navali e costruzioni della nautica da diporto) si sono imposte sui mercati mondiali di riferimento con un notevole livello di competitività, così come i comparti terziari (trasporti marittimi, logistica, servizi finanziari e assicurativi specialistici) hanno aumentato il proprio standard qualitativo, innovato le componenti dell'offerta e innalzato i propri livelli di efficienza».
Il rapporto mette in evidenza che, in quantità, il 63% delle merci importate ed il 46% di quelle esportate fuori e dentro l'Unione Europea dall'Italia viaggia per nave. I quantitativi raggiungono l'80% se si guarda solo al di fuori dell'Unione Europea, da dove vengono gran parte delle materie prime che alimentano l'economia italiana. L'Italia è il primo dei Paesi dell'Europa a 25 per quantità di merci importate extra-Ue (quasi 210 milioni di tonnellate) con grande distacco da Spagna e Gran Bretagna, che la seguono in questa classifica.
Rilevante il Pil generato dal sistema dei trasporti marittimi, con oltre 15 miliardi di euro, cui seguono la pesca e le attività di logistica portuale e ausiliarie, ciascuna con un Pil di poco superiore a 4,5 miliardi di euro. La cantieristica navale e la nautica da diporto e la Marina Militare registrano, ciascuna, un Pil superiore a 2 miliardi di euro, nonché interessanti livelli di produttività. Valori più contenuti, ma di rilievo, caratterizzano i restanti comparti istituzionali (Capitanerie di Porto, Autorità Portuali, Ipsema).
Se si considerano i soli comparti marittimi di matrice industriale e di servizi (trasporti marittimi, attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti marittimi, cantieristica navale, nautica da diporto e pesca) - è stato rilevato - il contributo di questi ultimi alla formazione del Pil è oggi nettamente superiore a quello del settore della produzione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, nonché delle industrie del legno, dei prodotti chimici e del tessile-abbigliamento. In sostanza, il cluster marittimo attiva oggi risorse più elevate di alcuni comparti manifatturieri che per lungo tempo hanno costituito il nucleo solido e più redditivo delle produzioni cosiddette made in Italy, cioè più tradizionali e caratterizzate da un elevato grado di internazionalizzazione.
Per quanto riguarda l'occupazione, la capacità di assorbimento di forza lavoro delle attività marittime industriali e di servizio si rivela ancora apprezzabile, sebbene gli ultimi anni siano stati forieri di un leggero deterioramento delle performance. L'insieme degli occupati diretti, di quelli a monte e di quelli a valle dei comparti manifatturieri e dei servizi conta attualmente 318.484 unità di lavoro (al netto delle duplicazioni), pari all'1,3%del totale nazionale (24,4 milioni di Ula). Tra i comparti caratterizzati da una elevata capacità di generare occupazione - diretta e indotta - figurano i trasporti marittimi con 86.306 Ula totali, seguiti dalla pesca, che registra 84.411 Ula totali. Considerevole è anche l'occupazione associata alle attività ausiliarie dei trasporti marittimi (43.534 Ula totali)e alla cantieristica navale (26.780 Ula totali).
Le buone performance economico-produttive registrate negli ultimi anni dai diversi segmenti del cluster e gli apprezzabili livelli occupazionali che li contraddistinguono fanno sì che la produttività si attesti su valori elevati, tra i più alti in Italia. Nell'insieme delle attività marittime industriali e di servizio il valore aggiunto per unità di lavoro si attesta a 101.000 euro, in seconda posizione tra i vari comparti dell'economia dopo poste e telecomuncazioni.
Inoltre, sono rilevanti gli effetti moltiplicativi del reddito e dell'occupazione grazie ai legami esistenti tra le componenti del cluster (che si configura sempre più come filiera, in cui ciascun settore partecipa ad un più vasto processo produttivo) e tra quest'ultimo e ulteriori settori a monte e a valle. In pratica, 100 euro di domanda aggiuntiva di beni o servizi generano 224 euro di reddito nel sistema economico nazionale; mentre 100 nuove unità di lavoro operanti nel cluster marittimo, attivano 241 unità di lavoro nell'economia nazionale.
Un'ampia parte del rapporto è dedicata alla formazione, che oggi assume un ruolo centrale per molti operatori del cluster marittimo, sempre più orientati alla realizzazione di percorsi di formazione professionale evoluta e continua nell'ottica di una piena valorizzazione del capitale umano, istituendo e co-finanziando strutture e percorsi ad hoc quali: strutture permanenti finalizzate all'alta formazione, incentrata su figure specialistiche (come l'Accademia Italiana della Marina Mercantile, partecipata da Confitarma, Fedarlinea e Ucina); il più vasto sistema della formazione professionale, per lo più co-finanziato a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo - FSE;
Infine, il Rapporto dedica attenzione anche alle tematiche ambientali, per le quali nell'ultimo decennio l'attenzione e la sensibilità del comparto marittimo è notevolmente aumentata tanto da spingere numerosi operatori del cluster marittimo a mettere in atto molteplici azioni e programmi ad hoc finalizzati alla salvaguardia dell'ambiente marino.
Nel corso della presentazione il ministro Bianchi ha indicato le linee guida del Piano della mobilità: integrazione delle reti di trasporto nazionali con quelle dell'Unione Europea, del resto del Mediterraneo e mondiali; integrazione tra le diverse modalità di trasporto e integrazione per livelli delle reti nazionali. In particolare Bianchi ha posto l'accento sulle autostrade del mare: «sono - ha detto - la risorsa straordinaria della navigazione marittima. Ogni volta che spostiamo una persona ed un chilo di merce dalla strada al mare facciamo un gran favore al Paese».
Al successivo dibattito sulle linee di sviluppo e la competitività del cluster marittimo italiano sono intervenuti: Tommaso Affinita, presidente di Assoporti, Antonfrancesco Albertoni, presidente di Ucina, Nicola Coccia, vice presidente della Federazione del Mare e presidente di Confitarma, Luigi Giannini, direttore generale di Federpesca, Umberto Masucci, presidente di Federagenti, Antonio Parlato, presidente dell'Ipsema, Giuseppe Ravera, presidente di Fedarlinea, Alessandro Repetto, coordinatore province di Mare (UPI), e Ugo Salerno, amministratore delegato del RINA.
Nel suo intervento conclusivo, il vice ministro ai Trasporti, Cesare De Piccoli, ha ribadito la necessità di tornare ad una logica di programmazione sulla base di una vera concertazione tra il governo e gli operatori. Dopo aver rilevato che il governo si occuperà del sistema di nomina dei presidenti delle Autorità portuali e che occorrerà massimizzare l'utilizzo delle infrastrutture esistenti per l'ottimizzazione di tutta la catena logistica, De Piccoli ha annunciato che nei prossimi giorni verranno convocati tutti gli interessati per dare vita al Tavolo del mare.