Recentemente sono stati presentati a Genova alcuni progetti per ampliare le aree a disposizione del porto del capoluogo ligure, reperendole con riempimenti a mare o individuandole a terra, al di là dell'Appennino. Un nuovo studio coniuga queste due ipotesi progettuali. Si tratta di una "Verifica di pre-fattibilità sullo sviluppo del 'nodo' portuale di Genova" elaborata dal SITI (Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione) per conto di San Paolo IMI e di alcuni armatori e terminalisti genovesi. Lo studio è stato presentato questo pomeriggio nel corso della tavola rotonda su "Il porto da Genova all'Oltregiogo" organizzata dal Centro Internazionale La Maona, da The International Propeller Club e dall'Associazione 100% per Genova e la Liguria.
Il nuovo progetto prevede l'aumento della capacità del container terminal di Voltri e il suo collegamento per via ferroviaria con una piattaforma logistica nell'alessandrino.
L'ipotesi prevede, in ambito portuale, la realizzazione di una banchina dove è attualmente posta la diga a protezione del terminal di Voltri, che verrebbe così a disporre complessivamente di 4.450 metri lineari di banchine e di fondali tra i 14 e gli oltre 20 metri. Si tratterebbe di un terminal in grado di operare contemporaneamente su 11 grandi navi e di movimentare circa nove milioni di teu all'anno.
Il collegamento con il retroporto oltre Appennino verrebbe assicurato da una linea ferroviaria a tre binari, destinata al solo trasporto delle merci, che percorrerebbe un tunnel a pendenza costante dell'1% lungo quasi 22 chilometri tra la delegazione genovese di Prà e la valle dell'Orba. La linea verrebbe utilizzata da convogli costituiti da sei vagoni su cui i container verrebbero impilati a doppia altezza, per una capacità pari a 36 teu. Due locomotori assicurerebbero la trazione. I convogli, completamente automatizzati, viaggerebbero senza personale di bordo. La serie di treni percorrerebbe continuamente la linea ad una velocità di 30 chilometri all'ora.
La piastra logistica nell'alessandrino avrebbe una superficie di circa 1.000 ettari.
Il presidente del SITI e vice rettore del Politecnico di Torino, Riccardo Roscelli, ha sottolineato come lo studio non sia in conflitto con gli altri progetti infrastrutturali e portuali in corso, tra cui quello per il terzo valico ferroviario Genova-Milano e quello per il waterfront portuale proposto dall'architetto Renzo Piano.
Si tratta di un progetto innovativo - ha rilevato l'imprenditore genovese Bruno Musso - perché «non ci sono soluzioni di tipo tradizionale per poter sviluppare i porti italiani, e in particolare per Genova». È un progetto che non va contro nessuno - ha concordato Musso - ma è un'integrazione necessaria, soprattutto con il progetto di Piano al quale - ha osservato - «togliamo il grosso problema di come uscire da Genova ed anche il problema di operare le grandi navi».
Trovare nuovi spazi è una necessità per il porto di Genova. «Non è vero - ha detto Musso - che i terminalisti 'rattellano'. Il porto ha posto per cinque, e noi siamo in dieci. Chi rimane fuori affonda». Musso ha sottolineato anche i vantaggi che il porto di Genova può offrire rispetto ai porti del Nord Europa in termini di disponibilità di alti fondali.
Lo studio prevede che il progetto, nelle parti essenziali, possa essere realizzato in cinque anni ad un costo complessivo di 3,6 miliardi di euro. In particolare sono previsti costi pari a 535 milioni di euro per la realizzazione della nuova banchina di Voltri con apertura a ponente (preferita a quella a levante), 400 milioni di euro per la realizzazione del tunnel ferroviario, 800 milioni di euro per il terminal alessandrino, 25 milioni di euro per le linee ferroviarie portuali, 38 milioni di euro per i sistemi di automazione ed il software e 7,5 milioni di euro per i binari in galleria. Inoltre sarebbero necessari 352 milioni di euro per acquisire le gru di banchina e 1.056 milioni di euro per l'acquisto dei convogli ferroviari. La redditività per unità trasportata sarebbe pari a 125 euro per container. Il break-even è previsto nel tredicesimo anno d'attività.
B.B.